Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Fiere, Verona valuta le aggregazioni e avvia l’alleanza con Padova
Danese: «Stiamo guardando tutte le opportunità. Aumento di capitale entro fine anno»
VERONA Le aggregazioni tra le grandi fiere italiane? «Qui rischiamo di perderle, le fiere. Va valutato qualsiasi ragionamento». L’aumento di capitale da 30 milioni, priorità da chiudere magari entro fine anno. Il dialogo con la Fiera di Padova che entra nel vivo la prossima settimana. E poi il grande scenario delle aggregazioni tra i maggiori quartieri italiani, che potrebbe entrare nel vivo di fronte alla necessità di salvare un settore prostrato dal Covid. Sceglie la presentazione per il ritorno delle manifestazioni autunnali dopo sette mesi di stop, con l’edizione on-line di Marmomac il 30 settembre e quella fisica di Fieracavalli, nei due primi week end di novembre, il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese, per tracciare lo scenario che attende la fiera di Verona. Insieme al direttore generale Giovanni Mantovani, Danese traccia un quadro realistico, che non nasconde le difficoltà.
Verona, per parte sua, rivendica il duro lavoro fatto per mettersi in sicurezza. «Non abbiamo ancora proiezioni spendibili sull’esercizio 2020 - sostiene Mantovani -. Di sicuro sul fatturato si profila una diminuzione intorno al 70% (lo scorso anno i ricavi di gruppo erano stati di 105 milioni di euro, ndr), in linea con il settore. Abbiamo messo in salvaguardia l’azienda, con una riduzione dei costi di 35 milioni, il 45% in meno, dei quali il 20% delle spese per il personale a tutti i livelli, compresi dirigenti e cda. Certo, la chiusura non sarà positiva. Ma abbiamo lavorato per garantire la continuità aziendale e la graduale ripresa delle manifestazioni. Le abbiamo riprese in Cina, con ritorni superiori alle attese; e si sta rivelando forte la partnership con Vinitaly su quel mercato. Ne svilupperemo altre in Nord America e in altre parti del mondo».
La ripresa operativa si lega anche alle operazioni strategiche di aggregazione. Ora più che mai. «È logico che il Covid ha accelerato i ragionamenti. Stiamo valutando tutte le opportunità ed eventualmente le sottoporremo ai soci», sostiene Danese. Il presidente sta sul vago; ma l’impressione è che stavolta il tono sia più convinto, che i risultati possano stavolta arrivare. Ovvio insistere: Verona pensa a operazioni con Milano o Bologna? A un ragionamento a tre? E Rimini, che ha con sé Vicenza? «Al momento non c’è nulla di concreto - è la replica -. Di certo ci guarderemo attorno ed esploreremo ogni opzione sul tavolo, per garantire il rafforzamento di Veronafiere».
Nel vivo, intanto, entra la discussione sull’alleanza con la Fiera di Padova. Qui la mazzata del Covid è calata mentre i soci pubblici proprietari del quartiere erano rientrati in possesso della gestione e stavano riavviando l’attività. Di qui la sollecitazione partita verso Verona per una manifestazione d’interesse. Impensabile, però, in questo momento. «Verso Padova abbiamo fatto una manifestazione d’interesse nel senso di una collaborazione dice Danese -. L’offerta economica richiesta era esagerata. Ma sono in corso riunioni per valutare collaborazioni». Sulle manifestazioni? Danese allarga le braccia: «Vedremo. Ci vediamo la settimana prossima».
Per intanto la prima cosa da fare, a Verona, è di chiudere finalmente, già entro l’anno, l’aumento di capitale da 30 milioni: «Non aveva avuto seguito di fronte alla pandemia e alle sue conseguenze - spiega il presidente -. Il valore delle quote non è più quello che era stato stabilito con i soci pubblici e privati: rivedremo le valutazioni e le proporremo ai soci. Convocheremo l’assemblea entro un mese. Siamo convinti che l’aumento si farà in toto. Già entro l’anno potrebbe esser possibile». Danese aggiunge poi «della aperture della Regione attraverso il suo braccio finanziario, Veneto Sviluppo», per operazioni di sostegno finanziario dopo l’aumento di capitale. A questo punto su cui non perder più tempo, nella chiave di messa in sicurezza della società.
Resta sullo sfondo la sollecitazione ad un intervento del governo: «Le fiere sono drammaticamente in crisi - ha sostenuto Danese da presidente di Aefi, l’associazione fieristica italiana -. Stiamo perdendo 700-800 milioni di fatturato sul miliardo totale e siamo stati a lungo ignorati dal governo. Solo ad agosto sono arrivati 63 milioni a fondo perduto: insufficienti. Si rischia di essere alla mercé di competitor stranieri con più risorse e sostegni». Un segnale chiaro sul vero pericolo del risiko delle aggregazioni per necessità.
” Danese Offerta su Padova troppo onerosa Aperti a partnership
Senza sostegni del governo fiere prede degli operatori stranieri
” Mantovani Nel 2020 ricavi ridotti del 70% Tagliati costi per 35 milioni
Abbiamo garantito la continuità aziendale Bene l’attività in Cina