Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Tra tamponi, studi e meeting continui Viaggio nel «regno» del professore
«Le zanzare uccidono più del Covid. Dico ciò che penso ma ora do un taglio alle interviste» «Stimo Galli, ma molti colleghi fanno da megafono ai partiti politici Luca Zaia e De Luca hanno utilizzato l’emergenza per ottenere voti»
PADOVA
«Ma lo sa che le zanzare sono l’organismo più pericoloso al mondo? Trasmettono la Febbre del Nilo, l’encefalite, la malaria… Sono responsabili ogni anno di circa tre milioni di morti al mondo». Più del doppio delle vittime causate dal Coronavirus, per fare un paragone. «Infatti, rappresentano un problema gigantesco».
Ecco, potrebbe bastare questo per raccontare com’è fatto Andrea Crisanti, il «papà» del progetto dei tamponi di massa realizzato dal Veneto all’indomani del primo morto da Covid 19 registrato a Vo’ Euganeo. Al virologo Giorgio Palù che lo sbeffeggia in televisione chiamandolo «zanzarologo», lui replica spiegandogli perché farebbe bene a non sottovalutare la potenza devastante di quel piccolo insetto. «È come se soprannominasse “topologo” un genetista che utilizza i ratti per le sue ricerche. Vado fiero del fatto che, quando lavoravo a Londra, con altri colleghi ho sviluppato una tecnologia in grado di modificare geneticamente intere popolazioni di insetti. Se applicata alle zanzare, può renderle resistenti alla trasmissione della malaria. Quello studio è considerato una delle scoperte più importanti degli ultimi anni...».
L’ufficio di Crisanti - l’arredo è essenziale: un computer, l’armadio, una grande scrivania di legno con sopra una tazza bianca e diversi fascicoli - è al primo piano di una palazzina adiacente all’ospedale di Padova che ospita anche i famosi laboratori dove si «processano» fino a settemila tamponi al giorno, scremando chi ha conrato il virus da chi è negativo. Nel corridoio, due operatrici assunte a giugno per dare manforte allo staff del Dipartimento di medicina molecolare dell’Università - mettono in fila le provette dentro a dei contenitori chiamati «rack». «I tamponi - spiegano - vengono inseriti in una macchina per essere “cucinati” in modo da uccidere il virus, lasciandone però intatto il Dna. Solo a quel punto possono essere analizzati senza correre rischi».
In questi locali, che fanno parte del vecchio ospedale di Padova, si svolge la giornata dello scienziato più divisivo tra tutti gli esperti che l’emergenza ci ha fatto conoscere. Amato dal pubblico (un sondaggio lo pone sul podio degli studiosi «più credibili», secondo gli italiani) ma spina nel fianco di colleghi e politici. Crisanti è spiazzante perché sembra dire sempre tutto ciò che pensa. E in un ambiente ingessato come quello accademico, vola come le sue amate zanzare pungendo senza troppi riguardi. «Sfrutto un privilegio che hanno in pochi: non sono legato a nessuno e quindi posso esprimere le mie convinzioni senza prima chiedermi cosa ne penseranno gli altri. Ho matutratto la mia esperienza professionale in un posto, l’Inghilterra, dove la libertà d’espressione è un principio irrinunciabile. In Italia purtroppo funziona diversamente: molti professionisti - non tutti, sia chiaro fanno carriera grazie alla loro rete di relazioni. Questo li costringe a filtrare i pensieri in base alle opinioni politiche. In questi mesi ho assistito a una totale degenerazione, con colleghi scienziati che si fanno megafono delle strategie di partito». Alcuni li salva. Pochi, in realtà. «Stimo molto Massimo Galli, il direttore del reparto malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano». Gli resta la speranza di non farsi contagiare dal virus della politica: «Personalmente, se non sono d’accordo con Zaia o con il governo, non ho problemi a dirlo». E infatti tra lui e il governatore, da mesi regna il gelo. Le ripercussioni non si sono fatte attendere, come a Treviso dove il Comune (leghista) ha tolto il patrocinio al convegno al quale doveva partecipare proprio Crisanti. «È una decisione che non fa molto onore a chi l’ha presa. Forse sarebbe opportuno che riflettessero su una cosa: se anche avessi opinioni politiche opposte a quelle di Zaia,dovrebbero riconoscermi il merito di averci comunque lavorato insieme a lungo, per il bene dei veneti». Ma poi la collaborazione è finita tra mille veleni. «A un certo punto ha voluto appropriarsi totalmente del successo ottenuto nel contenimento del contagio, al solo scopo di guadagnare punti alle elezioni. Non è stato l’unico. Anche De Luca ha “capitalizzato” l’emergenza coronavirus. E infatti sono stati i governatori più votati».
Chi immagina Crisanti chino sulle provette o, al contrario, sempre in viaggio da un salotto televisivo all’altro, si sbaglia. In ufficio è arrivato intorno alle 9, ha controllato la posta e si è chiuso in riunione con la segreteria del Dipartimento di Medicina molecolare, di cui è direttore. «Discutiamo dei problemi di gestione, degli ordinativi da fare, dei concorsi, dei problemi sindacali e burocratici...». In laboratorio ci va meno di quanto vorrebbe: la giornata è scandita da incontri con il suo staff e con i colleghi di Londra. Ieri hanno discusso di un nuovo studio sui test rapidi. «Ma continuo a ritenerli poco efficaci», ammette. Di solito in tarda mattinata arrivano le prime telefonate dei giornalisti. «Serve un giro di vite: ho deciso che d’ora in avanti limiterò di molto la mia presenza su giornali e programmi televisivi». Difficile credergli. Ma lui insiste: «Sono stanco e sovraesposto. Sento troppa attenzione su di me, ho bisogno di pensare ad altro».
E infatti in questi giorni sta lavorando a un articolo per una rivista scientifica. «Nulla a che fare con il Covid 19». L’argomento? «La trasmissione delle malattie attraverso le zanzare, ovviamente».