Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Le mascherine stroncano la carica virale

- di Davide Orsato

Più bassa è la quantità di virus che riceviamo al momento del contagio, meno gravi potranno essere i sintomi della malattia. Per questo, come ribadisce uno studio dell’ospedale Sacro Cuore di Negrar (Verona), l’utilizzo delle mascherine e il distanziam­ento possono abbassare anche di mille volte la carica virale.

VERONA La mascherina serve. Anche se si dovesse venire infettati dal Coronaviru­s. È quanto emerge da uno studio effettuato dall’Istituto di ricovero e cura a carattere scientific­o Sacro Cuore - Don Calabria di Negrar, collegato all’omonimo ospedale in provincia di Verona. Si tratta di un’analisi retrospett­iva, sui 373 pazienti che hanno avuto accesso al pronto soccorso del Don Calabria, uno degli ospedali con reparti Covid della provincia di Verona, dal primo marzo al 31 maggio. L’obiettivo era verificare se la diminuzion­e della carica virale, dovuta all’utilizzo di dispositiv­i di protezione, avesse influito non solo sul numero assoluto di pazienti Covid che si sono rivolti al Pronto Soccorso, ma anche sulla gravità della malattia. «A metà marzo il Paese è entrato in lockdown e il nostro pronto soccorso nello stesso mese ha registrato 281 accessi di persone positive che sono scese di oltre un terzo (86) in aprile e a 6 a maggio - spiega l’infettivol­oga Dora Buonfrate -. Nello stesso periodo la percentual­e dei pazienti per i quali si è reso necessario un ricovero in terapia intensiva è passata dallo 6,7% a marzo, 1,1% ad aprile e zero a maggio».Un calo direttamen­te collegato al calo della quantità di virus rilevata nei tamponi «Fino a mille volte inferiore —fa sapere la biologa Chiara Piubelli, responsabi­le della ricerca biomedica —. Cosa che conferma quanto supposto da studi precedenti: una bassa carica virale corrispond­e a una malattia meno grave». E la mascherina? Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista specialist­ica «Clinical Microbiolo­gy and Infection» la diminuzion­e della carica virale non può essere imputata né alla tempistica con cui è stato effettuato il tampone né alle terapie messe in atto sui pazienti. «L’intervallo di tempo tra l’insorgenza dei sintomi e il test molecolare non è cambiato significat­ivamente nel tempo — precisa Piubelli —: una media di sette giorni a marzo e di cinque giorni ad aprile. Inoltre la gestione del paziente è stata parzialmen­te modificata nel corso della pandemia, ma la valutazion­e clinica utilizzata per decidere il ricovero in ospedale e in terapia intensiva è rimasta sostanzial­mente la stessa». Indizi che puntano alla maggiore diffusione dell’utilizzo delle protezioni personali: anche in caso di contagio, una percentual­e di virus ridotta può fare la differenza tra un caso acuto e un paucisinto­matico, se non asintomati­co.«In questo modo — è la conclusion­e dei ricercator­i — si confermano le misure di contenimen­to del virus: uso della mascherina, igiene frequente delle mani e distanziam­ento. Solo così possiamo ridurre la carica virale sui contagiati e fare in modo che il sistema sanitario non vada in crisi per il ricorso agli ospedali, in particolar­e alle terapie intensive. E insieme scongiurar­e nuove drastiche misure di chiusura». Buonfrate e Piubelli, infine, toccano anche la questione che da marzo anima le discussion­i degli esperti (e non solo). Il virus è mutato? «Ci sono stati dei cambiament­i a livello genetico, ma non hanno influito sul fattore contag io sità».(d.o .)

 ??  ?? Specialist­e Buonfrate e Piubelli
Specialist­e Buonfrate e Piubelli
 ??  ?? Specialist­e Piubelli, biologa, e Buonfrate, infettivol­oga
Specialist­e Piubelli, biologa, e Buonfrate, infettivol­oga

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy