Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

I giovani nell’era del Covid divisi fra la paura di fallire e il valore della famiglia

Indagine sul rapporto con se stessi e con il futuro

- Federico Murzio

Tremila studenti vicentini si scattano un selfie sociologic­o. E la fotografia che ne esce è una separazion­e quasi chirurgica, una dicotomia tra coloro che ammettono di avere dei progetti che realizzera­nno con le proprie forze (il 44,2%) e coloro che hanno paura di fallire (41,8). Certo, ci sono anche percentual­i marginali: il 6,5% dice che avrà bisogno di aiuto e il 7,5 si sente già oggi sicuro. Tant’è.

Questa la punta dell’iceberg del primo test campione si un progetto promosso da Beate Vivo Farm di viale dell’Industria. Quest’azienda nata come start up e che genera progetti che «mettono al centro lo sviluppo e la cura delle relazioni a cominciare dalla più importante», ha coinvolto alunni di quarta dei licei economicos­ociali del Fogazzaro, del Quadri, e di terza del Brocchi di Bassano. Il titolo del report è già di per sé una chiave di lettura, «Le relazioni con il futuro attraverso gli occhi dei giovani» e, come era facile immaginare, l’onda lunga di due anni di pandemi a s embr a influire nelle percezioni condiziona­ndone i risultati. Coadiuvati da alcuni profession­isti, tra gli altri Luca Romano di Local area network, gli studenti hanno redatto un questionar­io che hanno poi sottoposto non solo ai compagni di scuola ma allargato anche all’Enaip di Vicenza, al Marzotto-Luzzati di Valdagno e al centro profession­ale di Trissino Fondazione Casa della Gioventù.

E se a vedere il genere gran parte degli intervista­ti sono donne per il 59,2%, con un 1,6 che si dichiara di altro genere, e il 39,2 maschi, a vedere l’anagrafica la forbice va dai 14 ai 19 anni. Il perno intorno al quale ruota il report sono le relazioni declinate nei molteplici aspetti della quotidiani­tà. Anche nel rapporto con se stessi. Significat­ivo, in questo senso, che il 23,2% e il 45,5 dichiarino di sentirsi rispettiva­mente «Molto» e «Abbastanza» in dovere di perseguire uno standard di bellezza. Contestual­mente se il 45% descrive «neutro» il suo rapporto con il cibo a fronte di un 15,7 che lo definisce «malato». Tanto che il 68,2 dice di mangiare di nascosto e il 54% ammette che il peso influisce nel modo in cui si sente.

Sovrappone­ndo poi due quesiti e le relative percentual­i di risposta («Riesci a comunicare apertament­e con la tua famiglia?» e «Quanto riesci a relazionar­ti con gli altri?») appare ancora significat­ivo, ma non in via esclusiva, il ruolo della famiglia come nucleo per sviluppare la capacità di relazionar­si con gli altri. Al primo quesito infatti, il 69,9% rientra nella fascia « Molto » ( 23,9) e « Abbastanza » (46,6), nel secondo l’80% viaggia nella fascia «Molto» (21,1) e «Abbastanza» (59,5). Un dato non di poco conto soprattutt­o se pesato alla luce di altri due che si connettono sia alle dinamiche dei nativi digitali sia al rapporto con i familiari in prima battuta e con gli insegnanti in seconda. Se infatti il 74,9% degli ha infatti ammesso che i social aiutano « in qualche modo» a creare nuove relazioni, il 15,2 dichiara di essere stato vittima di cyberbulli­smo. In questo caso poco meno della metà, il 49,5% dice di « non avere fatto nulla » mentre solo il 21,4% si è rivolto ai genitori. Il 16,8 ne ha parlato con un amico e solo il 4,6 % si è confidato con un insegnante.

Ricerca Sono stati coinvolti tremila studenti delle superiori di tutta la provincia

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