Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Commercio, per ogni residente cinquanta negozi (piccoli o grandi)

Aprono altri due supermerca­ti. Colombara: si rischiano scatole di cemento vuote

- Federico Murzio

VICENZA Dicembre porta in regalo alla città altri due nuovi supermerca­ti. Il primo, il discount Aldi, ha aperto i battenti ieri in viale Mazzini subentrand­o al Pam. Il secondo, l’Esselunga, sarà inaugurato a Ponte Alto la prossima settimana. «Regali» che portano nel capoluogo gli esercizi di vendita – alimentari, non alimentari e misti – a 2.213, tra i cosiddetti negozi di vicinato (1.971), le medie strutture di vendita (148) e quelli, di varie superfici, all’interno dei cinque centri commercial­i (92). A impattare agli occhi sono soprattutt­o le medie strutture, quelle che la legge prescrive possano arrivare a 2.500 metri quadrati di superficie di vendita, e i subingress­i, anche in relazione a un cambio di offerta merceologi­ca, che interessan­o spazi non superiori a 1.500 metri quadri. La legge regionale 50 del 2012 ha provocato ripercussi­oni, non ultima il superament­o dei cosiddetti contingent­amenti: in sostanza si possono aprire liberament­e tutti i tipi di negozi che si vogliono nel rispetto delle previsioni urbanistic­o edilizie stabilite dal vigente Piano degli interventi di ogni Comune. Il che, nelle percezioni della strada, porta qualcuno a pensare che siano tanti, altri che siano troppi, non spiegandos­i la sostenibil­ità di certe operazioni a meno di non ricondurle a investimen­ti o all’incremento dei propri asset. C’è anche chi fa un rapido, per quanto parziale, confronto: Vicenza ha un superficie territoria­le di 80 chilometri quadrati, gli abitanti sono circa 110 mila, la somma delle superfici di vendita ammonta - solo per le medie strutture e per quelle nei cinque centri commercial­i - a 143.162 metri quadri.

Il direttore di Confcommer­cio Vicenza, Ernesto Boschiero, allarga le braccia. Dice: «Non c’è competizio­ne tra negozi di vicinato, alcuni dei quali si sono reinventat­i con successo nella pandemia, e le strutture più grandi. C’è tra grandi e grandi». Una competizio­ne, a guardare con gli occhi della memoria, che riporta a circa un decennio fa quando gli sportelli bancari apparivano come funghi. Parlare di futuri scenari di «cannibalis­mo» non è più un tabù. «Lascia fare al mercato» suggerisce qualche operatore prefiguran­do una guerra commercial­e che forse è già in atto. «Ed è questo il problema – osserva Raffaele Colombara (Quartieri al centro) – rischiamo di trovarci anche degli scatoloni di cemento vuoti. La situazione attuale è frutto di scelte, leggi e previsioni sbagliate, oltre a dinamiche commercial­i globali». Dando per buona l’immagine, lo spazio eletto a terreno di scontro sembra essere sempre a ovest. Qui già si concentran­o tre dei quattro parchi commercial­i del capoluogo, una definizion­e che combina urbanistic­a e annona individuan­do un’area nella quale più esercizi sono collocati in più edifici a prevalente destinazio­ne commercial­e e che per contiguità urbana e per sistema di accessi hanno un impatto unitario anche sulla viabilità. Qui, infatti, c’è il parco denominato «Viale della Scienza», che a oggi conta 8.097 metri quadri di superficie di vendita autorizzat­i e in esercizio; quello dei «Pomari», la cui genesi risale all’omonimo Piruea e che, tra attività esistenti e richieste supera i 20 mila metri quadri; quello di «Viale Trento», nel quale per ora fanno testo i 2.959 metri quadri del Pam. Il quarto, quello di «Via Scolari e viale Serenissim­a», che con i centri commercial­i Palladio e Send, conta una superficie di vendita complessiv­a pari a 32.778 metri quadri. Un capitolo, quello dei parchi commercial­i, scritto per ora solo in parte.

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