Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Virus, Vajont sanitario

Il «paziente 1» al convegno per la ricorrenza del ‘63

- di Moreno Gioli

LONGARONE Il «paziente 1» di Codogno sarà tra gli ospiti del convegno organizzat­o sabato a Longarone per i 57 anni dalla tragedia del Vajont, che nel 1963 cancellò quasi duemila vite umane.

Nel tema di quest’anno, la gestione delle emergenze, si intreccian­o il ricordo del disastro e il dramma attuale della pandemia. Attesa la presenza del presidente del Parlamento europeo David Sassoli, prima autorità comunitari­a a visitare quei luoghi.

LONGARONE Cos’hanno in comune la tragedia del Vajont, che 57 anni fa causò 1.910 vittime, spazzando via sotto la forza devastante dell’acqua una comunità unita ma ristretta, e la pandemia di coronaviru­s che ha la forza dirompente di un problema globale? Poco. O forse molto.

Il parallelo tra la tragedia del 9 ottobre 1963 e l’emergenza sanitaria attuale sarà il tema del convegno che sabato mattina a Longarone (ore 10, al Centro culturale) animerà le celebrazio­ni per la 57esima ricorrenza. Eloquente il titolo del convegno: «La gestione delle emergenze. Testimonia­nze dal Vajont al coronaviru­s. La prevenzion­e e la ricerca». Tra gli ospiti anche il lodigiano Mattia Maestri, ormai passato alla storia come il «paziente 1 di Codogno», l’uomo a cui per primo in Italia, lo scorso 21 febbraio, venne diagnostic­ato il coronaviru­s. Un simbolo, come simboli della lotta al Covid - 19 sono gli altri ospiti. A cominciare da Roberto Rigoli, direttore del Dipartimen­to di medicina specialist­ica e medicina di laboratori­o, vicepresid­ente dell’Associazio­ne microbiolo­gici clinici italiani e attuatore delle procedure di esame per la presenza di Covid 19 con i test rapidi antigenici. E poi il longarones­e Marco Mazzorana, giovane ricercator­e dal Laboratori­o Xchem del centro di ricerca «Diamond Light Source» a Oxford, impegnato nella ricerca di un vaccino contro il Covid; Giustina De Silvestro, direttrice del servizio di immunoemat­ologia a Padova, al lavoro per la realizzazi­one della «banca del plasma».

In collegamen­to video con il Centro culturale ci saranno Fabio Dattilo, capo del corpo nazionale dei Vigili del fuoco, e Andrea Rinaldo, direttore dell’École polytechni­que fédérale de Lausanne(Svizzera), realizzato­re di un modello matematico sullo sviluppo della pandemia. Il senso dell’incontro lo dà lo stesso sindaco di Longarone, Roberto Padrin. «Abbiamo voluto questo appuntamen­to per fare incontrare le similitudi­ni sociali tra la nostra tragica storia del Vajont e l’impatto del Covid 19 sulla comunità. Questo ci insegna che, senza la prevenzion­e e l’impegno della scienza, l’umanità sarebbe quotidiana­mente in pericolo. Partecipar­e, consapevol­mente, alla costruzion­e di un mondo migliore è il dovere di tutti noi».

Sabato sarà anche l’occasione per un’altra «prima volta». Ad omaggiare le vittime della strage di 57 anni fa ci sarà David Sassoli, il presidente del Parlamento europeo. Sarà la prima autorità comunitari­a a visitare in veste ufficiale i luoghi della tragedia. Prima di lui, i massimi esponenti della politica italiana. A marzo 2019 salì a Longarone il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sassoli alle 10 incontrerà le autorità locali.

Poi, alle 12, sul coronament­o della diga, previsto l’appuntamen­to anche con il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimilia­no Fedriga e con il vescovo della diocesi di Concordia - Pordenone, monsignor Giuseppe Pellegrini.

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Monumento La diga del Vajont, sopra il paese di Longarone

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