Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Pasta Zara, il sito di Muggia va a Barilla Sul concordato deciderà la Cassazione

Lo stabilimen­to triestino passato da ieri al colosso di Parma. Depositato il ricorso contro l’appello

- Gianni Favero

È fatta. Lo stabilimen­to di Muggia di Pasta Zara è venduto a Barilla. Dopo le autorizzaz­ioni della procedura concordata­ria e la firma davanti al notaio la scorsa settimana, da ieri lo stabilimen­to triestino, un gioiello tecnologic­o, è di proprietà del gruppo di Parma. «L’operazione come sostiene una nota emessa ieri da Barilla - garantirà la continuità del ramo d’azienda con il mantenimen­to dei livelli occupazion­ali e segna l’avvio di un percorso di investimen­ti con importanti ripercussi­oni positive sul territorio». Pasta Zara, per parte sua, incamera 118 milioni fondamenta­li per onorare il concordato con i creditori, a cui andranno 165 milioni, e il difficile periodo dell’insegna trevigiana sembra superato, con il fatturato che cresce e i lavoratori tranquilli­zzati.

Ma a mettere un punto interrogat­ivo su tutto resta la sentenza della Corte d’appello di Venezia opposta a quella di omologa del concordato pronunciat­a dal Tribunale di Treviso, che ora finisce in Cassazione. Firmato dall’avvocato Lorenzo Stanghelli­ni, il ricorso è stato notificato pochi giorni fa a Banca Finint, Finint Investment­s e Banco delle Tre Venezie, che avevano impugnato in appello il decreto con cui il 28 gennaio il giudice di Treviso Antonello Fabbro aveva accolto il progetto di accordo fra la società di Riese e i creditori. La corte lagunare, presieduta da Domenico Taglialate­la, a fine luglio, aveva accolto i reclami, «in totale riforma del pronunciam­ento di Treviso». Per Venezia, in sostanza, l’omologa non è valida. Perché? Le ragioni sono diverse ma una chiave centrale sta in un passaggio del ricorso in cui i legali di Finint e Banco Tre Venezie sostengono che «ai creditori non era stato rappresent­ato che l’operazione concordata­ria, il cui risultato sarebbe stato di lasciare l’azienda (pur ridimensio­nata) nelle mani della finanziari­a della Famiglia Bragagnolo (Ffauf Italia Spa), era stata preceduta da comportame­nti degli amministra­tori di Pasta Zara che avevano pregiudica­to, riducendol­e, le aspettativ­e di recupero dei creditori». Tra questi, nel 2017, con parametri finanziari già saltati e affidament­i bancari ridotti, l’aumento dello scaduto verso i fornitori oltre i 20 milioni e dei debiti tributari e previdenzi­ali per altri 5, il rimborso verso la controllan­te Ffauf di finanziame­nto soci per 36 milioni e il mancato trasferime­nto di crediti già ceduti a Sace Factoring, per 21 milioni.

Detta in altro modo, i commissari giudiziali, Lorenza Danzo, Marco Parpinel e Danilo Porrazzo, non avendo spiegato sufficient­emente ai creditori cosa sarebbe stato possibile ottenere in caso di fallimento attraverso azioni risarcitor­ie, recuperato­rie e revocatori­e, non avrebbero loro garantito «la corretta formazione del consenso».

Uno a uno, palla agli avvocati di Pasta Zara, chiamati ora a contestare in terzo grado il pensiero di Venezia. Stanghelli­ni anticipa notando che «i due requisiti di legge per l’omologazio­ne del concordato, cioè la convenienz­a rispetto alle possibili alternativ­e e la piena informazio­ne dei creditori, che consentono loro di prendere una decisione informata, sussisteva­no entrambi, ed è dunque del tutto corretta la lunga e motivata decisione del giudice di Treviso». Di qui la conseguenz­a sul piano operativo: «Abbiamo pertanto presentato ricorso contro la decisione della Corte di Venezia – dice ancora Stanghelli­ni – ritenendo che questa, eccedendo i limiti di legge, abbia finito per sostituirs­i al giudizio dei creditori, che si sono espressi in larghissim­a parte a favore del concordato. Ci aspettiamo che la Cassazione annulli tale decisione e apra la strada alla definitiva omologazio­ne del concordato che, oltre a consentire il pagamento dei creditori in misura particolar­mente elevata, assicura la conservazi­one di centinaia di posti di lavoro».

La domanda è se e come gli ermellini potrebbero interferir­e sui rapporti fra Pasta Zara e Barilla. Con effetto nullo se il ricorso sarà accolto, validando il punto di vista di Treviso, Con ricadute potenzialm­ente profonde, invece, in caso contrario. Pasta Zara, in sostanza, ha venduto Muggia prefiguran­do agli acquirenti l’assenza di qualsiasi problema legato alle pendenze con i propri creditori. Ma la validità del concordato, azzerata dalla Corte d’appello, è appesa alle decisioni della Cassazione. E, per quanto riguarda Pasta Zara, ci sarebbero risorse da recuperare fra quelle andate nel frattempo a soddisfare i creditori della controllan­te Ffauf.

” Stanghelli ni La Corte di Venezia si è sostituita al giudizio dei creditori

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Architrave Lo stabilimen­to di Muggia: la sua vendita è la base per il concordato di Pasta Zara

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