Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Danni da mesotelioma, 700 mila euro alla famiglia del comandante Actv
Il giudice ha stabilito che l’uomo ha perso la vita per l’esposizione all’amianto
VENEZIA Nuova condanna per Comune di Venezia e Actv in seguito alla morte di un ex dipendente dell’azienda di trasporti per mesotelioma. L’ente pubblico e la società dovranno risarcire i suoi familiari con oltre 700 mila euro.
A stabilirlo una sentenza della sezione civile del Tribunale di Venezia che ha accolto le richieste avanzate dalla moglie e dalle due figlie della vittima, assistite dal patronato Inca Cgil di Mestre-Venezia attraverso l’avvocato Marta Capuzzo dello studio legale Moro di Padova. Davanti al giudice, Comune e Actv sono stati rappresentati dagli avvocati Giorgio Conte, Alberto Bianchi, Maurizio Ballarin, Antonio Iannotta e Nicoletta Ongaro. Il giudice Silvia Zeminian ha imposto anche il pagamenti di interessi e rivalutazione monetaria oltre a 23 mila euro di spese di lite.
L’uomo era stato assunto nel novembre 1961 da Acnil, il vecchio nome dell’azienda di trasporti pubblici lagunari per cui oggi l’amministrazione deve comunque rispondere, con la mansione di «motorista». Un impiego che aveva mantenuto anche dopo la trasformazione della società in Actv avvenuta nel 1978. Durante questo periodo e fino al 1989 era addetto alla manutenzione dei mezzi della flotta navale impiegata per il trasporto pubblico e poi, fino al giorno del pensionamento nel 1995, come comandante di macchina. Un lavoro svolto a lungo nel deposito della Bragora. Nel 2015 l’operaio era venuto a mancare a seguito di un tumore riferibile, come accertato da un perito, all’esposizione a fibre di amianto in ambiente di lavoro. In passato, infatti, l’amianto era usato spesso sia come coibentante termico nell’impiantistica delle imbarcazioni sia come componente delle strutture, vale a dire cartoni e teli, utilizzate come isolanti durante le lavorazioni.
La causa avanzata dalla moglie e dalle tre figlie non è la prima mossa contro Comune ed Actv. Nel 2014 era stato lo stesso operaio a presentarsi davanti al Giudice del Lavoro del Tribunale di Venezia arrivando a un accordo. «In quel caso – fanno sapere dal sindacato - le due ex datrici di lavoro avevano corrisposto un importo di circa 150 mila euro». Ora però le figlie chiedevano un risarcimento per il danno biologico subito per la perdita del loro caro.
«Nell’intero periodo di lavoro, e soprattutto fino al 1989, il lavoratore è stato massicciamente esposto alle polveri di amianto, sia in via diretta sia perché operava a fianco dei colleghi di lavoro con analoghe mansioni - spiegano ancora dal sindacato -. La documentazione prodotta nel corso del giudizio dagli eredi dimostrava una massiccia esposizione di tutte le maestranze addette al settore navigazione fino ai primi anni Novanta, ma anche oltre». La sentenza ha condannato il Comune e Actv al pagamento in solido, con un 50% ciascuno, di un risarcimento di 250 mila euro alla moglie dell’operaio e di 175 mila euro per ciascuna delle due figlie.
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Il sindacato Nell’intero periodo di lavoro il lavoratore è stato massicciam ente esposto alle polveri di amianto