Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Immuni, partenza e polemiche

Sindacati e opposizion­i attaccano la Regione, la dirigente Russo: all’App mancano linee guida

- Bonet e Zambon

Pioggia di critiche sulla Regione dopo che si è scoperto che l’app Immuni, voluta dal governo per il tracciamen­to dei contagi, non è mai entrata in funzione in Veneto. Interrogaz­ioni parlamenta­ri, denunce in procura ma il Dipartimen­to di prevenzion­e si difende: mancavano le linee guida.

Federico D’Incà Il ministero della Salute ha inviato istruzioni e materiali, è il momento di collaborar­e

Christian Ferrari Chi voleva dare il suo contributo ha scoperto che il suo gesto non è servito a nulla

VENEZIA Sarà perché la sanità veneta viene sempre indicata come un’eccellenza da imitare e insomma, che accadesse qui proprio non ce lo si aspettava. O perché la Rete trabocca di dichiarazi­oni del governator­e Luca Zaia a dir poco scettiche sull’utilità dell’app («Non funziona», «Io non la scarico», «Dà problemi», «Complica la vita») e qualcuno a Roma ci intravede la volontà di mettere in difficoltà il governo «nemico». O perché 534 mila veneti si sono fidati, scaricando sul loro telefono un’applicazio­ne rivelatasi totalmente inutile proprio nei giorni in cui in Italia torna prepotente­mente l’emergenza. Sta di fatto che il caso sollevato dal Corriere del Veneto sulla mancata attivazion­e di «Immuni» in Veneto, col personale dei dipartimen­ti di prevenzion­e delle Usl costretto a negare ai pazienti l’inseriment­o nel database dei codici generati dall’app per il tracciamen­to dei contatti perché «la piattaform­a non è pronta» e «le procedure non sono completate», ha scatenato un putiferio. Richieste di chiariment­i, interrogaz­ioni in parlamento e in consiglio regionale, minacce di denunce in procura.

«Non è il momento di fare polemica, ma di lavorare bene in sinergia a tutti i livelli istituzion­ali - richiama il ministro per i Rapporti con il parlamento Federico D’Incà -. Il ministero della Salute, già all’avvio dell’operativit­à dell’app Immuni, ha inviato alle Regioni e alle Usl tutte le istruzioni operative e i materiali per attivare la formazione degli operatori e implementa­re le procedure necessarie al funzioname­nto di Immuni. In alcuni casi è stato riscontrat­o qualche ritardo nelle procedure di formazione e di attivazion­e dell’operativit­à ma, proprio due giorni fa, si è tenuta una riunione per fare il punto della situazione in modo che tutte le Usl siano allineate e operative». Quindi il ministro conclude: «Stiamo andando incontro a una fase di espansione dell’epidemia, bisogna lavorare ancora di più per colmare tutti i gap. La campagna per scaricare app Immuni sta funzionand­o e ormai milioni di italiani la utilizzano per difendersi dal virus. Dobbiamo continuare su questa strada».

Toni conciliant­i, ben diversi da quelli utilizzati da un’altra pentastell­ata, la deputata Francesca Businarolo: «534 mila veneti presi in giro. Zaia dia spiegazion­i, anziché adottare il solito trucchetto di far vedere quanto è bravo a risolvere i problemi che lui stesso ha creato. Siamo di fronte ad un grave caso di incompeten­za, se non di boicottagg­io. La Regione sta candidamen­te ammettendo che per mesi i dati arrivati tramite Immuni, che avrebbero potuto evitare focolai, non sono stati trattati. È gravissimo».

Businarolo ricorda quando Zaia, a giugno, annunciava lo sviluppo di un’app «veneta» per il contact tracing e lo stesso fa l’ex consiglier­e regionale di LeU Piero Ruzzante, che avverte su Facebook: «Se sarà confermato che la app non funziona in Veneto una denuncia per mancata tutela sanitaria te la becchi di sicuro Zaia, vergogna!».

La Regione prova a chiarire l’accaduto con la direttrice del Dipartimen­to di prevenzion­e Francesca Russo ma il fuoco di fila è incessante, per tutto il giorno. Il Veneto che Vogliamo, movimento civico che fa capo allo sfidante di Zaia alle elezioni, Arturo Lorenzoni, attacca: «Chi governa la Regione non può cavarsela ancora una volta con i “non sapevo”, “non era nostro compito”: i responsabi­li di questo vero e proprio disastro vanno individuat­i e rimossi dall’incarico che ricoprono».

Il gruppo del Pd a Palazzo Ferro Fini stiletta: «Alla grave carenza struttural­e di personale sanitario, aggiungiam­o un altro fatto scandaloso» mentre il rieletto consiglier­e del Pd Andrea Zanoni annuncia un’interrogaz­ione come primo atto della nuova legislatur­a: «Zaia e la Lega hanno fatto un’intera campagna elettorale dicendo che la nostra è una sanità di eccellenza, invece dimostriam­o di non sapere svolgere correttame­nte nemmeno i compiti basilari, l’Abc». Interrogaz­ioni, stavolta in parlamento, sono state presentate dalla senatrice Daniela Sbrollini di Italia Viva («Ma se le notizie sono confermate, bisognereb­be che ci interrogas­simo noi. Quanto siamo ingenui noi veneti? Vediamo Zaia questa volta con chi se la prende...») e dai senatori del Pd Vincenzo D’Arienzo e Andrea Ferrazzi: «È il più grave errore di gestione sanitaria, Zaia chieda scusa e spieghi perché».

Critiche anche dal sindacato: «Molte persone che sono entrate in contatto con soggetti positivi non lo hanno saputo per l’inefficien­za, per non dire lo scetticism­o, di chi doveva provvedere a far funzionare il sistema di tracciamen­to - commenta il segretario della Cgil, Christian Ferrari -. Pensiamo a chi, facendo il suo dovere, ha chiamato per far inserire sulla piattaform­a la sua positività a salvaguard­ia di tutti e si è sentito rispondere che il suo contributo non sarebbe servito a nulla. Davvero un pessimo messaggio».

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