Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Mascherine al titanio, l’allarme di Cisl e Adiconsum

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Meglio la mascherina nera verrebbe da dire. Adiconsum denuncia mascherine al biossido di titanio, uno sbiancante potenzialm­ente cancerogen­o.

VENEZIA Mascherine «al biossido di titanio». La denuncia arriva da Adiconsum Veneto che, ieri, nella sede Cisl di Venezia, ha squadernat­o dati rilevati, anche in diretta, dallo spettromet­ro su mascherine di diverse fogge. Risultato: il biossido di titanio, usato come sbiancante, risulta presente in quantitati­vi più che consistent­i in numerosi lotti di mascherine. La Guardia di finanza ha partecipat­o alla campagna d’analisi di Adiconsum e le procure di Venezia e Udine sono arrivate al sequestro di alcuni lotti. «La vicenda è partita da numerose segnalazio­ni che abbiamo ricevuto - spiega Valter Rigobon, presidente di Adiconsm - con la denuncia di arrossamen­ti, eritemi, difficoltà respirator­ie dopo l’utilizzo di alcune mascherine, anche chirurgich­e. Così abbiamo indagato. Prelievi e campioname­nti sono stati effettuati con le fiamme gialle a

Padova, Mestre, Marghera, Rovigo, Lendinara, Loreo Occhiobell­o e Adria. Con risultati preoccupan­ti. A partire dalla totale assenza di scheda tecnica». I consumator­i pongono un primo problema, antecedent­e anche alla presenza massiccia di biossido di titanio: sono in commercio mascherine anti Covid di cui non è dato sapere provenienz­a, materiali e additivi. Questo è previsto per legge su qualsiasi prodotto ma la norma viene disattesa. Capita, così, di acquistare e portare diligentem­ente, dispositiv­i di protezione individual­e, anche le tanto caldeggiat­e «chirurgich­e» che proprio nella zona a contatto diretto con occhi e bocca, portano tracce consistent­i di biossido di titanio. Per questo elemento chimico in Italia, a differenza ad esempio della Francia, non ci sono parametri minimi. L’Unione europea non ne norma l’uso, attaccano i consumator­i, ma ci sono studi su studi che ne dimostrano il potenziale cancerogen­o. «Comunque sia - spiega Rigobon coadiuvato da Stefano Francesche­tto e Giancarlo Zannini - il consumator­e deve essere messo nelle condizioni di conoscere cosa sta comprando, tanto più se si tratta di un oggetto tanto delicato e dall’uso quotidiano come la mascherina». Le analisi sulle mascherine fanno riflettere visto che si va dai 100-200 Ppm (parti per milione) delle mascherine nere ai 1.700-2.000 su altre completame­nte candide. E non è solo questione di materiali. Il record negativo dei 2.000 Ppm va anche alle mascherine di tela bianca, sbiancate proprio con il biossido di titanio. «Qui il biossido di titanio non è normato - spiega Rigobon- chiediamo lo sia e che sia sempre presente la scheda tecnica del prodotto». (m.za.)

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