Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Speedline, la Regione chiede l’intervento del governo «Tavolo con la proprietà»
La politica si mobilita dopo la conferma della chiusura con 600 licenziamenti. Domani vertice a Venezia
VENEZIA Ieri la chiamata a raccolta della Città metropolitana, domani il faccia a faccia al tavolo della Regione. Ma tra incontri e confronti, continuano a mancare i due protagonisti invocati da tutti: la proprietà svizzera dello stabilimento che vuole delocalizzare e lasciare a casa i 600 dipendenti e il governo italiano. La Speedline di Santa Maria di Sala, che costruisce cerchioni per le auto, è al centro di un caso dopo la conferma del piano data ai sindacati dai legali del gruppo.
VENEZIA Ieri la chiamata a raccolta della Città metropolitana, domani il faccia a faccia al tavolo di crisi della Regione. Ma tra incontri e confronti, continuano a mancare i due grandi assenti, invocati da tutti gli altri: il governo italiano e la proprietà svizzera dello stabilimento. A onor del vero domani, per l’appuntamento al tavolo di crisi dell’assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan, dovrebbe esser collegato anche il ministero dello Sviluppo economico, almeno per sentire tutta la vicenda dai diretti interessati. Ma a una settimana dalle prime indiscrezioni sulla chiusura e la conseguente delocalizzazione della Speedline di Santa Maria di Sala - indiscrezioni confermate ufficialmente lunedì nel vertice aziendasindacati -, con 605 licenziamenti in ballo, quello che si chiede a Roma non è più solo l’orecchio che ascolti; serve anche la mano che agisca.
È anche la sintesi delle quasi tre ore di discussione avvenuta ieri tra Confindustria Venezia Rovigo, Città metropolitana, Comune e sindacati: «Il sindaco Luigi Brugnaro mi ha chiesto di contattare tutti i parlamentari veneziani, padovani e trevigiani - spiega la consigliera metropolitana delegata, Deborah Onisto - Qui non è questione di destra o sinistra, di Venezia e nemmeno di Veneto: questo è problema che riguarda tutta Italia».
All’incontro anche il sindaco di Santa Maria di Sala Nicola Fragomeni, arrivato armato di contratti, permessi a costruire, variazioni del piano regolatore, tutto richiesto dalla Speedline, l’ultimo appena pochi mesi fa: «E adesso se ne vanno? È una presa in giro, qualcosa non torna». La speranza è di riuscire a sedere deputati e senatori attorno allo stesso tavolo già lunedì. Qualcuno, comunque, si è già iniziato a muovere da solo: Andrea Ferrazzi, raccogliendo le firme degli altri del Pd in Senato, ha steso un’interrogazione per chiedere ai titolari di Lavoro e Sviluppo economico, Andrea Orlando e Giancarlo Giorgetti, la convocazione di un tavolo urgente; lo stesso ha fatto, per la Camera, Nicola Pellicani, sempre con il timbro del Pd. Ancora in Senato si è mosso anche Antonio De Poli (Udc), anche lui con un’interrogazione che sollecita l’intervento ministeriale.
Come detto, però, serve che all’altra estremità della stanza poi sieda anche la proprietà, che in questi giorni ha preferito invece mandare avanti la sua squadra di «rottamatori»: il capo del personale del sito, la legale Antonella Negri dello studio Bonelli Erede e l’advisor economico finanziario Luca Ramella di Alix Partners, gruppo di consulenza specializzato nell’automotive.
«Ronal continua a evitarci, se pensa che il confronto si possa fare con avvocati e consulenti si sbaglia di grosso - tuonavano ieri Fim e Fiom - Sappiamo che il Ceo del gruppo svizzero ha comunicato agli altri stabilimenti la chiusura di Santa Maria di Sala, eppure non ha il coraggio di dirlo a noi di persona?». Il tavolo di domani in questo senso sarà rivelatore: la Regione non vuole solo discutere delle modalità con cui gli svizzeri intendono attuare la loro decisione, vuole parlare proprio della decisione a monte. E, per farlo, servono i manager che l’hanno presa, non la squadra scelta per metterla in pratica.