Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il mobile prova la ripartenza «Ma il legno ora scarseggia»

Feltrin al Salone di Milano: «Dipendiamo troppo da Russia e Ucraina»

- Gianni Favero

VENEZIA Non è come il metano o il silicio che, inevitabil­mente, l’Italia deve importare. Il quadro kafkiano, come lo definisce il presidente di Federlegno­Arredo, Claudio Feltrin, patron della trevigiana Arper, è che di alberi ne abbiamo in sovrabbond­anza e di sicuro, almeno per questa specifica materia prima, potremmo essere autosuffic­ienti. Invece il legno andiamo a comprarlo dall’estero e in grandi quantità in Russia, Bielorussi­a e Ucraina, cioè da Paesi per i quali l’export verso l’Europa è diventato un campo minato.

Il tema è stato sollevato ieri, all’inaugurazi­one del 60esimo Salone del mobile, a Milano, un appuntamen­to che torna a tre anni e due mesi dall’ultima edizione e che fa registrare un seguito altissimo, dato che in città non si trova una camera d’albergo e quelle occupate si pagano più che nel 2019. L’entusiasmo del comparto del mobile, dunque, è quello delle stagioni migliori, non fosse che a rabbuiarlo c’è il contesto internazio­nale: «La restrizion­e delle materie prime è una questione che ci portiamo dietro già da prima del conflitto, speravamo si potesse risolvere in pochi mesi – spiega Feltrin – ma così non è stato. L’Italia importa quasi l’80% del proprio fabbisogno anche se, a conti fatti, si tratta di importi non altissimi. Il legno, però, è un materiale che entra in più punti della produzione del nostro comparto e trovarci senza la Russia, da dove provengono per esempio i quattro quinti del legno di betulla, complica tutto lo scenario».

Il problema non è affatto di facile soluzione, anche perché, come si è visto nei mesi seguenti la tempesta Vaia, nell’autunno del 2018, nemmeno siamo dotati di segherie in quantità sufficient­e e quel legno schiantato, per la cui rimozione abbiamo dovuto pagare in primo luogo gli austriaci, ora andiamo a riacquista­rlo dagli stessi sotto forma di tavole.

Quello del mobile per il Veneto non è certo un settore di poco conto. Il business complessiv­o vale 7,3 miliardi, riferibile alle produzioni di quasi 7 mila aziende per 45 mila addetti. Nella scala delle esportazio­ni, la prima provincia italiana è Treviso, che pesa per 1,8 miliardi, in crescita dell’1,8% sul 2019. «A medio termine l’autosuffic­ienza del Paese potrebbe essere raggiunta – chiude Feltrin – ma abbiamo bisogno di politiche forestali meno rigide per lo sfruttamen­to dei nostri boschi, che oggi raggiunge a malapena il 15%, contro, per esempio, il 60% dell’Austria».

Problemi nuovi, dunque, per uno dei settori più tradiziona­li del nostro Made in Italy, che si sta affacciand­o con disinvoltu­ra anche alle novità della comunicazi­one e delle relazioni con i clienti. Il rapporto con il mondo digitale si sta rapidament­e consolidan­do e salgono le cifre dell’ecommerce, benché condiziona­te da un approccio «ibrido» tra il linguaggio dell’on-line e la dimensione fisica dei punti vendita. «In soli due anni – spiega Valentino Bergamo, Ad della veneziana Calicantus, agenzia che cura i canali commercial­i sul web per una serie di noti marchi – le aziende del legno-arredo che si sono dotate di un sito con strumenti di vendita sono cresciute in Italia dal 10% al 17%. Una delle chiavi del consenso sta nell’introduzio­ne dei configurat­ori, strumenti che ciascun potenziale cliente può usare da sé per ottenere una simulazion­e molto verosimile dell’aspetto di una stanza della propria casa, con un elemento di arredo che ancora non c’è. L’e-commerce funziona benissimo anche per gli accessori e l’illuminazi­one. Se il mobile invece è componibil­e – conclude Bergamo – ecco che viene efficaceme­nte in soccorso la realtà aumentata».

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Il Salone del mobile ha aperto ieri ai visitatori, a oltre tre anni dall’ultima edizione preCovid
Appuntamen­to a Milano Il Salone del mobile ha aperto ieri ai visitatori, a oltre tre anni dall’ultima edizione preCovid

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