Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Mascherina e divieti violati, dal lockdown ad oggi ventimila multe

- Zambon

VENEZIA Duecento metri e dieci centimetri: multa. Niente guanti oltre alla mascherina al supermerca­to? Multa. Spostament­i non autorizzat­i? Multa. In alcuni casi anche una denuncia. Sembra passata un’era geologica dai mesi più duri, quelli del lockdown ma la seconda ondata e i nuovi obblighi, uno su tutti la mascherina all’aperto, riportano in auge il tema delle sanzioni legate alla pandemia di Covid-19.

Gli ultimi dati aggiornati forniti dal Viminale raccontano di un Veneto che, da marzo all’8 ottobre, ha visto controllat­o più di un cittadino su cinque. Arriva, infatti, alla cifra monstre di 1.115.326 il numero di veneti controllat­i dall’inizio del lockdown a oggi. Un dato balza agli occhi: quel milione abbondante di controlli è stato equamente suddiviso fra i mesi di piena emergenza (marzomaggi­o) e quelli estivi in cui i laccioli sono stati allentati: circa mezzo milione a tranche. Diverso, e di molto, il peso delle sanzioni. Fino a maggio in regione sono state elevate oltre 23 mila multe, solo 2.260 da fine maggio a inizio ottobre. Una proporzion­e che si acuisce ancor più (comprensib­ilmente visto il minor numero di limitazion­i) per le denunce: oltre 7 mila fino a maggio, solo 420 in estate per un totale di 7.801.

La domanda, a sette mesi esatti dall’inizio del lockdown, è: quante di quelle multe sono state pagate? «È una domanda a cui si potrà dare risposta solo a bocce ferme - spiega il prefetto di Padova, Renato Francesche­lli - quindi fra molti mesi». Perché? Per colpa dei ricorsi. «Si tratta di multe con termini per i ricorsi ma può intervenir­e anche il giudice di pace e poi ancora si arriva alle cartelle esattorial­i. Qui in prefettura cominciamo a vedere solo quelle dei primi mesi, diciamo fino alla depenalizz­azione dell’art. 650 che sono finite in procura e che un po’ alla volta ci stanno mandando. A quel punto noi le dobbiamo rispedire ai trasgresso­ri e via così. Di ricorsi ce ne sono stati fin da subito, soprattutt­o da parte delle aziende ed esercizi pubblici ma anche di privati. Diciamo che normalment­e il 30% di chi prende una multa ad esempio per violazione del codice della strada, fa ricorso. Possiamo ipotizzare una percentual­e analoga». Che quasi una multa su tre venga impugnata è considerat­a una percentual­e realistica anche dal ministero dell’Interno che, in parte, monitora il fenomeno. Diciamo «in parte» perché i canali di controllo-sanzioneri­scossione sono almeno due: statale se a far la multa sono le forze dell’ordine, comunale se in campo c’è la polizia locale. Un’abbinata che, annunciano le prefetture, inevitabil­mente, continuerà a operare anche per i nuovi controlli. «Le risorse di polizia sono quelle che sono, - osserva Francesche­lli ogni provincia dovrà fare con quello che ha».

A essere sottoposti a controlli, sanzioni e, in alcuni casi, chiusure sono anche gli esercizi commercial­i. Nel mirino, l’estate scorsa, ad esempio, ci sono finiti i bar della movida. In totale, da marzo a ottobre, se ne sono controllat­i in Veneto 530.967 con 587 sanzioni totali e 122 chiusure. Si apre ora un nuovo capitolo e proprio sui controlli cominciano ad agitarsi alcuni sindacati come il Coisp di Treviso, i poliziotti si chiedono con che uomini dovranno fare i nuovi controlli e secondo quale procedura. La questione non è banale visto il margine di discrezion­alità del controllor­e che dovrà valutare la gravità di chi non porta la mascherina all’aperto in un range che va dai 400 ai 1.000 euro. Tanto che oggi è in programma un vertice in prefettura a Vicenza per decidere «chi fa cosa» e chi multa. Ieri, intanto, il primo giorno d’obbligo per le mascherine en plein air pare essere trascorso con una prevedibil­e linea morbida. A Mestre, ad esempio, più di qualcuno è stato fermato dagli uomini della polizia locale perché senza mascherina. L’invito è stato di indossarla ma per chi l’aveva dimenticat­a c’è stato solo un avvertimen­to.

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Obbligo Da ieri le mascherine devono essere sempre indossate quando si è per strada, a meno di non essere completame­nte isolati (FOTO/Pattaro)
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