Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Scuola a distanza É allarme per la formazione
Generazione Covid: anche le imprese preoccupate dalla didattica a distanza
Nel nuovo Corriere Imprese in uscita domani, un’inchiesta sull’allarme suscitato dal gap formativo dei ragazzi che stanno facendo scuola a distanza.
Li hanno già etichettati come quelli della «Generazione Covid». Sono i nostri ragazzi, il nostro capitale umano di domani, che in questo 2020 sono andati incontro al più imprevedibile degli inconvenienti: la scuola senza la scuola. Che si tratti di una situazione eccezionale è fuori di dubbio, però gli studenti delle superiori e dell’ultimo anno delle medie hanno già accumulato due quadrimestri - l’ultimo dello scorso anno scolastico e il primo dell’anno presente - di didattica a distanza (Dda), con tutte le luci (poche) e le ombre (molte) che questa situazione sta proiettando sul loro percorso formativo.
A soffrirne, in particolar modo, è stata l’istruzione a indirizzo tecnico, dove più alta è l’incidenza delle attività e delle materie che richiedono la pratica di laboratorio e che, perciò, si prestano meno delle altre a essere insegnate a distanza. Non è un caso, dunque, che tra le diverse voci allarmate per le conseguenze di questo stravolgimento didattico, ci sia anche quella delle imprese. Ha detto Lara Bisin, delegata per la scuola di Confindustria Vicenza: «Vediamo per gli studenti rinchiusi in casa, nell’impossibilità di fare attività laboratoriale vera e propria, un danno abnorme. La più corposa voce di spesa del Recovery Fund dovrebbe essere proprio quella dedicata alla scuola». Un concetto ribadito da Roberto Crosta, segretario generale di Unioncamere del Veneto: «Le lacune che si sono create rischiano di essere davvero profonde. Bisognerebbe pensare a delle forme di recupero anche post diploma, attraverso percorsi mirati che coinvolgano le scuole stesse».
Alla «Generazione Covid» e al travaglio formativo dei lavoratori di domani è dedicato il primo piano di Corriere Imprese Nordest, che torna in edicola domani all’interno del Corriere della Sera. Partendo da una considerazione che, lo si voglia o no, è già diventata patrimonio comune: chi si è diplomato in questo purtroppo indimenticabile 2020, teme di portarsi dietro il marchio d’infamia della «maturità Covid». Una sola prova, orale, record di promossi e di voti sospettamente stellari. E chissà come si concluderà l’anno scolastico in corso, chissà se si riuscirà a tenere un esame di Stato alla vecchia maniera.
Il quadro a tinte fosche è confermato anche dal Censis: secondo il 54esimo rapporto del Centro studi nazionale, tre presidi su quattro ritengono che la didattica a distanza abbia di fatto ampliato il gap di apprendimento tra gli studenti (sebbene la quasi totalità degli stessi dirigenti scolastici si dica d’accordo - molto o abbastanza - sul fatto che la Dad sia stata una sperimentazione utile per l’insegnamento).
L’inchiesta di Corriere Imprese racconta anche di come, per fortuna, ci siano state in Veneto scuole tecniche che hanno saputo reagire, inventandosi modalità inesplorate per fare l’alternanza scuola-lavoro anche a distanza. Esempi virtuosi, che però non bastano a colmare l’incertezza generale: la scuola senza la scuola è un’incognita destinata a durare.