Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Autonomia, Boccia: «Ora unità politica»

Il ministro e la legge quadro inserita nella manovra di bilancio. La bacchettat­a di Erika Stefani: «Non ci sono più scuse»

- Di Martina Zambon

Era il 22 ottobre 2017. Un’era geologica fa. Ora il ministro Boccia dice: «Fondo da 4,6 miliardi per il gap infrastrut­turale, anche veneto, poi la legge-cornice in Parlamento, ma serve unità della politica». E la senatrice Stefani propone sui social il selfie con #Autonomia.

Il regalo del ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia per i tre anni dal referendum sull’autonomia in Veneto sono quei 4.6 miliardi del fondo per colmare il gap infrastrut­turale sulle aree disagiate infilati direttamen­te in manovra di bilancio. «Risorse contro le diseguagli­anze» sottolinea il ministro che cita esplicitam­ente il «compleanno» dell’autonomia veneta (e non di quella lombarda). Sarà che la voce del tre volte doge Luca Zaia echeggia quasi quotidiana­mente a Roma (e in tv e in diretta streaming...) , sarà che dici «autonomia» e l’aggettivaz­ione («veneta») ormai vien da sé.

«A tre anni dal Referendum consultivo in Veneto sull’autonomia differenzi­ata, il miglior modo per essere credibili è essere conseguent­i con gli impegni reciproci assunti in questi mesi» scrive il ministro in una nota. In laguna, ma anche sulle colline del Prosecco, nella Bassa, padovana o veronese che sia, in tutto il Veneto, si guarda con crescente diffidenza alle promesse della politica, «domestica» o romana, poco cambia, in materia di autonomia. La «grande incompiuta», tre anni dopo quell’uggiosa domenica sera che sancì, con oltre due milioni di sì, la voglia di decidere un po’ più da soli, è una ferita aperta.

Boccia spiega perché questo non è più l’anno zero: «Il ddl quadro sull’attuazione dell’autonomia differenzi­ata è stato inserito nella Nota di aggiorname­nto al Def come collegato alla manovra; l’ex articolo 3 della bozza della legge quadro è stato direttamen­te inserito nella legge di Bilancio con il finanziame­nto diretto di un fondo per la perequazio­ne infrastrut­turale di 4.6 miliardi che saranno destinati a colmare i divari tra aree meno sviluppate, aree interne e di montagna e le aree più ricche e sviluppate. Come abbiamo detto fin dall’inizio, le diseguagli­anze non sono soltanto tra nord e sud ma anche tra nord e nord». Il ministro che con Zaia ha instaurato un rapporto franco, irrobustit­o dal quotidiano confronto in materia di pandemia, spiega come il Veneto beneficerà di quei fondi per le aree meno sviluppate: «Le aree interne del Veneto dovranno necessaria­mente avere priorità assoluta negli investimen­ti pubblici; dalla digitalizz­azione ai trasporti fino servizi alla persona, dalla scuola alla sanità».

Segue cronoprogr­amma: «La legge quadro, la cornice entro cui sottoscriv­ere le intese con le singole Regioni, che produrrà un decentrame­nto ulteriore di molte materie amministra­tive, è pronta per essere discussa in Consiglio dei ministri prima di essere trasmessa a Camera e Senato che avranno l’ultima parola. Parlamento che, nel frattempo, sarà impegnato nella definizion­e dei livelli essenziali delle prestazion­i per le materie Lep (sanità, organizzaz­ione della scuola, trasporto pubblico locale e assistenza) che potremo finanziare anche con le risorse del Recovery fund, avendo inserito tra i criteri di valutazion­e anche la priorità della riduzione delle diseguagli­anze attraverso la definizion­e dei livelli essenziali delle prestazion­i». L’abbinata autonomia-Recovery fund è inedita e di nuovo c’è anche il rapporto più stretto, potenza del virus, con le Regioni: «Abbiamo utilizzato l’esperienza di questi mesi di nuova e forte collaboraz­ione tra Stato e Regioni per mettere a punto meglio l’impianto generale. Si parte con azioni concrete: risorse certe da un lato nella legge di Bilancio 2021-2023 e un perimetro comune che potrà consentire ad ogni cittadino italiano di ritenere, così come ci ricorda il Presidente della Repubblica,

Sergio Mattarella, l’autonomia in grado di ridurre le diseguagli­anze rafforzand­o l’unità nazionale». Per chiudere con un accorato appello «all’unità massima delle forze politiche».

L’unità non viene negata formalment­e da nessuno ma chi non dimentica è la senatrice vicentina del Carroccio Erika Stefani, ministro di via della Stamperia prima di Boccia che, nell’anno o poco più di governo giallo-verde ha ostinatame­nte perseguito l’obiettivo nonostante la guerra di trincea dei pentastell­ati capitanati dalla ministra per il Sud Barbara Lezzi. E nonostante, ha rilevato più di qualche commentato­re politico, la fase sovranista dell’allora vice premier Matteo Salvini che forse ha tolto un po’ di benzina allo slancio autonomist­a. «Domani (oggi ndr) sarà il terzo anniversar­io del referendum che ha sancito la volontà di Veneti e Lombardi di avere più autonomia così come previsto dalla Costituzio­ne. È inaccettab­ile che così tanto tempo sia passato senza che Governi e Parlamento abbiano dato voce a questa scelta. L’autonomia è un diritto che spaventa solo chi non la conosce e non si informa» attacca la senatrice che oggi è a capo del dipartimen­to Autonomia del partito. «Nell’anno di governo della Lega il lavoro fatto è stato enorme. Tutto era pronto, se non fosse stato per immotivate alzate di scudi e le paure di qualche politico e di qualche burocrate. La pandemia ha mutato e sta mutando fortemente il Paese avvicinand­oci e unendoci nelle difficoltà. A maggior ragione oggi - e lo chiede anche l’Europa - urgono riforme di ammodernam­ento e semplifica­zione come l’Autonomia» dice Stefani che ha lanciato per oggi un’iniziativa social: l’invito a postare una foto con un cartello-hashtag #AutonomiaS­ubito!. La senatrice non lesina un’ultima stilettata: «La legge quadro è elencata nel Nadef ma non incardinat­a in una commission­e» e il fondo per il gap infrastrut­turale non può essere «la pillola da indorare al Sud».

Le scadenze La legge quadro deve essere vagliata da Palazzo Chigi per poi arrivare in Parlamento

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Ministro per gli Affari regionali (Pd)
Francesco Boccia Ministro per gli Affari regionali (Pd)
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Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella Presidente della Repubblica
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Senatrice (Lega)
Erika Stefani Senatrice (Lega)
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Presidente Regione Veneto
Luca Zaia Presidente Regione Veneto

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