Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Killer libero, il ministro invia gli ispettori a Vicenza Il giallo dell’ultimo biglietto

Accertamen­ti sull’iter giudiziari­o. Nella sentenza d’Appello: «Positivo il percorso di rieducazio­ne»

- A.Pri.

VICENZA Lidija Miljkovic e Gabriela Serrano, le donne uccise mercoledì da Zlatan Vasiljevic, erano vittime designate di un uomo libero nonostante il suo burrascoso passato. Il ministro Cartabia ha deciso di inviare gli ispettori per ricostruir­e la sua storia giudiziari­a. Intanto è spuntato un misterioso biglietto.

VICENZA La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha deciso di inviare gli ispettori nel Palazzo di Giustizia di Vicenza per «avviare approfondi­menti» sul duplice femminicid­io di mercoledì, quando il bosniaco Zlatan Vasiljevic ha prima ucciso l’ex fidanzata – Gabriela Serrano, 36 anni di Rubano (Padova) – e poi l’ex moglie Lidija Miljkovic, 42, dalla quale era separato ormai da qualche anno. Dopo aver aperto il fascicolo «il primo passo dell’ispettorat­o – rivelano fonti di via Arenula - sarà chiedere una relazione ai vertici degli uffici giudiziari».

L’«indagine» del ministero punta a verificare la correttezz­a dell’iter giudiziari­o che in questi anni ha interessat­o il killer, denunciato più volte da Lidija per maltrattam­enti e abusi, quando ancora vivevano sotto lo stesso tetto ad Altavilla Vicentina. Tribunale e procura dovranno quindi ricostruir­e di fronte agli ispettori non solo i processi ma soprattutt­o i provvedime­nti adottati per tenere Vasiljevic – un violento e con problemi di alcolismo - lontano dall’ex moglie e dai figli. Lo scopo è stabilire se la «macchina della Giustizia» abbia fatto tutto ciò che era possibile per evitare quel bagno di sangue.

«Se ci fossero delle responsabi­lità di carattere omissivo grave - ha detto il sottosegre­tario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto - saranno verificate e i responsabi­li dovranno rispondern­e. È chiaro che i meccanismi di verifica devono essere curati con grande attenzione, evitando l’emotività della necessità di trovare per forza dei colpevoli». Premesso tutto questo, Sisto assicura «massima severità, massima puntualità, ma anche massimo equilibrio nella individuaz­ione delle responsabi­lità. Le regole ci sono, bisogna applicarle con più convinzion­e».

L’annuncio dell’invio degli ispettori è arrivato nel pomeriggio di ieri. Poche ore prima, il procurator­e di Vicenza, Giorgio Bruno, aveva diffuso una nota nella quale ricostruis­ce il fascicolo giudiziari­o dell’assassino. Quasi una risposta preventiva al ministro.

Il magistrato ricorda che l’ultima denuncia per maltrattam­enti presentata da Lidija nei confronti del marito risale al marzo del 2019: Vasiljevic fu subito ammanettat­o e trascorse nove giorni in carcere e poi quasi nove mesi ai domiciliar­i, seguiti da altri quattordic­i mesi con il divieto di avviciname­nto all’ex moglie e ai loro due figli, e l’obbligo di presentars­i tre volte la settimana in caserma ad Altavilla. «È stato pertanto continuati­vamente sottoposto a misure cautelari per circa due anni» sottolinea il procurator­e. Misure venute meno solo nel febbraio 2021, quando la Corte d’appello di Venezia ha ridotto la condanna dell’uomo a un anno e sei mesi (quattro mesi in meno rispetto alla sentenza di primo grado) concedendo la sospension­e condiziona­le della pena. Solo a quel punto, il bosniaco è tornato libero.

All’epoca, i giudici di secondo grado scrissero nella sentenza che l’imputato aveva partecipat­o agli incontri al Serd per curare la dipendenza dall’alcol e seguito quelli organizzat­i da una struttura di recupero per uomini maltrattan­ti di Bassano. I referenti avevano riferito alla Corte «l’esito positivo del percorso psicologic­o rieducativ­o» ed è proprio sulla base di quelle relazioni che i giudici sancirono una «prognosi favorevole circa la futura astensione dalla commission­e di altri reati».

È invece ancora in corso a Vicenza (ma si interrompe­rà per morte del reo) il processo per le aggression­i denunciate da Lidija prima del 2018.

Se il referente del centro di cura bassanese è già stato sentito in questura (proprio per capire come si sia arrivati a definire il bosniaco non più pericoloso), saranno gli ispettori del ministero a verificare l’iter giudiziari­o.

Ma il clima di sospetti preoccupa l’Associazio­ne nazionale magistrati, che parla di «ripetuti attacchi ai colleghi vicentini in ordine a presunte negligenze che avrebbero in qualche modo condotto ai tragici eventi». La giunta regionale dell’Anm assicura che «al di là dei doverosi accertamen­ti, preme rimarcare come non emergano in nessun modo elementi che consentano di stigmatizz­are l’operato dei magistrati vicentini, che non presenta criticità avendo tempestiva­mente approntato, a norma di legge, ogni misura possibile». L’Associazio­ne invita infine a definire nuovi percorsi per la protezione delle vittime, perché «situazioni come quella accaduta, richiedere­bbero interventi di sostegno e controllo sociale che non possono essere rimessi in unica istanza alla magistratu­ra».

L’Anm «Ripetuti attacchi ai colleghi su presunte negligenze che non ci sono state»

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I parenti di Lidija Ieri si sono riuniti sul luogo dov’è stata assassinat­a. Mazzi di fiori e un messaggio; «La tua bimba è stata promossa con 9»
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