Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
L’INTERVISTA IL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE «Io eretico? Dico come la penso L’addizionale Irpef può servire»
Green pass, tasse, governo: Finco sempre controcorrente. «Alla Lega serve vivacità»
«Finco l’eretico». Il nomignolo gira, sottotraccia, ma gira. Lui, Nicola Finco, 38 anni, da undici anni in consiglio regionale, casacca Lega, ci ride su per primo e tenta di riaggiustare il tiro: «Libero pensatore».
Finco, l’ultimo exploit, due giorni fa, durante la maratona di bilancio con un attacco ad alzo zero al governissimo di Draghi, al presidente Mattarella e con un’apertura, per quanto circostanziata al no granitico del suo partito alla reintroduzione dell’addizionale Irpef...
«Senta, ho un grande difetto: dico sempre ciò che penso. Sono proprio negato, non sono capace di mettere su un sorriso di circostanza. In aula ho detto quello che molti condividono. Sia chiaro, non era un attacco alle figure di Draghi e Mattarella che hanno uno spessore riconosciuto a livello internazionale. Contesto, però, il momento storico che viviamo in cui la democrazia è atrofizzata. È innegabile che parlamento e sindacato non abbiano peso e che è Draghi, l’uomo forte, a decidere quotidianamente le linee guida su tutto. Una dinamica che non mi piace e che trovo rischiosa. Il dibattito, il confronto, sono il sale della democrazia. E non è retorica».
Non concorda con l’adesione alla maggioranza di governo da parte della Lega?
«Ora, il momento difficile, va bene anche il governo di unità nazionale. Ma i partiti devono tornare ad essere contenitori di idee. Ho iniziato la mia militanza a 16 anni perché credevo in un ideale».
Torniamo al suo “quasi sì” all’addizionale Irpef, è una voce fuori dal coro nel suo partito...
«Se guardo al bilancio della Regione non trovo margini per una voce importante in una società evoluta: il welfare. Ma partiamo dal presupposto che il modello veneto, niente addizionale e razionalizzazione netta dei costi andrebbe esportato. Mi chiedo, però, quanto possiamo reggere. Se l’autonomia arrivasse, fondi inclusi, entro un paio d’anni magari ce la facciamo. Ma abbiamo bisogno di una riforma strategica sul welfare. Dalla denatalità all’assistenza agli anziani. Abbiamo un sistema di case di riposo vecchie, serve un piano per rifarle e, a mio avviso, per rifarle pubbliche».
Si è fatto notare, sei mesi fa, per aver dichiarato che i non vaccinati non andavano trattati da reietti. Colpa dell’aria di casa? Il Bassanese è terra no vax...
«La campagna vaccinale ha funzionato. Il green pass, però non aiuta con i contagi. Certo, serve come acceleratore sui vaccini».
L’altro giorno ha bacchettato il mal governo del Sud...
«Il 40% dei fondi Pnrr al Sud sono meno di quanto normalmente viene stanziato per il Mezzogiorno. Credo nel federalismo e che come Lega, anche in un’ottica di coalizione, dovremmo ribadirlo. Penso ai colleghi di FdI che in Veneto fanno i federalisti ma sappiamo che sono romanocentrici nazionalisti e centralisti. Ecco, noi non lo siamo».
Però la Lega al governo c’è stata ma l’autonomia non si è concretizzata e pure i congressi sono al palo...
«Negli ultimi due anni, purtroppo si è un po’ bloccato tutto ma non è che non ci sia la volontà di costruire e ricostituire un partito vivace. Questa è una delle principali sfide del 2022».
Dicono che è l’ultimo dei salviniani in consiglio...
«Sono stato nella Lega con Bossi, con Maroni e sono stato uno dei primi a sostenere la candidatura di Salvini nel 2013. È un amico, ci siamo conosciuti ai tempi dei giovani padani. Io non seguo le mode, sono un leghista e rispetto il mio segretario così come rispetto il mio presidente. Luca Zaia, in 11 anni mi ha insegnato molto».
E però non le ha dato l’agognato posto da assessore...
«Onestamente? Sì, ci sono stato male un paio di giorni ma finisce lì (ride ndr). La vita è molto di più di un incarico. A me piacciono i ruoli operativi e la sera chiudo la porta di casa e mi chiedo se avrei potuto fare anche di più».
Com’è iniziato il suo percorso politico?
«Mio papà, un elettrauto, era attivista di An ma io non mi ci ritrovavo. Un giorno, in piazza, mi sono avvicinato a un gazebo della Lega e mi sono messo a disposizione. I miei amici andavano in discoteca a 16-18 anni, io prendevo la mia A112 blu notte e battevo la provincia per costruire il gruppo dei giovani».
Come la prese suo padre? «Mi disse “Ma te si mato?” poi però mi ha sempre sostenuto. Anni dopo mi ha restaurato un’altra A112, questa volta Abarth e rosso fiammante».