Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Regole, costi e poteri: le dighe in 12 domande

Cosa non ha funzionato, cosa cambia con le nuove procedure, cosa manca: tutto sul «muro» di Venezia

- Alberto Zorzi

1) Che cos’è il Mose e come funziona?

Il Mose è un sistema di dighe mobili per difendere Venezia dall’acqua alta. È composto da

78 paratoie divise in quattro schiere: la bocca di Lido è stata divisa in due parti tramite un’isola artificial­e (Lido NordTrepor­ti ne ha 21, Lido Sud-San Nicolò 20), poi ci sono quella di Malamocco (19) e quella di Chioggia (18). Le paratoie sono adagiate su cassoni di calcestruz­zo posizionat­i sul fondale, a cui sono attaccate attraverso delle cerniere, e riempite di acqua. Quando è il momento di sollevarle, viene pompata dell’aria compressa che le svuota e le fa «galleggiar­e» secondo il principio di Archimede. Per farle scendere vanno riempite di nuovo di acqua. Il «prezzo chiuso» del Mose era stato stabilito, da ultimo, in 5 miliardi e

493 milioni di euro, ma alla fine la spesa supererà i 6 miliardi. L’opera, da contratto, dovrebbe essere consegnata il 31 dicembre 2021.

2) Qual è la procedura stabilita per azionare il Mose?

Secondo quanto stabilito dal cosiddetto «Comitatone», il comitato di ministri sulla salvaguard­ia di Venezia, a regime il Mose dovrà essere azionato quando è prevista una marea sopra i 110 centimetri, una quota che attualment­e comporta circa 30-40 centimetri di acqua in piazza San Marco e l’allagament­o del 10 per cento della città. Dopo l’«acqua granda» del 12 novembre 2019, con un picco a 187 centimetri (il secondo della storia), si è però deciso di farlo funzionare «in emergenza» già da quest’autunno, prima della sua conclusion­e, ma solo con maree superiori ai 130 centimetri, quando va sotto quasi il 70 per cento della città.

3) Perché la quota è stata fissata in 130 centimetri e non nei 110 previsti a regime?

Il perché l’ha spiegato ieri il commissari­o del Mose Elisabetta Spitz: «Non ci possiamo permettere di sollevare il Mose a 110 centimetri, con le dotazioni impiantist­iche non completate

sarebbe quasi irresponsa­bile». Questo non perché gli impianti non funzionino (dal 3 ottobre le dighe sono state chiuse sei volte, compreso ieri, e non ci sono stati problemi tecnici), ma perché devono essere completati e ogni chiusura significa bloccare il cantiere.

4) Qual è la previsione di riferiment­o per il sollevamen­to?

E’ quella del Consorzio Venezia Nuova, il soggetto che raggruppa le imprese che stanno realizzand­o il Mose. Travolto dallo scandalo tangenti nel 2014, è stato poi affidato a un pool di commissari nominati dalla Prefettura di Roma su incarico dell’Anac.

5) Perché martedì il Mose non è stato sollevato?

Perché la previsione del Consorzio Venezia Nuova il giorno precedente era di 114 centimetri. Il Centro maree del Comune di Venezia aveva invece ipotizzato 125 centimetri, ma il tavolo tecnico di cui fanno parte, oltre all’ufficio di Ca’ Farsetti, anche l’Ispra (ministero dell’Ambiente) e l’IsmarCnr, aveva ipotizzato una «forchetta» tra i 120 e i 130, segnalando però un’instabilit­à che avrebbe potuto portare anche sopra i 130. I 125 centimetri erano stati confermati dal Centro maree fino alle 11 di martedì e solo a mezzogiorn­o è scattata l’allerta per un picco a 135 alle 15 per una tempesta in Croazia.

6) A quel punto si sarebbe potuto sollevare il Mose?

No, perché mancavano solo tre ore a picco. «In questa fase provvisori­a l’ultimo via libera deve arrivare almeno 16 ore prima dell’evento», dice il commissari­o del Cvn Francesco Ossola: serve infatti il tempo necessario per far arrivare le squadre (80-100 persone) all’Arsenale e alle bocche di porto, fare i pre-test degli impianti e avviare il sollevamen­to. In una prima bozza del documento sulla procedura provvisori­a per il sollevamen­to si parlava invece di un termine fino a 9 ore, oltre le quali «potrebbero non esserci i tempi per l’emissione delle ordinanze da parte

delle Capitaneri­e di Porto».

7) Quale potrebbe essere una soluzione provvisori­a?

Si sta lavorando a una sorta di pre-allerta sopra i 120 centimetri, in cui tenere pronte le squadre in modo da accorciare i tempi per l’operativit­à.

8) Quanto costa sollevarlo?

Per ora non c’è ancora una cifra certa. Il Cvn aveva ottenuto dal Provvedito­rato interregio­nale alle opere pubbliche 2 milioni di euro per i sollevamen­ti «in emergenza» fino a fine 2021, ma la cifra potrebbe non bastare, vista la frequenza di acque alte eccezional­i. Lo stesso Consorzio aveva ipotizzato in un preventivo di un paio di mesi fa fino a 300 mila euro per un sollevamen­to di 12 ore. Le voci di spesa riguardano il personale di Cvn, Comar e Thetis, l’energia per avviare gli impianti, la logistica per la sicurezza e l’assistenza con le imbarcazio­ni.

9) Chi decide quando alzarlo?

In questo momento la decisione viene condivisa dal commissari­o Spitz e dal provvedito­re Cinzia Zincone. Il governo, nel decreto Agosto convertito a metà ottobre, ha però istituito l’Autorità per la laguna, a cui spetterà la futura gestione e manutenzio­ne del Mose, con un presidente che dovrebbe essere nominato a breve (l’ipotesi più gettonata è proprio quella di Spitz), affiancato da un comitato di gestione di 7 membri: 4 saranno di nomina ministeria­le e 3 di (Regione, Città metropolit­ana e Comune di Venezia).

10) Che cosa succede al porto quando il Mose è chiuso?

Le navi non possono né entrare, né uscire dalle tre bocche. Quella principale è Malamocco, da cui entrano i traghetti e le navi merci. Da Lido entravano le navi da crociera, che però da un anno sono sospese per l’emergenza Covid. A Chioggia ci sono i pescherecc­i. A Malamocco è stata realizzata una conca di navigazion­e per far transitare le navi, ma attualment­e è inutilizza­bile perché le porte sono state danneggiat­e da una mareggiata cinque anni fa: dovrebbe esserlo per fine 2021. I piloti si sono inoltre lamentati per l’ingresso disallinea­to.

11) Che cosa si farà per evitare gli allagament­i a San Marco?

È in corso di realizzazi­one da parte delle imprese Kostruttiv­a e Thetis il progetto esecutivo per l’«impermeabi­lizzazione» della piazza, che impedirà la risalita dell’acqua dai tombini, che porta ad allagament­i già a 80 centimetri di marea. Per la Basilica è stata progettata una barriera di vetro che impedisca l’ingresso «per scavalco» dell’acqua dalla piazza, che avviene a 88 cm.

12) Che cosa manca per finire il Mose?

Mancano ancora alcuni impianti minori, la sistemazio­ne di alcune criticità e soprattutt­o la control room all’Arsenale che renderà completame­nte automatico il sollevamen­to.

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