Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il rafting, gli scacchi, la buona cucina ritornano i turisti (italiani e stranieri)
È boom di prenotazioni. Bonotto e Astuni: «Ma manca una strategia di promozione»
Avvio con il botto per la stagione turistica bassanese. Complici il caldo e qualche ponte lungo, nell’ultimo mese la città e il territorio hanno registrato un significativo numero di presenze e le prenotazioni per tutta la bella stagione fanno ben sperare. A scegliere il Bassanese, dove in media si fermano due giorni, non sono solo gli italiani, ma anche stranieri, soprattutto tedeschi e austriaci che da soli rappresentano circa il 70 per cento degli arrivi, e poi francesi, inglesi e il ritorno degli americani. Prenotazioni già arrivate anche per partita degli scacchi di Marostica a settembre. «Siamo contenti: il settore si sta riprendendo – osserva Caterina Bonotto, presidente della categoria albergatori di Confcommercio Bassano – a Pentecoste, che per le popolazioni tedesche significa un anticipo delle vacanze estive, abbiamo registrato un notevole incremento negli alberghi e nella ristorazione. Non siamo ancora ai livelli pre pandemia, ma i segnali sono buoni».Turismo di piacere che porta perlopiù gruppi e famiglie, ma anche d’affari che, dopo un periodo di stallo, sembra essere ripartito bene. A richiamare visitatori non sono solo l’arte, la storia, la cultura locali. «Molti si dedicano alle attività outdoor, tra escursioni a piedi e in bicicletta, il rafting sul Brenta, il volo libero solo per citarne alcuni dei più gettonati – spiega l’albergatore Roberto Astuni - che si completano con le altre proposte e peculiarità del posto: dalla cucina alla cultura. Sta emergendo una tipologia di turismo per tematismo, costruita su misura, che asseconda le passioni e gli interessi di ciascuno». Bonotto aggiunge: «Spesso i visitatori arrivano già preparati su quello che possono trovare nel territorio».
A detta degli operatori del settore, oggi, c’è anche una propensione alla spesa maggiore da parte di chi si sposta. «Il turista vuole sentirsi coccolato e poter soddisfare qualche capriccio: vuole stare bene», afferma Astuni.
Tuttavia, a fronte di un’impennata di arrivi e di un buon fatturato, nel comparto sono lievitati i costi delle materie prime e delle utenze. «Il guadagno viene eroso da queste uscite », commenta l’ albergatore. Quello che manca per rilanciare il territorio come destinazione turistica è una strategia strutturata di promozione e di valorizzazione dell’identità locale, che gli addetti ai lavori speravano di aver individuato nel marchio d’area per il quale si sono impegnati per anni. «Il progetto non è decollato, ma non certo per volere nostro – sottolinea Astuni – Purtroppo la parte pubblica non ci ha dato una mano: non ha capito che il turismo calato dall’alto dalla politica non funziona. Ogni territorio ha una propria identità e delle specificità ed è su quelle che si deve puntare. Non tutte le destinazioni sono uguali: noi siamo diversi dal mare o dai monti. Inoltre, come possiamo lanciare sul mercato le opportunità, le manifestazioni del territorio se non c’è qualcosa che lo identifica. Bocciata la nostra iniziativa del marchio d’area, non c’è ancora una proposta alternativa». Anche Caterina Bonotto si è soffermata su questo punto. «Abbiamo territori limitrofi che sono già pronti con i rispettivi marchi – ha detto – Non essere riconosciuti, non avere una denominazione potrebbe penalizzarci».