Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Non paga i cornetti e trascina la barista per metri, arrestato
È un nomade pregiudicato del campo di viale Cricoli
VICENZA Udienza preliminare a carico dei vertici dell’ex azienda chimica Miteni di Trissino, per il maxi inquinamento da Pfas nelle falde di Vicentino, Veronese e Padovano: il giudice Roberto Venditti ieri ha stabilito un rinvio al 30 novembre, così come sollecitato dai sostituti procuratori Barbara De Munari e Hans Roderich Blattner che intendono arrivare a riunire il procedimento principale sui Pfas con il filone bis, sulla contaminazione da GenX e C604, quindi sempre su reati ambientali commessi però dopo il 2013, assieme al crac Miteni. Procedimenti, questi, di cui si sono chiuse da poco le indagini preliminari, per questo la procura dovrà procedere con la richiesta di rinvio a giudizio degli indagati, fare in modo quindi che tutti i procedimenti siano alla stessa fase, per formalizzare l’istanza di riunificazione degli stessi. Per arrivare a un unico processo monstre che non avrebbe precedenti a Vicenza, da celebrarsi davanti alla Corte d’Assise. Di qui la richiesta della procura di ulteriore tempo e lo slittamento dell’udienza tra un mese e mezzo disposto dal giudice.
«L’impostazione mi sembra condivisibile perché è certamente più opportuna, anche per la Regione Veneto, la trattazione unitaria di tutte le vicende Pfas anziché uno spezzettamento dei vari procedimenti, che per esperienza rende più complesso l’accertamento», commenta l’avvocato Fabio Pinelli che assiste la Regione che si è costituita parte civile. Così come le società idriche Acque del Chiampo, Acque Veronesi, Viacqua e Acquevenete, che nel piano degli interventi hanno già investito 96 milioni per restituire ai territorio coinvolti acqua pulita. A sollevare eccezioni ieri in aula alcune difese considerando che ci sono indagati (come l’ex ad Antonio Nardone) che rispondono esclusivamente della bancarotta e che quindi dovrebbero comparire davanti al tribunale collegiale.
Intanto, nel piazzale del palazzo di giustizia, le Mamme No Pfas hanno srotolato striscioni con scritto «Vogliamo giustizia, basta veleni nell’acqua». Il 29 ottobre sono attese al tavolo tecnico sulle misure urgenti per la riduzione dell’inquinamento da Pfas, al ministero dell’Ambiente a Roma.
VICENZA Ieri mattina poco dopo le 8 è fuggito dal bar Baraonda di strada Postumia senza pagare cappuccino e cornetto consumati al banco. Nemmeno le tre brioches che si era fatto riporre in un sacchettino. Ha girato i tacchi come se niente fosse, come se niente dovesse, e ha raggiunto l’auto parcheggiata all’esterno, nell’area di servizio vicina al bar. E non si è fatto scrupoli ad ingranare la marcia quando la titolare del locale lo ha seguito e si è aggrappata al finestrino della sua auto con l’intento di bloccarlo e farsi pagare il dovuto. Meno di dieci euro. Imperterrito, il cliente ha tirato dritto trascinando per alcuni metri la barista, una 28enne vicentina, che è poi finita sull’asfalto, procurandosi delle contusioni e lesioni che il medico del pronto soccorso ha giudicato guaribili in sette giorni. Lui, lo scroccone, si è fermato solo quando gli si è parata davanti la vettura dei carabinieri. Pochi istanti più tardi. Allora Kevin Uscieri, 34 anni, residente al campo nomadi di viale Cricoli a Vicenza e già noto alle forze dell’ordine, ha dovuto fermarsi per forza, bloccato dall’auto di servizio. Portato in caserma, è stato arrestato per rapina impropria e ristretto ai domiciliari, nel campo nomadi di via Cricoli dove abita, così come disposto dal pubblico ministero di turno Alessandra Block.
Nelle prossime ore comparirà davanti al giudice per l’interrogatorio. Solo a fine settembre Uscieri era stato rinviato a giudizio assieme ad altri per alcune truffe legate alle auto di lusso. A maggio la condanna a sei mesi di reclusione per un furto da 13 euro in un Brico del capoluogo. Ma sono solo alcune delle vicende giudiziarie che vedono protagonista Uscieri, già finito nei guai per ulteriori truffe sempre collegate a vetture di pregio ma non sono le uniche contestazioni che si è trovato ad affrontare. Ora si è guadagnato l’ennesima bega con la giustizia e solo per non aver pagato cappuccino e quattro brioches, questione di una manciata di euro.
Gli stessi carabinieri infine hanno rintracciato e portato in carcere Nicholas Guarardo, 26enne di Albettone che in più occasioni era evaso dagli arresti domiciliari e che non si era più fatto trovare, rifugiandosi da un’amica a Vicenza.