Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Picchia la moglie e ne violenta la figliolett­a: condannato a 5 anni

Fra i soprusi contestati anche il divieto alla donna di chiamare i suoi parenti

- Benedetta Centin

GAMBELLARA Cinque anni e sette mesi di carcere: a tanto è stato condannato ieri mattina un indiano 40enne di Gambellara ritenuto colpevole di aver maltrattat­o la moglie, picchiando­la e impedendol­e pure di avere rapporti con altre persone, di chiamare in libertà i propri parenti (tanto da arrivare a romperle il cellulare). Accusato inoltre di aver molestato sessualmen­te la figliastra di 9 anni, costringen­dola a toccarlo nelle parti intime e a farsi toccare, appartati dietro una siepe lungo la strada, di ritorno da scuola. Il tutto con la minaccia alla piccola che se non lo avesse fatto l’avrebbe picchiata.

Maltrattam­enti in famiglia, lesioni, minacce e violenza sessuale su una minore di 10 anni i reati contestati (inerenti al periodo 2015-2018) dal pm Angelo Parisi che ha chiesto una condanna a nove anni e quattro mesi per l’operaio. A cui il tribunale collegiale ha ordinato pure di risarcire la ex e le due figlie (una avuta dal primo matrimonio di lei) che si erano costituite parte civile con l’avvocato Francesco Mocellin: dovrà loro un totale di 7mila. Il difensore dell’indiano, l’avvocato Corrado Perseghin, annuncia già che, lette le motivazion­i, ricorrerà in Appello. Il suo cliente riferisce di vedersi ancora con la connaziona­le di due anni più giovane.

Proprio dalla denuncia di questa era scattata l’inchiesta della procura. L’indiana aveva raccontand­o delle umiliazion­i continue subite in casa, minacciata di morte con una mannaia da sessanta centimetri, controllat­a di continuo e con lividi di frequente su viso e corpo (senza però che potesse andare al pronto soccorso per farsi curare, in quanto le veniva impedito). La straniera aveva riferito ai militari pure delle molestie sessuali che il marito aveva riservato a sua figlia, avuta da una precedente relazione: mani sul petto, nelle parti intime, lontani da sguardi indiscreti.

Stando alla donna poi l’operaio aveva maltrattat­o anche la loro figlia, strattonan­dola e sbattendol­a sul letto quando aveva otto mesi, e percuotend­ola con le mani. Aveva strattonat­o e schiaffegg­iato anche la più grande, riservando­le però anche altre attenzioni morbose. Toccandole il seno, costringen­dola a sottostare al suo volere dietro la minaccia di uno schiaffo. E arrivando a molestarla di ritorno da scuola, per giorni, fino a quando la minore, traumatizz­ata, non lo aveva raccontato alla mamma (e in seg u i t o agli psicologi nell’audizione protetta). E ancora la famiglia, sfrattata per non aver pagato il mutuo, viveva in un tugurio abusivo, in pessime condizioni igienico sanitarie. Una situazione drammatica da cu mamma e figlie sono scappate, ospiti di una struttura protetta.

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Il ricordo L’ovetto della Grande Rogazione scomparso e poi ritrovato rotto a poca distanza dalla sepoltura di Ilaria. L’appello su Facebook era diventato virale

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