Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Strukul tra intrighi e passioni con «La corona del potere»
Brulica di intrighi e sete di potere, gronda passioni travolgenti il Rinascimento narrato dallo scrittore Matteo Strukul nel nuovo romanzo storico La corona del potere (Newton Compton, 512 pagine, 9.90 euro). È la seconda parte della saga Le sette Dinastie, un lavoro enorme di ricerca storica accurata e ricostruzione dei personaggi, come in ogni libro di Strukul.
Il talento narrativo dell’autore riesce a romanzare gli avvenimenti, inchioda i lettori e rende la storia un viaggio emozionante.
Matteo Strukul, in quale momento storico si colloca il romanzo?
«Siamo nell’Italia del 1494. C’è la discesa in Italia, dalla Francia, di Carlo VIII. Marcia su Roma con l’intento di saccheggiarla, per poi mettere a ferro e fuoco Napoli. Le varie dinastie prima lasciano fare, ma poi tutto cambia tra congiure e tradimenti gli equilibri e le alleanze si rimescolano... Attraverso le vicende di Sforza, Condulmer, Estensi, Medici, Colonna, Borgia e Aragonesi costruisco una trama fitta di eventi che svela la nostra storia, quella di città con tradizioni e culture diverse. Porto a scoprire le meraviglie di Milano, Venezia, Ferrara, Firenze, Roma e Napoli, a comprenderne le peculiarità. »
Alcuni personaggi storici sono narrati con sguardo che mette in luce particolarità non conosciute.
«C’è un grande medico dell’epoca, Alessandro Benedetti di Legnago, che insegnava all’Università di Padova. Fu lui a inventare il primo teatro anatomico mobile, che montava e smontava nel Cortile Vecchio del Bo quando faceva le autopsie. Proprio lui a inizio Cinquecento inaugurò la grande scuola di anatomia dell’Università di Padova con le prime autopsie. E studiò gli effetti della sifilide sui cadaveri dei soldati uccisi nella battaglia di Fornovo, in cui era medico capo dell’Esercito Confederato Veneziano. Poi c’è Lucrezia Borgia, che nella mia storia è una donna che cerca di ribellarsi al potere delle dinastie, vuole autodeterminarsi, non accetta di essere merce di scambio di giochi di potere. E Caterina Sforza, una virago guerriera»
In quel periodo l’Italia era nella morsa della sifilide. Ripercorrere quella pandemia cosa insegna nella lotta alla pandemia di oggi?
«È cambiato tutto, ma contemporaneamente non è cambiato nulla. Anche allora si utilizzò l’isolamento e la quarantena. Il medico Alessandro Benedetti cercò di capire e studiare la malattia. Quel periodo insegna che è importante seguire le misure di sicurezza, ma anche avere una visione di prospettiva. Una parte del romanzo l’ho scritta durante il lockdown, è stato pazzesco ripercorrere quegli anni nella piena emergenza Covid-19».
Guerre, delitti, intrighi, ma anche la bellezza delle opere di Leonardo. Un Rinascimento di splendore e orrore?
«È proprio questo che affascina del Rinascimento. La dicotomia tra estremi. Donne con abiti splendidi che venivano però “vendute” come animali da mercato per giochi di potere. E il multiforme ingegno di Leonardo, la meraviglia delle sue opere».
Il personaggio a cui si è più affezionato?
«Sancia d’Aragona. Va in sposa a Goffredo Borgia, diventa l’amante di Giovanni Borgia, è la migliore amica di Lucrezia. È l’unico modo che aveva per sopravvivere in una corte in cui tutti le erano nemici. La sua sola possibilità era irretire gli uomini di quella famiglia con il suo fascino e così restare in vita. Anche se poi si ammalerà di sifilide, un’eroina da tragedia greca»
Dopo sette romanzi dedicati al Rinascimento, che riflessione può fare pensando alla società di oggi?
«Dovremmo capire la multiculturalità e le differenti identità delle varie regioni d’Italia. Non come motivo di divisione, ma di unità, con la consapevolezza di essere unici al mondo. È attraverso la fusione della multiculturalità che si vince. Capire questo significa farcela».