Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Zaia: «Il virus non è un’emergenza»
Solo il 3% dei positivi è sintomatico. Intanto il governo restituisce alle Regioni il potere di ordinanza anti Covid
VENEZIA Il quadro dai numeri di Azienda Zero: «A marzo l’11% dei positivi finiva in terapia intensiva, oggi lo 0,5%». Ma la crescita dei contagi in Europa preoccupa: «Restiamo in allerta».
VENEZIA La premessa, come sempre quando si parla di covid-19, è improntata alla massima cautela: «Restiamo preoccupati e siamo in allerta, perché i contagi salgono in Francia, in Gran Bretagna e in Spagna, in Belgio sono in piena emergenza sanitaria e noi non possiamo pensare di essere il Paese del Bengodi, tutti in vacanza». Anche per questo, precisa il governatore Luca Zaia, «ci stiamo preparando al peggio, con la predisposizione del piano di sanità pubblica per l’autunno e l’inverno, le terapie intensive pronte a salire da 664 a 1.016 e la riapertura dei covid-hospital, a cominciare da Jesolo».
E però non si può fare a meno di guardare ai numeri che ogni giorno vengono comunicati da Azienda Zero e dalle Usl e i numeri, afferma Zaia, «ci dicono che oggi, in Veneto, non esiste alcuna emergenza sanitaria ospedaliera». Parole che suonano in controtendenza rispetto all’inasprimento delle misure di contenimento dell’epidemia decise dal governo, che il presidente del Veneto spiega così: «A marzo 1 positivo su 3 finiva in ospedale, oggi è 1 su 20; tra i positivi, l’11% finiva in terapia intensiva, oggi siamo allo
0,5%; tra i ricoverati, ricorreva a cure intensive il 46%, oggi siamo al 7,5%. La degenza media è scesa da 14 a 12 giorni. Abbiamo raggiunto i 2 milioni di tamponi, a cui si aggiunge 1 milione e mezzo di test rapidi, e i positivi sono 4.857: a marzo, con questi numeri, sarebbe saltato per aria il sistema sanitario, avremmo avuto gli ospedali e le terapie intensive in tilt, mentre ora solo il 45% degli isolati è positivo, appena il 3% dei positivi è sintomatico e solo 16 persone, fortunatamente, si trovaaccaduto, no in terapia intensiva».
Il motivo? Zaia sposa la tesi già sostenuta in più occasioni dal direttore della Microbiologia di Treviso Roberto Rigoli: «Il virus è cambiato». Così come «è innegabile che le cure siano migliorate, diventando più efficaci» e, più in generale, «possiamo dire che il sistema nel suo complesso ha imparato molto da ciò che è ad esempio investendo sulle terapie sub-intensive, che si stanno rivelando strategiche, la mossa vincente insieme alla medicina territoriale».
Un quadro tutto sommato confortante, quello tracciato da Zaia nella «war-room» di Marghera, mentre nei laboratori del Veneto coordinati da Rigoli si continua a lavorare a
” Preparativi Pronti al peggio per l’autunno e l’inverno, terapie intensive pronte a salire e covidhospital
” Niente panico I numeri ci dicono che oggi, in Veneto, non esiste alcuna emergenza sanitaria ospedaliera
nuovi test, sempre più veloci e sempre più funzionali, con l’obiettivo di arrivare in fretta all’autodiagnosi: dopo i tamponi «rapidi» (che non hanno bisogno di essere processati in laboratorio e danno il risultato in 7 minuti anziché in 48 ore) e dopo i «baby tamponi» (meno invasivi di quelli tradizionali, non penetrano in profondità nelle cavità nasali e dunque sono meno fastidiosi, ma hanno bisogno di una costosa macchinetta per essere analizzati), ora si stanno testando i «baby tamponi rapidi», ossia un mix tra i due test, poco invasivo e dall’esito immediato.
«Nel frattempo - annuncia Zaia - da lunedì cominceremo a testare con i tamponi rapidi tutti i visitatori delle trecento case di riposo sparse nella nostra regione. Gli ospiti vengono già controllati ogni due settimane. Ora sottoporremo a test anche famigliari e amici che vanno a trovarli, perché il fronte delle case di riposo ci preoccupa parecchio, abbiamo visto piccoli focolai che non ci piacciono per niente, per quanto sotto controllo». E continuerà, in modo sempre più stretto, anche la collaborazione con le scuole, dove i test rapidi vengono già impiegati con frequenza.
Tra i tanti strumenti messi in campo per il contenimento dell’epidemia, il governatore non pare invece credere più di tanto nell’app «Immuni», messa a punto dal governo e che anche ieri il ministro per la Coesione Giuseppe Provenzano ha invitato a scaricare «per senso di responsabilità». «Io non l’ho scaricata - ammette Zaia - ma la mia non è un’indicazione politica. Ciascuno è libero di fare come meglio ritiene».
” Covid-19 indebolito Il virus è cambiato e le cure sono più efficaci. Abbiamo imparato a combatterlo con le terapie subintensive
” RSA Da lunedì tamponi rapidi nelle case di riposo a famigliari e amici in visita, è un fronte che ci preoccupa parecchio
” Immuni Io non l’ho scaricata, ma la mia non è un’indicazio ne politica. Ciascuno è libero di fare come meglio ritiene