Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il nuovo Salce Scrigno nello scrigno
Un caveau in cemento nell’ex chiesa di Santa Margherita
Una scatola nella scatola. L’involucro è tardoduecentesco, un edificio severo dalle pareti in laterizio, la facciata a capanna aperta da due strette monofore verticali; dentro un parallelepipedo in stile Tadao Ando, un totem in cemento armato contemporaneo, scrigno e «cassaforte» supertecnologica, tra barcode e sistemi antisismici, di conservazione e antincendio studiati ad hoc. Cascate multimediali uniscono le due scatole a raccontare le tante anime e la bellezza di questo luogo al di là del fiume Sile. A Treviso si sta lavorando alacremente con sette squadre per concludere i lavori di restauro all’ex chiesa di Santa Margherita, dove troverà la sua veste definitiva il Museo Nazionale Collezione Salce, la più importante raccolta italiana di affiches, con oltre 40mila pezzi. donata allo Stato dal trevigiano Ferdinando Salce nel 1962. Un progetto del Ministero per i beni e le attività culturali che nel 2011 si è impegnato a mantenere la raccolta nel capoluogo della Marca, riservandole due edifici: la chiesa medievale e lo stabile attiguo alla chiesa di San Gaetano.
Con un investimento di oltre 6 milioni di euro, finanziato dal Mibact col contributo della Regione del Veneto, i lavori su entrambi sono stati effettuati dalla Direzione Regionale Musei Veneto del Ministero. Riconsegnata nel 2017 la sede di San Gaetano, il taglio del nastro per gli spazi di Santa Margherita è fissato il 4 dicembre col Ministro Dario Franceschini e l’inaugurazione dell’antologica su Renato Casaro (occuperà anche il San Gaetano il Museo di Santa Caterina). «Lasciare le tracce della storia», spiega Chiara Matteazzi, progettista e responsabile del cantiere del tempio antico dalle molte vicissitudini. Un tempo interamente decorato, ospitava il trecentesco «Ciclo di Sant’Orsola» di Tomaso da Modena. Con l’arrivo di Napoleone venne spoliato, adattato a usi militari. Alla fine del ‘900 adibito per attività sportive.
Risanato nei muri esterni ed interni, smontato e rimontato il tetto ligneo con le tavelle riposizionate ricostruendone il disegno originario, tra due mesi il visitatore entrando verrà avvolto da una piazza immersiva nella parte absidale, dove scorreranno immagini degli 11 affreschi di Sant’Orsola (gli originali sono al Museo di Santa Caterina, salvati dall’Abate Bailo). Tutt’intorno sui muri ruoteranno grafiche pubblicitarie firmate Salce, con un’installazione su un’intera parete che darà origine ai manifesti, una chicca per gli amanti di selfie. Una cappella è dedicata ad attività per ipovedenti.
Il cuore pulsante è la scatola «sigillata» grigio ghiaccio che accoglie l’intera raccolta Salce. Accessibile agli studiosi su appuntamento – ma chiunque potrà chiederne l’accesso – questo ambiente al centro della chiesa è un modello unico per conservare e accedere ai fragilissimi fogli custoditi in un archivio verticale fatto di 200 maxi cassetti, inventato e creato su misura. Con l’aiuto di addetti specializzati, si seleziona su un computer il manifesto desiderato, un barcode lo individua e sbuca fuori per la consultazione. Nella stanza a temperatura controllata e sistema antincendio ad azoto e argon anche un laboratorio permanente di restauro.
Il coup de theatre è nel tetto di questa struttura: che diventa un ampio panoramico spazio espositivo (qui troveremo i memorabili manifesti di Casaro, da Amadeus a L’Ultimo Imperatore), adatto pure ad ospitare conferenze e concerti. Santa Margherita riserva, infine, un’ultima sorpresa: nel lato interno si è recuperato una parte del chiostro, che si unisce idealmente – ma in futuro non solo – all’attiguo chiostro dell’Archivio di Stato. E qui la cascata sarà un tappeto verde.
” Multimedia e hi-tech Inaugurazione il 4 dicembre con Franceschini