Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Botteghe in centro, l’Ascom: servono agevolazioni fiscali
Regolamento anti-kebab, Piccolo: «No ai limiti, si pensi ad aiutarci»
VICENZA «Più che dare limitazioni alle attività commerciali, credo si possano incentivare quelle attività che migliorano la qualità del centro storico». Il regolamento sull’insediamento di nuove attività in centro storico, che tanto ha fatto – e sta facendo – discutere, incassa anche il parere di Confcommercio Vicenza. Ed è un parere che non disdegna qualche osservazione, pur condividendo la linea generale di principio di «aumentare la qualità del commercio nel cuore di Vicenza». D’altronde, proprio dall’associazione di categoria di via Faccio erano state mosse alcune osservazioni puntuali al piano nelle settimane scorse, ancor prima che la bozza del testo fosse approvata dalla Giunta nei primi giorni di settembre e che ne nascesse, da quel momento, un caso di rilievo nazionale.
«Abbiamo presentato le nostre osservazioni – dichiara il presidente della sezione del centro storico di Ascom Vicenza, Nicola Piccolo – e devo dire che il confronto su questo tema procede in modo positivo, per noi è di fondamentale importanza tutto ciò che concorre a valorizzare il centro storico». E però, c’è un però, che riguarda proprio il metodo scelto dal Comune per arrivare all’obiettivo della «valorizzazione del centro storico», cioè quello di vietare l’apertura di nuovi esercizi commerciali che rispondano a determinate tipologie come phone-center, cibo etnico, cibo da asporto se non «di prodotti locali» (leggi kebab), ma anche negozi di bigiotteria, di accessori per la telefonia, centri massaggi che non siano anche centro estetico e persino grandi supermercati tra le mura del centro storico. «Noi riteniamo che dare delle limitazioni alle attività commerciali sia una strada un po’ difficile da percorrere – afferma Piccolo – anche perché andrebbe approfondito il riscontro normativo rispetto alla legge vigente, specie in tema di liberalizzazione del commercio. Inoltre il criterio della qualità delle attività è molto soggettivo, è difficile fare una valutazione specifica». Con queste premesse, la tesi di Confcommercio è chiara: «Condividiamo il fine di avere un centro moderno e ordinato – spiega il referente ancora di via Faccio – ma noi siamo molto più favorevoli alla creazione di incentivi per quelle attività che rispettano determinati standard di qualità. Incentiviamo quegli esercizi che aumentano la qualità della vita e dunque contribuiscono allo sviluppo del centro storico, magari con sgravi sulla Tari (Tassa rifiuti, ndr) o su altre imposte comunali».
E quindi dall’Ascom non si poteva che guardare con favore alla sopravvenuta decisione da parte dell’amministrazione di congelare il piano in attesa di nuove «approfondimenti», come annunciato venerdì scorso dal sindaco Francesco Rucco: «È positivo il fatto che si voglia approfondire il tema prima di definire il nuovo regolamento» osserva Piccolo.
Il piano, in effetti, allo stato attuale è sospeso.
Mercoledì scorso la giunta comunale ha condiviso la volontà del primo cittadino di rimetterci mano per «migliorarlo e valorizzarlo», come ribadito dallo stesso Rucco nell’intervista pubblicata domenica. Questo giusto all’indomani dell’esito del voto per le elezioni regionali del 20 e 21 settembre scorsi, dove tra i candidati compariva anche il nome dell’autore del regolamento stesso ovvero l’assessore alle Attività produttive Silvio Giovine,in corsa da indipendente per un posto a Venezia nelle liste di Fratelli d’Italia. Se la bozza aveva scatenato le critiche dell’opposizione ai primi di settembre – con il paragone allo spirito delle leggi razziali del secolo scorso e ricevendo pure l’attenzione del maestro Bepi De Marzi, che ne aveva cantato in una poesia dal tono critico – la sospensione ha offerto il bis, con uno strascico di polemica che non mancherà di tornare alla ribalta in occasione della revisione della Giunta e del successivo approdo del testo in consiglio comunale.