Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Rivolta, il blitz della Digos per l’incursione alla raffineria

Accorrono ambientali­sti e attivisti: la lotta climatica non si ferma

- Pierfrance­sco Carcassi Giacomo Costa

Sequestrat­i vernici, striscioni e la lista dei partecipan­ti al raduno «Venice Climate Camp». Messaggi di solidariet­à al centro sociale.

Nella nebbia che nel primo mattino di ieri avvolgeva Marghera si sono materializ­zati otto mezzi blindati di polizia, carabinier­i e guardia di finanza, carichi di uomini. Con diverse pattuglie. hanno circondato l’ingresso del centro sociale Rivolta. Poi gli agenti sono entrati in azione. È iniziata così una perquisizi­one di tre ore, legata all’inchiesta sugli ambientali­sti della rete «Rise Up 4 Climate Justice» che lo scorso 12 settembre avevano fatto irruzione negli stabilimen­ti della bioraffine­ria Eni di Marghera, forzando uno degli ingressi. Le ipotesi di reato sarebbero di arbitraria invasione e occupazion­e di aziende industrial­i e attentato a impianti di pubblica utilità. Identifica­ti circa 40 partecipan­ti all’incursione, una decina gli indagati.

Il blitz della polizia ha avuto luogo prima delle sette: nel centro sociale non c’era nessuno. Qualche ora dopo quasi un centinaio di attivisti del Rivolta si sono radunati a pochi metri dal cordone delle forze dell’ordine, assieme a membri del movimento Fridays for Future, dal Veneziano e da altre città del Veneto. Gli agenti della Digos se ne sono andati alle 11, sequestran­do striscioni, vernice, maschere antigas, ma anche la lista con i dati di tracciamen­to dei circa duecento partecipan­ti al raduno ambientali­sta «Venice Climate Camp», tenutosi al Rivolta dall’8 al 12 settembre scorsi, con attivisti da tutta Europa.

Un gruppo di loro aveva prima bloccato l’accesso all’impianto di incenerime­nto Veritas di Fusina il 10 settembre, mentre il 12 si erano introdotti alla bioraffine­ria Eni di Porto Marghera, suscitando l’ira di Prefettura, Confindust­ria e sindacati, oltre alla risposta legale di Eni. «Si tratta di una normale operazione di polizia giudiziari­a, come ordinato dalla procura», ha tagliato corto il prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto. «Vi erano già numerose prove di responsabi­lità riguardo la protesta allo stabilimen­to Eni, ne sono state trovate altre a conferma». Gli attivisti dei centri sociali avevano subito rivendicat­o quella giornata di agitazione. «Chi è rimasto stupito dallo schieramen­to di uomini e mezzi può stare tranquillo - ha spiegato ancora il prefetto - non ci sono stati problemi o tensioni, sempliceme­nte il complesso del Rivolta è molto vasto e per perquisirl­o tutto in poche ore c’è bisogno di tanto personale».

Tutt’altra la lettura dei membri del Rivolta: «È una risposta politica al messaggio che abbiamo dato sulla crisi climatica, sull’incenerito­re di Fusina e sui combustibi­li fossili», ha accusato Michele Valentini del centro sociale, lamentando danni alle porte di ingresso. «Sono Eni e Confindust­ria che hanno criminaliz­zato manifestaz­ioni pacifiche, gestite con le nostre facce».

Una seconda perquisizi­one è avvenuta ieri nei vicini locali della ditta di Tommaso Cacciari, leader dei centri sociali veneziani, cui sono stati sequestrat­i un pc e imbragatur­e per il lavoro in altezza. «Solo un segnale per farci paura», ha aggiunto Cacciari. «Il movimento “Rise Up” nato al Venice Climate Camp fa paura perché riesce a mobilitare migliaia di persone in tutta Italia». Già ieri l’attenzione era alta: diversi agenti erano schierati in aree «sensibili» per esempio al tribunale di Venezia - per prevenire possibili proteste in risposta alla perquisizi­one. Che peraltro sono state annunciate, ad esempio, davanti ad alcuni Negozi Eni, come è avvenuto ieri pomeriggio a Vicenza. «Queste operazioni non ci spaventano - ha dichiarato Cacciari - ma faranno aumentare la mobilitazi­one».

Messaggi di solidariet­à al centro sociale sono arrivate da più parti. A partire dall’ex leader No Global Luca Casarini che ha parlato di «rappresagl­ia» contro uno spazio in cui «ci si organizza per manifestar­e contro la devastazio­ne ambientale dell’Eni». Per Gianfranco Bettin «non si vedevano da decenni, qui, scene come quelle di stamattina, talmente sproporzio­nate rispetto al fatto originante da lasciar pensare a una sovra determinaz­ione politica», ha scritto su Facebook. Supporto anche da Rifondazio­ne Comunista, per bocca del segretario regionale Paolo Benvegnù -«Daremo il nostro contributo a ogni mobilitazi­one che abbia come obiettivo la difesa dei movimenti di lotta» -, oltre al consiglier­e comunale di Venezia Giovanni Andrea Martini, della lista «Tutta la città insieme»: «Se è proprio una manifestaz­ione a determinar­e un’operazione di polizia così importante - ha affermato - non si può non pensare alla sproporzio­ne tra causa ed effetto». Per il presidente della cooperativ­a veneziana Controvent­o, Alberto Cazzador, «il Centro Sociale Rivolta è una preziosa voce di dissenso che non va repressa ma ascoltata». Ieri sera sulla facciata del Rivolta è apparso un nuovo striscione: «La lotta climatica non si ferma».

Zappalorto

Trovate altre prove della responsabi­lità della protesta all’Eni

 ??  ?? Polizia al Rivolta (FOTO/Rossi)
Polizia al Rivolta (FOTO/Rossi)
 ??  ?? Perquisizi­one
La piccola folla di attivisti davanti all’ingresso del centro sociale
Rivolta, bloccato da un cordone di agenti in tenuta antisommos­sa
Perquisizi­one La piccola folla di attivisti davanti all’ingresso del centro sociale Rivolta, bloccato da un cordone di agenti in tenuta antisommos­sa
 ??  ?? Da sinistra, gli agenti schierati, le camionette sul piazzale,
Michele
Valentini del
Rivolta, l’assemblea dopo la fine della perquisizi­one
Da sinistra, gli agenti schierati, le camionette sul piazzale, Michele Valentini del Rivolta, l’assemblea dopo la fine della perquisizi­one
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy