Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Maniero, show in aula: il malore e il giallo del memoriale
BRESCIA L’ultima verità di Felice Maniero è lunga quanto un’autobiografia:89 pagine, scritte a penna e fatte pervenire alla Corte d’appello di Brescia.
Ieri è iniziato il processo di secondo grado all’ex boss della Mala del Brenta, accusato di maltrattamenti nei confronti della donna che per trent’anni è stata la sua compagna, fin dai tempi in cui organizzava rapine e gestiva il traffico di droga.
In primo grado, per Felicetto le cose si erano messe male fin da subito, con il giudice che aveva faticato a tenere a freno l’imputato che durante le udienze - in videocollegamento dal carcere - sbraitava contro l’ex compagna, si lamentava delle condizioni di detenzione e, in un paio di occasioni, aveva pure piantato in asso tutti andandosene via. Alla fine la condanna era stata pesantissima: sei anni e otto mesi, ridotti a quattro per il rito abbreviato.
Ora, assistito dall’avvocato Rolando Iorio, spera almeno di vedersi ridurre il periodo di reclusione. «Il tribunale gli ha inflitto una pena spropositata», ribadisce il difensore. Ma Maniero ieri ha comunque tenuto fede alla sua fama di imputato imprevedibile. Al mattino l’udienza è stata sospesa perché faccia d’Angelo sosteneva di sentirsi male e quindi di non potersi collegare in diretta della Corte d’Appello. Visitato dai medici del carcere, le sue condizioni sono state giudicate buone e nel pomeriggio il processo è potuto riprendere. Ma di nuovo si è interrotto, stavolta per rinviarlo al 21 dicembre in modo da consentire agli avvocati di leggere le 89 pagine del memoriale scritto dall’imputato. All’interno pare non si sia limitato a negare di essere un marito violento ma si sarebbe spinto fino a parlare di soldi (sporchi) guadagnati e dell’utilizzo che lui e la compagna ne avrebbero fatto negli anni.