Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Le valigie in auto ma il piano salta E il killer lancia granate sulla A4
Un automobilista è stato investito dalle schegge. Gabriela ammazzata con un colpo alla nuca
VICENZA Chissà cos’è passato nella testa di Zlatan Vasiljevic, quando ieri mattina s’è messo a lanciare granate verso l’autostrada: due piccoli ordigni «di fabbricazione slava modello M52», annotano gli investigatori. Difficile pensare che anche questo facesse parte del suo piano, o almeno non in quel modo insensato.
Il 42enne bosniaco, dopo aver ammazzato l’ex moglie Lidija Miljkovic, voleva fuggire: lo dimostrano le due valige e i borsoni ritrovati nel bagagliaio della Mazda. All’interno, abiti, scarpe, accessori... Tutto il necessario per affrontare i primi giorni da latitante. In fondo, gli sarebbero bastate poche ore di viaggio per raggiungere il confine e magari dirigersi in patria. Invece ha cambiato idea e, con la fidanzata venezuelana Gabriela Serrano nel sedile posteriore, s’è fermato in quella piazzola di sosta lungo la tangenziale che attraversa Vicenza.
Probabilmente, quando ha deciso di far esplodere le due granate, aveva già ammazzato anche lei, sparandole un colpo alla nuca. Di certo c’è che l’uomo ha lanciato un primo ordigno che è finito nel fossato che separa il guardrail della tangenziale da quello che delimita l’autostrada A4. L’esplosione ha causato un cratere nel terreno. Ma è la seconda bomba ad aver provocato i rischi maggiori, perché avrebbe raggiunto la carreggiata esplodendo proprio mentre sopraggiungeva una vettura. Il conducente ha avvertito il botto ma ha proseguito ugualmente la corsa: di certo non immaginava di aver impattato contro le schegge di un piccolo ordigno. In tarda mattinata è andato dal meccanico e solo in quel momento ha notato i pezzi di metallo che si erano conficcati nella carrozzeria. Gli è andata bene.
A quel punto, gli uomini del questore Paolo Sartori hanno impiegato poche ore per rintracciare l’auto nella piazzola di sosta. I cadaveri di Zlatan Vasiljevic e Gabriela Serrano erano ben visibili, entrambi sul sedile posteriore. Ma il bosniaco aveva ancora in mano la pistola con i colpi in canna, mentre nell’abitacolo i poliziotti hanno subito notato la spoletta di una delle M52. Il timore che la vettura fosse carica di esplosivo, ha comportato l’intervento degli artificieri e dell’Unità operativa di pronto intervento della Polizia. Chiuso per ore il traffico lungo tangenziale e autostrada, gli investigatori si sono allontanati per lasciare campo libero al robot-artificiere che è stato fatto avvicinare prima che un agente, con indosso la tuta protettiva, potesse finalmente ispezionare l’interno dell’abitacolo. A seguire la delicata operazione è arrivato anche il procuratore di Vicenza, Lino Bruno.
Sono stati attimi di tensione ma fortunatamente non sono stati trovati altri ordigni inesplosi, sebbene la vettura presentasse dei segni di bruciatura forse provocati dalla bomba finita nel fossato. Nell’auto utilizzata dal killer c’era però una seconda pistola, oltre a quella utilizzata per uccidere l’ex moglie e la fidanzata. E ora c’è da capire come potesse uno come Vasiljevic - un pregiudicato con problemi di alcolismo e di gestione della rabbia - aver rimediato armi da fuoco e granate.
Le indagini non sono concluse, resta da ricostruire perché il bosniaco abbia deciso di attuare il suo piano proprio ieri mattina, quando mancavano poche ore all’appuntamento programmato proprio con l’ex moglie per discutere del passaggio di alcune proprietà. E anche il ruolo della fidanzata Gabriela Serrano va chiarito: è una vittima, ovvio, ma cosa ci faceva in auto con il killer al momento del primo omicidio? In pochi credono che possa essere stata complice consapevole di quel terribile piano.
Esplosivi
Nell’auto c’erano altre granate M52 di fabbricazione slava. Sono intervenuti gli artificieri