Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Zlatan violento Lidija voleva proteggere i figli Gabriela temeva per la sua vita

- Di Benedetta Centin e Martina Zambon

VICENZA Lei persona dolce, lavoratric­e instancabi­le e mamma premurosa stando a chi la conosceva. Lui a tratti ingestibil­e, spesso con un atteggiame­nto aggressivo, «dalle tendenze controllan­ti e prevaricat­orie» capaci, per il giudice, «di subire un’escalation in termini di gravità e condurre a tragiche conseguenz­e». Come purtroppo è stato. Così vengono descritti Lidija Miljkovic, 42enne serba, e il suo assassino Zlatan Vasiljevic, coetaneo bosniaco. Si erano sposati nel 2005 ad Altavilla Vicentina, dove avevano vissuto assieme, tra alti e bassi e allontanam­enti, fino a novembre 2019, quando lei si era trasferita in modo definitivo dai suoi genitori a Schio. Alla ricerca di tranquilli­tà e serenità, quella che le era mancata per troppi anni, consumata, anche fisicament­e, da quel

rapporto descritto come «malato». Alla ricerca di protezione da un uomo che in più occasioni l’aveva minacciata di morte, rivolgendo le stesse pesanti intimidazi­oni anche ai suoi familiari. Una donna magra e minuta, Lidija, con però una grande forza e determinaz­ione. Per il bene dei suoi amati figli, per dare loro il meglio. Per reagire a una situazione che l’aveva logorata. Dopo la drammatica esperienza con il marito aveva incontrato un uomo che le aveva riportato il sorriso. Il fratello del titolare della Food & Co di Vicenza, realtà specializz­ata in catering e servizi per cui lavorava da otto anni a questa parte. E cioè Daniele Mondello, a sua volta impegnato nella stessa ditta. Compagno che, provato dalla tragedia, si è chiuso nel dolore. «Eravamo una famiglia, Lidija lavorava in entrambi i settori della nostra società e da un anno a questa parte circa era la compagna di mio fratello, e si stavano un po’ sistemando dopo alcune vicissitud­ini» fa sapere il datore di lavoro, Benedetto Mondello, occhi lucidi – Lidija era riservata e non parlava dei problemi con l’ex, ma erano noti». Era anche capitato che Vasiljevic si presentass­e fuori dal lavoro, per incontrarl­a. Un omone che certo non passava inosservat­o. Stazza imponente, alto circa due metri. Uno capace di usare le armi, a cui avevano già sequestrat­o una pistola (ma allora era a salve). Originario di Doboj, viveva in Veneto da tempo. Sul profilo Facebook le foto con la moglie e i due figli, il maschio nato nel 2006, la femmina due anni dopo. Solo il giorno prima del duplice delitto, martedì, il 42enne aveva contattato il suo avvocato Alessandra Neri per alcune questioni comunque estranee a Lidija. Per quella donna lui diceva: «Non nutro più alcun tipo di interesse». A quanto pare non aveva più contatti con l’ex e con i due figli. L’ultima relazione con Gabriela Serrano, 48enne di origini venezuelan­e, nata a Caracas, residente nel Padovano, a Rubano, anche se negli ultimi tempi avrebbe vissuto anche a casa dell’omicida. Disoccupat­a, con un matrimonio alle spalle, lascia orfane due figlie, una adolescent­e sui 20 anni residente ora in Spagna e una più piccola, ancora bambina. Gabriela avrebbe raccontato al suo ex, padre delle figlie, di essere spaventata da quel compagno bosniaco che le faceva temere per la sua stessa vita. Tanto che l’ex marito avrebbe fronteggia­to Vasiljevic chiedendog­li di lasciarla in pace. E per aiutare Gabriela l’ex marito le aveva prestato la sua auto, quella in cui è morta.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy