Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Pal Zileri chiude la produzione: 250 in esubero

Forall chiede l’ok a un anno cig straordina­ria. No dai sindacati: scatta lo sciopero

- Nicoletti

Pal Zileri, storico marchio vicentino della moda maschile acquisito sei anni fa dal fondo del Qatar Mayhoola, chiuderà la parte produttiva. Destino in bilico per 250 dei 400 addetti complessiv­i.

VICENZA Pal Zileri chiude la parte produttiva. E in Forall spa, che proprio nel 2020 compie quarant’anni, si apre un braccio di ferro sindacale molto duro sul destino di 250 addetti, sui 400 totali, partito già ieri con la rottura delle trattative e lo sciopero immediato. I pesanti effetti della crisi da Covid, con la riduzione dei fatturati e degli incassi per la chiusura dei negozi, fanno un’altra vittima. Si tratta della storica azienda vicentina della moda maschile, che il fondo del Qatar Mayhoola aveva acquisito dalla famiglia Miola sei anni fa, da tempo in difficoltà.

La scelta drastica, «l’unica soluzione possibile» secondo una nota dell’azienda, si è materializ­zata ieri mattina, nel vertice tra l’azienda di Quinto Vicentino, guidata dall’amministra­tore delegato, Marco Sanavia, e i rappresent­anti sindacali. Lì Forall ha annunciato ai sindacati l’intenzione di chiudere la parte produttiva, con cui realizza ancora in casa i capi spalla, a differenza del resto dell’abbigliame­nto e degli accessori già ora acquistata da fornitori esterni, di fatto entro pochi mesi, chiedendo un anno di cassa integrazio­ne straordina­ria per cessazione attività, prevista dai decreti d’emergenza anti-covid, per cui serve un accordo con sindacati e Regione, attivando anche «programmi di politiche attive per la ricollocaz­ione». L’idea aggiuntiva è di cercare intanto un acquirente per il polo produttivo, adatto a produzioni di lusso.

L’obiettivo è di ridurre drasticame­nte il perimetro della società, salvando una parte della testa commercial­e e di sviluppo prodotto, «mantenendo alcune decine di posti di lavoro» sui 70 attuali, distribuit­i tra Milano e Vicenza, dopo un probabile processo di riduzione («la struttura amministra­tiva non è più sostenibil­e sotto il profilo dimensiona­le», recita in proposito il comunicato di ieri), per tentare un rilancio intorno allo storico marchio Pal Zileri.

La decisione della chiusura è stata presa con «estremo rammarico», sostiene l’azienda, «di fronte alla «situazione di difficoltà, che richiede interventi urgenti e non più differibil­i». Il quadro delineato da fonti vicine all’azienda, e che dopo anni di ristruttur­azioni e tentati rilanci, in cui Mayhoola ha iniettato dal 2014 una cifra vicina ai 130 milioni di euro, si cerca ora di chiudere la falla. Nel bilancio consolidat­o 2019, Forall aveva totalizzat­o ricavi per 37 milioni di euro, contro i 44 del 2018, con una perdita per 21 milioni, dopo aver perso una cifra analoga l’anno precedente. In questo quadro l’anno del Covid ha indotto una perdita di ricavi stimabile, da quel che si può capire, intorno al 30%, «con la drastica riduzione delle vendite e degli incassi, che ha causato una notevole sofferenza a Forall - sostiene la nota dell’azienda - acuita dalla difficoltà sempre crescente di reperire finanziame­nti bancari»; così anche il bilancio 2020 si profila molto pesante. In un segmento della moda, quello dell’eleganza tradiziona­le maschile, che, dice l’azienda, «secondo le stime, potrebbe ridursi di un ulteriore 45% e dove nello stabilimen­to di Quinto Vicentino si registra ormai un eccesso di capacità produttiva di quasi due terzi».

In più, come emerge dal bilancio consolidat­o, tra fine

2019 e inizio 2020 il fondo arabo ha iniettato oltre 50 milioni di euro, tra i 25,5 di riserva in conto capitale e i 23 di finanziame­nto per estinguere parte dell’esposizion­e bancaria a medio-lungo termine, oltre ad altri 3 milioni versati a inizio

2020, giunti dopo la rinuncia a parte di un finanziame­nto alla controllat­a di 10 milioni, sempre in chiave di contributo alla ripatrimon­ializzazio­ne.

Spiegazion­i che per altro non convincono i sindacati. Che in una nota congiunta di Cgil e Cisl, ieri, hanno parlato di «una scelta grave che le organizzaz­ioni sindacali non possono condivider­e, dato che non sono state vagliate altre soluzioni possibili per difendere l’occupazion­e». Ieri, di fronte all’annuncio della chiusura della produzione, i sindacati hanno interrotto la trattativa, riunendo subito i dipendenti in assemblea, da cui è uscita la decisione di dichiarare l’agitazione e una giornata immediata di sciopero, chiedendo alla Regione di convocare un tavolo urgente con l’azienda (forse già lunedì prossimo).

«La trattativa parte da un presuppost­o sbagliato, la chiusura della produzione, che va tolta dal tavolo», sostiene Daniele Zambon, segretario vicentino dei tessili Cisl. «La mobilitazi­one è partita e la condizione per discutere delle soluzioni possibili è chiara sostiene Giuliano Ezzelini Storti, segretario vicentino dei tessili Cgil -. L’azienda ha fallito tre piani industrial­i: il conto non lo si può far pagare ai dipendenti. Con il paradosso di una Valentino, controllat­a dalla stessa proprietà, che marcia a pieno ritmo. L’azienda ci presenti finalmente un piano di rilancio credibile, che tenga conto anche della produzione. La mobilitazi­one è solo iniziata; e non escludiamo alcuna azione». E il Natale in Forall rischia di farsi rovente.

” L’azienda Lo stop unica soluzione possibile Le difficoltà richiedono interventi urgenti non rinviabili

I sindacati La condizione per trattare è il ritiro della chiusura Pronti a qualsiasi iniziativa

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I dipendenti all’uscita dello stabilimen­to di
Forall, a Quinto
Vicentino, dopo l’assemblea che ha dichiarato lo sciopero immediato dopo la comunicazi­one dello stop alla produzione
Choc I dipendenti all’uscita dello stabilimen­to di Forall, a Quinto Vicentino, dopo l’assemblea che ha dichiarato lo sciopero immediato dopo la comunicazi­one dello stop alla produzione

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