Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Quattro test negativi ma aveva il Covid «Scoperto con la Tac»

Il paziente: «Salvato dalla tenacia del medico di base»

- Matteo Riberto

VENEZIA È risultato negativo a quattro tamponi, solo il quinto ha scovato la presenza del virus. «Per fortuna che il mio medico di base mi ha sottoposto a terapia anti-Covid (antibiotic­i e cortisonic­i) ben prima dell’ultimo tampone: credo che mi abbia salvato la vita».

Franco Carcione, 56enne di Marcon (Venezia), non smette di ringraziar­e il suo medico che, nonostante gli esiti - negativi - dei primi due tamponi, ha pensato che l’uomo avesse comunque il Covid prescriven­dogli la giusta terapia e insistendo per il ricovero in ospedale. Tutto inizia una ventina di giorni fa quando Carcione, dirigente di un’azienda privata del Veneziano, accusa i primi sintomi: febbre alta, difficoltà respirator­ie. Contatta quindi il suo medico di base che prescrive subito il tampone rapido che – effettuato due giorni dopo l’insorgenza dei sintomi - risulta negativo.

Dopo un paio di giorni, però, le condizioni di Carcione peggiorano ulteriorme­nte; la febbre supera i 38 gradi e i dolori continuano ad aumentare. «Ho quindi deciso di prescriver­gli un secondo tampone, questa volta molecolare – spiega il medico – ma anche questo secondo test è risultato negativo. Mi è parso molto strano perché i sintomi del paziente e l’andamento della malattia erano quelli che riscontria­mo abitualmen­te nei pazienti Covid».

Fatto sta che i tamponi fotografan­o un quadro differente: per i test nel corpo di Carcione non c’è traccia del virus. «Abbiamo quindi proseguito con un trattament­o “classico” – spiega il medico – ma i migliorame­nti che si sarebbero dovuti verificare nei giorni successivi non arrivavano». Il sospetto che il paziente sia positivo nonostante gli esiti del tampone si fa sempre più forte nella mente del medico che, a metà della scorsa settimana, decide in accordo con il paziente di darsi una dead line: se entro un paio di giorni non ci sono migliorame­nti si parte con la terapia anti-Covid (in sostanza una terapia che prevede l’assunzione di antibiotic­i e cortisonic­i). E il momento arriva perché Carcione, invece di migliorare, diventa sempre più grave. Si parte con la terapia, e Carcione dà qualche primo segnale di migliorame­nto. Ma il medico vuole vederci chiaro e insiste perché il suo paziente venga visitato in ospedale. Giovedì mattina, un’ambulanza preleva quindi Carcione e lo trasporta al pronto soccorun so dell’Angelo di Mestre. Qui Carcione viene subito sottoposto prima a un tampone rapido (che risulta negativo) e contestual­mente a un tampone molecolare (che risulta dubbio). «Si è deciso di fargli all’iniziativa (nella foto, di Lucca Zanfron), ciascuno aggrappato a una lunga corda che fungeva da metro per distanziar­e le persone. I manifestan­ti hanno percorso Corso Italia e allo scoccare delle 18 il Comune ha spento le luci della piazza e le luminarie natalizie. Nel buio si sono accese, una alla volta, le luci di torce o telefonini, che i partecipan­ti avevano portato per simboleggi­are che, «nonostante le difficoltà e le restrizion­i, la vita continua e deve continuare». (k.t.) tac e un secondo tampone molecolare, anche se ce lo si aspettava ancora negativo come capita quasi sempre con un test effettuato a poco tempo di distanza da un tampone dubbio» continua il medico. La tac, però, evidenzia una polmonite bilaterale. «La tac suggeriva fortemente che fosse una polmonite da Covid e infatti l’ultimo tampone è risultato positivo. Non so spiegarmi perché i precedenti test fossero risultati negativi: secondo me il paziente, visto i sintomi e l’andamento della malattia, aveva già il Covid una ventina di giorni fa» conclude il dottore.

Carcione viene quindi trasportat­o nell’area Covid del pronto soccorso (già prima era in uno spazio non a stretto contatto con pazienti non Covid) per ulteriori accertamen­ti. «In quell’area ho visto il dolore delle persone che soffrono di questa malattia terribile, lo stress dei medici che lavorano a più non posso e che ci tengo a ringraziar­e – racconta Carcione – continuavo a pensare a mia moglie, ai miei due figli e a guardare il crocifisso appeso al muro». L’uomo viene quindi sottoposto ad ulteriori esami e, la notte di giovedì, viene valutato che può essere dimesso e trasferito a casa. «Sto proseguend­o la terapia anti-Covid che mi aveva prescritto il mio medico di base – continua Carcione – non finirà mai di ringraziar­lo, è stato il mio angelo».

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Franco Carcione, 56 anni, di Marcon

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