Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Quattro test negativi ma aveva il Covid «Scoperto con la Tac»
Il paziente: «Salvato dalla tenacia del medico di base»
VENEZIA È risultato negativo a quattro tamponi, solo il quinto ha scovato la presenza del virus. «Per fortuna che il mio medico di base mi ha sottoposto a terapia anti-Covid (antibiotici e cortisonici) ben prima dell’ultimo tampone: credo che mi abbia salvato la vita».
Franco Carcione, 56enne di Marcon (Venezia), non smette di ringraziare il suo medico che, nonostante gli esiti - negativi - dei primi due tamponi, ha pensato che l’uomo avesse comunque il Covid prescrivendogli la giusta terapia e insistendo per il ricovero in ospedale. Tutto inizia una ventina di giorni fa quando Carcione, dirigente di un’azienda privata del Veneziano, accusa i primi sintomi: febbre alta, difficoltà respiratorie. Contatta quindi il suo medico di base che prescrive subito il tampone rapido che – effettuato due giorni dopo l’insorgenza dei sintomi - risulta negativo.
Dopo un paio di giorni, però, le condizioni di Carcione peggiorano ulteriormente; la febbre supera i 38 gradi e i dolori continuano ad aumentare. «Ho quindi deciso di prescrivergli un secondo tampone, questa volta molecolare – spiega il medico – ma anche questo secondo test è risultato negativo. Mi è parso molto strano perché i sintomi del paziente e l’andamento della malattia erano quelli che riscontriamo abitualmente nei pazienti Covid».
Fatto sta che i tamponi fotografano un quadro differente: per i test nel corpo di Carcione non c’è traccia del virus. «Abbiamo quindi proseguito con un trattamento “classico” – spiega il medico – ma i miglioramenti che si sarebbero dovuti verificare nei giorni successivi non arrivavano». Il sospetto che il paziente sia positivo nonostante gli esiti del tampone si fa sempre più forte nella mente del medico che, a metà della scorsa settimana, decide in accordo con il paziente di darsi una dead line: se entro un paio di giorni non ci sono miglioramenti si parte con la terapia anti-Covid (in sostanza una terapia che prevede l’assunzione di antibiotici e cortisonici). E il momento arriva perché Carcione, invece di migliorare, diventa sempre più grave. Si parte con la terapia, e Carcione dà qualche primo segnale di miglioramento. Ma il medico vuole vederci chiaro e insiste perché il suo paziente venga visitato in ospedale. Giovedì mattina, un’ambulanza preleva quindi Carcione e lo trasporta al pronto soccorun so dell’Angelo di Mestre. Qui Carcione viene subito sottoposto prima a un tampone rapido (che risulta negativo) e contestualmente a un tampone molecolare (che risulta dubbio). «Si è deciso di fargli all’iniziativa (nella foto, di Lucca Zanfron), ciascuno aggrappato a una lunga corda che fungeva da metro per distanziare le persone. I manifestanti hanno percorso Corso Italia e allo scoccare delle 18 il Comune ha spento le luci della piazza e le luminarie natalizie. Nel buio si sono accese, una alla volta, le luci di torce o telefonini, che i partecipanti avevano portato per simboleggiare che, «nonostante le difficoltà e le restrizioni, la vita continua e deve continuare». (k.t.) tac e un secondo tampone molecolare, anche se ce lo si aspettava ancora negativo come capita quasi sempre con un test effettuato a poco tempo di distanza da un tampone dubbio» continua il medico. La tac, però, evidenzia una polmonite bilaterale. «La tac suggeriva fortemente che fosse una polmonite da Covid e infatti l’ultimo tampone è risultato positivo. Non so spiegarmi perché i precedenti test fossero risultati negativi: secondo me il paziente, visto i sintomi e l’andamento della malattia, aveva già il Covid una ventina di giorni fa» conclude il dottore.
Carcione viene quindi trasportato nell’area Covid del pronto soccorso (già prima era in uno spazio non a stretto contatto con pazienti non Covid) per ulteriori accertamenti. «In quell’area ho visto il dolore delle persone che soffrono di questa malattia terribile, lo stress dei medici che lavorano a più non posso e che ci tengo a ringraziare – racconta Carcione – continuavo a pensare a mia moglie, ai miei due figli e a guardare il crocifisso appeso al muro». L’uomo viene quindi sottoposto ad ulteriori esami e, la notte di giovedì, viene valutato che può essere dimesso e trasferito a casa. «Sto proseguendo la terapia anti-Covid che mi aveva prescritto il mio medico di base – continua Carcione – non finirà mai di ringraziarlo, è stato il mio angelo».