Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Francioso e il disco

Chitarra e archi nel nuovo lavoro «Sea» del compositor­e padovano «Racconto il rumore del mare»

- Francesco Verni

Una chitarra acustica con un’orchestra di archi per raccontare l’emozione del mare. Esce domani su tutte le piattaform­e streaming e digital download Sea (Strings Evocative Arrangemen­ts), il nuovo album del compositor­e e chitarrist­a acustico padovano Luca Francioso.

Un’opera musicale che nasce dalla collaboraz­ione tra l’artista, il compositor­e di musica per orchestra Paolo Pandolfo, e l’ingegnere del suono Cristiano Zatta, che ha prodotto il disco registrato nello studio di Albignaseg­o San Giacomo - Spazio d’Arte.

Luca Francioso, come si fa a raccontare il mare con la musica?

«La fisica acustica fa una distinzion­e ben precisa tra rumore e suono, a me invece piace pensare che non ci sia alcuna differenza. Il rumore del mare per me è un suono, per cui il mare è già musica. Che si parli di “onda” sonora poi per riferirsi alla propagazio­ne del suono la trovo una meraviglio­sa simmetria. Sono nato e vissuto a un passo dal mare fino all’età di tredici anni (a Bagnara Calabra, in provincia di Reggio Calabria) e lo scrosciare delle onde è stato il sottofondo della mia infanzia, giorno e notte. Farne una melodia organizzat­a e intellegib­ile è una decodifica complicati­ssima e non ne saprei spiegare il processo, ma ogni volta che penso al mare, sia come elemento fisico sia come immagine di forza e mistero, le note nascono quasi da sole sulla tastiera della mia chitarra».

«Sea» si può considerar­e un concept album?

«Tutti i brani sono legati al mare. Dietro ogni melodia esiste una storia che in qualche modo, direttamen­te o indirettam­ente, ha a che fare con il mare, anche quelle dal titolo apparentem­ente più distante (penso, ad esempio, al brano Land). Il mare è lo scenario comune di ogni trama musicale dell’album, che trova compimento nel nome dell’intero progetto, ovvero Sea, il cui acronimo (Strings Evocative Arrangemen­ts) ne svela l’intenzione: servirsi delle corde di chitarra e archi per

raccontare storie il più evocative possibili».

Nella composizio­ne che parte ha l’emozione e che parte ha la tecnica?

«Ho sempre vissuto l’aspetto tecnico dello strumento con sobrietà e con un certo distacco. Ritengo che a vincere debba essere sempre la musica e che la tecnica sia sempliceme­nte un mezzo straordina­rio perché questa possa accadere. Non ritengo importante la quantità delle nozioni accumulate, quanto la qualità del proprio potenziale e la capacità dinamica di servirsene. L’efficacia narrativa di una trama musicale non si misura, a mio avviso, dalla sua difficoltà esecutiva, ma dall’emotività che è in grado di suscitare. Questo è l’approccio con cui compongo, sempre».

Che cosa offre di più un’orchestra d’archi al suono della sua chitarra acustica?

«Erano anni che sognavo di realizzare un disco con l’orchestra. Sognando in grande (chi non lo fa?), ho sempre immaginato una compagine orchestral­e enorme, sulla quale tessere melodie con la mia chitarra acustica. I suoni lunghi, caldi e avvolgenti degli archi sono come la superficie del mare, sulla quale puoi galleggiar­e a lungo. Suonare con un’orchestra mi sostiene, mi accompagna e valorizza ogni mio suono».

Il mare che cosa rappresent­a per lei?

«Dopo il trasferime­nto in Veneto mi sono dovuto abituare a un’idea diversa di mare e per alcuni anni della mia vita è tornato a essere un semplice elemento naturale. Lentamente però, anche attraverso la musica, ne ho ritrovato mistero e forza e sono tornato a viverlo come facevo un tempo».

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Luca Francioso chitarrist­a e compositor­e
Il nuovo disco è Paolo
Pandolfo e l’ingegnere del suono
Cristiano Zatta
Talento Luca Francioso chitarrist­a e compositor­e Il nuovo disco è Paolo Pandolfo e l’ingegnere del suono Cristiano Zatta

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