Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Crac Bpvi, archiviata dopo 3 anni l’inchiesta bis con 21 indagati
Da Breganze a Miranda, ieri il giudice ha scritto la parola fine per «infondatezza»
VICENZA Inchiesta bis sul default di Bpvi. Era datata 8 aprile 2019 la richiesta dei sostituti procuratori Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori di archiviare il fascicolo con 21 indagati. La parola fine al procedimento è arrivata ieri, con l’ordinanza del giudice per le indagini preliminari Matteo Mantovani che dispone l’archiviazione del procedimento «per infondatezza della notizia di reato» nei confronti degli allora 15 componenti del consiglio di amministrazione dell’ex BpVi (Giovanna Dossena, Franco Miranda, Andrea Monorchio, Roberto Zuccato, Marino Breganze, Giorgio Tibaldo, Gianfranco Pavan, Nicola Tognana, Giovanni Fantoni, Fiorenzo Sbabo, Maurizio Stella, Vitt o r i o D ome n i c h e l l i , Alessandro Bianchi, Maria Carla Macola e Paolo Angius), oltre che dei tre ex esponenti collegio sindacale (Giovanni Zamberlan, Giacomo Cavalieri e Laura Piussi). Al contempo l’archiviazione – ma per improcedibilità - è arrivata anche per l’ex presidente Gianni Zonin, l’ex consigliere di amministrazione
Giuseppe Zigliotto e l’allora direttore generale Samuele Sorato che dovevano rispondere degli stessi reati (aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza falso in prospetto) per cui erano già finiti a processo: il primo condannato (dal mese prossimo affronterà il secondo grado davanti alla corte d’Appello di Venezia), il secondo assolto, il terzo ancora in aula (la sua posizione era rimasta separata per problemi di salute).
Insomma, in ventuno sono rimasti «appesi» per tre anni alla decisione del giudice, che avrebbe anche potuto ordinare un supplemento di indagini o mandarli a processo.
Detto che alcuni dei ventuno chiamati come testimoni nel processo principale per il crac Bpvi avevano scelto - non a caso - di avvalersi della facoltà di non rispondere. Doveroso anche spiegare alcuni passaggi.
A gennaio 2020 era stato il giudice Cristina Arban a respingere la richiesta di archiviazione della procura e il fascicolo era finito poi nelle mani del collega Mantovani. Visto che il Csm (Consiglio superiore della magistratura) non aveva dato il benestare all’applicazione a Vicenza, per quel procedimento, del giudice Arban quando invece il tribulale di Trieste (nel quale era stata trasferita) e la corte d’Appello di Venezia avevano dato il consenso.
Di fatto un’odissea per i 21 indagati. Come per l’ex presidente degli industriali veneti, il vicentino Roberto Zuccato, che aveva ricevuto un avviso di garanzia già nel 2016. «Il mio assistito è sollevato e contento – riferisce il suo avvocato, Elena Dal Dosso - L’ordinanza del gip ha chiaramente evidenziato la sua estraneità riguardo alle operazioni baciate e comunque agli illeciti contestati. Valuteremo prossimamente le azioni da intraprendere in merito alle dichiarazioni rese in sede di indagini, cui lo stesso gip ha attribuito “discutibile attendibilità”».
Il legale di Zuccato «Evidenziata l’estraneità riguardo alle operazioni baciate e agli illeciti contestati»