Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Commercio, per ogni residente cinquanta negozi (piccoli o grandi)
Aprono altri due supermercati. Colombara: si rischiano scatole di cemento vuote
VICENZA Dicembre porta in regalo alla città altri due nuovi supermercati. Il primo, il discount Aldi, ha aperto i battenti ieri in viale Mazzini subentrando al Pam. Il secondo, l’Esselunga, sarà inaugurato a Ponte Alto la prossima settimana. «Regali» che portano nel capoluogo gli esercizi di vendita – alimentari, non alimentari e misti – a 2.213, tra i cosiddetti negozi di vicinato (1.971), le medie strutture di vendita (148) e quelli, di varie superfici, all’interno dei cinque centri commerciali (92). A impattare agli occhi sono soprattutto le medie strutture, quelle che la legge prescrive possano arrivare a 2.500 metri quadrati di superficie di vendita, e i subingressi, anche in relazione a un cambio di offerta merceologica, che interessano spazi non superiori a 1.500 metri quadri. La legge regionale 50 del 2012 ha provocato ripercussioni, non ultima il superamento dei cosiddetti contingentamenti: in sostanza si possono aprire liberamente tutti i tipi di negozi che si vogliono nel rispetto delle previsioni urbanistico edilizie stabilite dal vigente Piano degli interventi di ogni Comune. Il che, nelle percezioni della strada, porta qualcuno a pensare che siano tanti, altri che siano troppi, non spiegandosi la sostenibilità di certe operazioni a meno di non ricondurle a investimenti o all’incremento dei propri asset. C’è anche chi fa un rapido, per quanto parziale, confronto: Vicenza ha un superficie territoriale di 80 chilometri quadrati, gli abitanti sono circa 110 mila, la somma delle superfici di vendita ammonta - solo per le medie strutture e per quelle nei cinque centri commerciali - a 143.162 metri quadri.
Il direttore di Confcommercio Vicenza, Ernesto Boschiero, allarga le braccia. Dice: «Non c’è competizione tra negozi di vicinato, alcuni dei quali si sono reinventati con successo nella pandemia, e le strutture più grandi. C’è tra grandi e grandi». Una competizione, a guardare con gli occhi della memoria, che riporta a circa un decennio fa quando gli sportelli bancari apparivano come funghi. Parlare di futuri scenari di «cannibalismo» non è più un tabù. «Lascia fare al mercato» suggerisce qualche operatore prefigurando una guerra commerciale che forse è già in atto. «Ed è questo il problema – osserva Raffaele Colombara (Quartieri al centro) – rischiamo di trovarci anche degli scatoloni di cemento vuoti. La situazione attuale è frutto di scelte, leggi e previsioni sbagliate, oltre a dinamiche commerciali globali». Dando per buona l’immagine, lo spazio eletto a terreno di scontro sembra essere sempre a ovest. Qui già si concentrano tre dei quattro parchi commerciali del capoluogo, una definizione che combina urbanistica e annona individuando un’area nella quale più esercizi sono collocati in più edifici a prevalente destinazione commerciale e che per contiguità urbana e per sistema di accessi hanno un impatto unitario anche sulla viabilità. Qui, infatti, c’è il parco denominato «Viale della Scienza», che a oggi conta 8.097 metri quadri di superficie di vendita autorizzati e in esercizio; quello dei «Pomari», la cui genesi risale all’omonimo Piruea e che, tra attività esistenti e richieste supera i 20 mila metri quadri; quello di «Viale Trento», nel quale per ora fanno testo i 2.959 metri quadri del Pam. Il quarto, quello di «Via Scolari e viale Serenissima», che con i centri commerciali Palladio e Send, conta una superficie di vendita complessiva pari a 32.778 metri quadri. Un capitolo, quello dei parchi commerciali, scritto per ora solo in parte.