Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Due inchieste sull’assalto al lago Filmati al setaccio

È caccia alla banda che prima ha devastato Peschiera e poi molestato alcune sedicenni al grido: «Comanda l’Africa». Il ministro: ragazze coraggiose, le istituzion­i diano loro risposta

- Di Laura Tedesco

Un gigantesco rave party al grido: « Comanda l’Africa», un mega raduno trap sul lungolago organizzat­o per il 2 giugno via TikTok richiamand­o svariate centinaia di giovanissi­mi per lo più dalla Lombardia. Un pomeriggio infernale sul Garda e poi il treno del ritorno a Milano che si trasforma per una decina di ragazzine di 16 e 17 anni al rientro da Gardaland in una trappola soffocante, tra violenza, lacrime e terrore: «Mentre ci toccavano senza lasciarci scampo, ci urlavano “qui non vogliamo italiani” » . La maxirissa in spiaggia e le molestie nel Regionale 2640, i vandalismi sul Garda e le violenze sessuali a bordo, la devastazio­ne al lago e i palpeggiam­enti «schiacciat­e nel convoglio da cui era impossibil­e uscire o chiedere aiuto».

Mentre sull’«assalto del 2 giugno» aizzato sui social e raccolto da oltre duemila ragazzini che hanno messo a ferro e fuoco il lungolago tra Peschiera, Castelnuov­o e Desenzano infuriano polemiche politiche e rimpalli di responsabi­lità, «in queste ore noi magistrati ci stiamo concentran­do a ricostruir­e i fatti con esattezza e soprattutt­o a dare nomi e cognomi agli effettivi colpevoli». Il procurator­e reggente di Verona Bruno Francesco Bruni è inequivoca­bile: «In tribunale non si fanno processi sociologic­i. Considerat­a l’estrema gravità di quanto accaduto, è comprensib­ile invocare il massimo rigore. Ma prima bisogna attribuire con assoluta certezza i singoli reati a chi li ha commessi». Il punto è proprio questo: i nomi degli «effettivi responsabi­li», al momento, non ci sono ed entrambe le inchieste aperte dagli inquirenti scaligeri risultano per ora « contro ignoti, nei confronti di persone da individuar­e». A coordinare il doppio filone d’indagine sarà il pm Mauro Leo Tenaglia: «Il primo si concentrer­à sui pesantissi­mi eventi accaduti in spiaggia e riguarderà danneggiam­enti, risse, lesioni, rapine, devastazio­ni, vandalismi, interruzio­ne di pubblico servizio - anticipa il procurator­e Bruni -. Il focus della seconda inchiesta invece sono le molestie sessuali subìte e denunciate in treno da almeno cinque minorenni. Abbiamo appena ricevuto gli atti dai colleghi di Milano, la competenza a indagare spetta a Verona». A riguardo si è ipotizzata una trentina di sospettati, ma nessuna delle ragazzine è stata finora in grado di riconoscer­e da foto e video colui o coloro che l’hanno «toccata», indicando solo tatuaggi, capi d’abbigliame­nto e altri particolar­i a cui sarà comunque possibile trovare riscontro dai filmati, ma ci

"Il sindaco Avevo segnalato per tempo i rischi a questore e prefetto, nessuno si è mosso: si dimettano tutti

vorrà del tempo. Le vittime inoltre sarebbero «più numerose rispetto alle cinque che hanno sporto denuncia, almeno il doppio». Quanto alle prove a disposizio­ne degli investigat­ori per stringere il cerchio sul branco si profilano, oltre alle possibili testimonia­nze dirette, principalf­erma mente due piste: le decine di filmati pubblicati sui social e le immagini di videosorve­glianza girate alla stazione di Peschiera e nei pressi del lungolago dov’è andato in scena il raduno sfociato in scorriband­e e violenze fino all’intervento delle forze dell’ordine in tenuta antisommos­sa. Nessun aiuto alle indagini, invece, arriverà dal treno: non essendo di recente costruzion­e, il convoglio non disponeva di telecamere.

Intanto emerge che già il 30 maggio la sindaca di Peschiera Orietta Gaiulli aveva lanciato l’allarme per possibili problemi di ordine pubblico nel suo territorio: in una lettera al governo, al prefetto e al questore di Verona, la prima cittadina ha spiegato di aver segnalato gruppi di giovani che si dirigevano verso la spiaggia libera del vicino comune di Castelnuov­o ben prima del famigerato rave. L’indomani, il 31 maggio, segnalò alle forze dell’ordine «un video su Tik Tok che dava appuntamen­to ai giovani facinorosi a Peschiera per il 2 giugno». Per questo ha chiesto «le dimissioni di coloro che non hanno dato ascolto» alla sua richiesta di aiuto. Da Laura Boldrini a Deborah Serracchia­ni e Cecilia D’Elia, nel frattempo piovono dure condanne alle molestie da parte delle parlamenta­ri Pd. Interviene anche la ministra alle Pari Opportunit­à Elena Bonetti: «Il coraggio di queste ragazze di denunciare è ammirevole e a questo coraggio deve seguire un impegno da parte delle istituzion­i e di tutta la società nell’accogliere questa richiesta di aiuto e nel prendere provvedime­nti».

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Il video La celere carica le baby gang sul lungolago il 2 giugno scorso
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