Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Filmino goliardico girato in caserma «Mancano le prove»: tutti assolti
Il gip scagiona nove carabinieri accusati d’aver voluto depistare le indagini
VERONA Carabinieri che si improvvisano attori per dileggiare il loro comandante: doveva essere una goliardata tra militari, peccato però che quella parodia sia stata immortalata in un dvd e che poi quel filmino di circa un’ora sia finito proprio nelle mani del superiore «sbeffeggiato».
La caserma trasformata in «set» per le riprese era quella di Comacchio, nel Ferrarese, ma le indagini per individuare i responsabili di quella che venne ritenuta una vera e propria «diffamazione aggravata» ai danni del comandante si svolsero a Verona. E adesso, a distanza di dieci anni da quella parodia culminata in una raffica di provvedimenti disciplinari e trasferimenti ma anche in un’inchiesta della Procura militare scaligera e in un processo arrivato fino in Cassazione, il gip di Verona Marzio Bruno Guidorizzi ha archiviato le accuse contro 9 carabinieri sospettati di aver mentito per depistare le indagini. Il caso ruoIn tava attorno a un lungometraggio riprodotto su dvd in cui otto carabinieri inscenavano una grottesca parodia dei protagonisti della Uno Bianca.
Il filmato poi venne trasmesso nel febbraio del 2011 durante una cena conviviale tra gli indagati, tenutasi in provincia di Rovigo. Negli spezzoni di riprese gli attoricarabinieri non risparmiavano parole di fuoco contro il comandante e altri tre colleghi, messi alla berlina.
Tutti e otto i carabinieri, che per l’occasione si erano serviti di abiti civili e uniformi di ordinanza, non disdegnando nemmeno vestiti femminili e utilizzando veicoli di ordinanza e gli spazi della caserma di Comacchio, vennero indagati per diffamazione pluriaggravata in concorso dalla procura militare di Verona. Il dvd infatti era stato spedito da mano ignota al comandante, che sporse denuncia facendo partire le indagini della procura militare scaligera.
seguito, il gup del tribunale militare di Verona si pronunciò per otto proscioglimenti e tre rinvii a giudizio: due dei carabinieri scagionati, a quel punto, presentarono denuncia contro i nove colleghi appena «assolti» dal gip
Guidorizzi. Questi ultimi, erano finiti nel mirino dei due colleghi prosciolti per una serie di reati commessi nel Veronese: alcuni, a cui la Procura militare aveva affidato il compito di effettuare le indagini, le avrebbero volutamente depistate; gli altri, sentiti al processo svolto a Verona, avrebbero testimoniato il falso.
Ma il giudice delle indagini preliminari del capoluogo scaligero ha deciso di archiviare «per mancanza di elementi soggettivi e oggettivi» tutte le ipotesi, dalla calunnia a vari tipi di falso, dalla frode processuale alla simulazione di reato, dal depistaggio all’abuso d’ufficio.
Tra le nove posizioni archiviate, spicca il nome del colonnello Carlo Pieroni, attualmente vicecomandante regionale in Veneto, al tempo incaricato dalla procura militare di Verona di indagare su quel famigerato filmino.
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Il giudice Mancano gli elementi soggettivi e oggettivi per sostenere tutte le accuse, dalla frode all’abuso