Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Notte di gran lavoro a Vicenza e Santorso. Ieri 198 positivi e un decesso
VICENZA Al San Bortolo si sono presentati in 18, dieci sono stati ricoverati. A Santorso si è fatta viva una decina di persone, tre degli quali sono rimaste. Notte frenetica nei pronto soccorsi vicentini. I sintomi sono sempre quelli, tristemente noti: febbre e difficoltà respiratorie. E la diagnosi, infatti, è stata quella che ci si poteva aspettare: Covid.Un campanello d’allarme, perché era da molto che non si vedevano scene del genere. Occorre tornare ad aprile. Insomma chi, fino a ieri, aveva avuto qualche cautela a parlare di «seconda ondata» potrebbe ricredersi. Anche perché i numeri dei ricoveri e degli accessi al pronto soccorso sono accompagnati da un’ondata di contagi senza precedenti: 198 quelli registrati nei bollettini dell’Azienda Zero in ventiquattr’ore. Un dato pesantemente anomalo, soprattutto perché arriva nel fine settimana quando, cioè, «fisiologicamente» i tamponi tendono a calare. L’ultima «fotografia» che arriva dalla Regione parla di 1.454 casi «attualmente positivi», cifra che proietta Vicenza al terzo posto in Veneto, dietro Verona e Treviso. Emerge anche un nuovo decesso, che porta la provincia a quota 407 morti positivi al Coronavirus.
Ma è l’inedita, almeno dalla primavera in poi, pressione sugli ospedali, che preoccupa. Accade al San Bortolo, dove il primario del Pronto soccorso Francesco Corà parla di «importante aumento di casi sospetti». E il dirigente del reparto di Malattie infettive, Vinicio Manfrin, aggiunge: «Siamo in una fase di crescita costante che dura ormai da giorni». Ma preoccupa anche la situazione al San Lorenzo di
Valdagno, destinato ai casi meno gravi, e che, dopo meno di una settimana risulta già quasi al completo. In leggero aumento i pazienti in terapia intensiva: quattro a Vicenza (uno in più di venerdì) e tre a Santorso. Resta da capire, se le ore appena trascorse, siano state il frutto di una «fatalità» e se, a breve, ci sarà un ritorno a dati più in linea con i giorni scorsi. Quel che è certo è che, quanto accaduto al San Bortolo non è un caso isolato: lo stesso problema è stato registrato nelle aziende ospedaliere di Padova e Verona. Tanto da richiedere una riunione online di alcuni specialisti veneti, in particolare pneumologi, dedicata al tema.
Non solo, fuori dagli ospedali, resta il dato raccolto dai medici del Servizio di igiene e sanità pubblica, quello che arriva, per l’appunto dai tamponi di tracciamento. Non sono emersi, almeno nelle ultime ore, focolai particolari in case di riposo o in comunità ristrette. Potrebbe essere il segnale, comunque da confermare, dell’aumento capillare, sul territorio, di contagiati per numero di tamponi. In altre parole: se prima il tracciamento partendo da una persona positivo faceva risalire a pochi persone con il virus attivo, adesso quel numero è cresciuto. Uno dei focolai territoriali resta la Valle dell’Agno: giovedì il sindaco di Cornedo Francesco Lanaro si è posto in isolamento volontario in attesa dell’esito del tampone su due figli. «Abbiamo 70 contagiati nel nostro territorio - spiega - una persona è ricoverata. Serve la massima responsabilità da parte di tutti».