Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Monsignor Pizziol verso la pensione «Resto nel Vicentino voglio fare il prete»

- di Mauro della Valle

VICENZA « Nunc pro tunc »: a questa formula di diritto canonico, che significa «ora per allora» è legato il futuro prossimo del vescovo di Vicenza, monsignor Beniamino Pizziol, che mercoledì prossimo compirà 75 anni e che, come stabilito dalle norme, dovrà presentare la rinuncia per raggiunti limiti di età al pontefice, che deciderà se accettarla a seconda delle circostanz­e.

«Ho inviato per tempo la mia lettera di dimissioni al Papa – ha spiegato monsignor Pizziol ieri mattina in Curia, nel corso del suo saluto ai giornalist­i - e ora non posso che aspettare la sua decisione». Incuriosis­cono le parole «per tempo», sapendo come nei suoi undici anni di permanenza a Vicenza (è giunto in città il 19 giugno del 2011), il vescovo Pizziol abbia sempre misurato le parole. Significa che spera abbiano già individuat­o il suo successore? «Significa – risponde il presule accennando un sorriso – che mi auguro di poter presto diventare un collaborat­ore pastorale in una comunità vicentina di fratelli, mettendomi a disposizio­ne del parroc o » . Qu a l e s i a q u e s t a comunità, ammesso che papa Francesco accetti la lettera di dimissioni di monsignor Pizziol, è difficile dire, ma un altro vescovo molto caro ai vicentini, Pietro Nonis, si ritirò a Brendola nella Casa vescovile di Villa Veronese, ora spazio di inclusione sociale gestito da Diakonia Onlus, braccio operativo della Caritas.

In ogni caso, è un passaggio molto in linea con la figura di papa Francesco e stupisce un po’ che il veneziano Pizziol, ordinato vescovo ausiliare di Venezia nel 2008, abbia deciso ora di rimanere in terra vicentina. Una delle diocesi più grandi d’Italia, la decima per estensione come numero di abitanti (848.162 nel 2020), che lo ha impegnato in quella che fin dall’inizio ha considerat­o la sua missione primaria: le visite pastorali, che ebbe modo di conglobare con le visite ai missionari vicentini in Brasile e in Africa, nel Camerun, dove nel 2014 furono rapiti due sacerdoti.

Fu quello il momento più difficile del suo servizio?

«Senza dubbio i 57 giorni più lunghi e angosciant­i, che per fortuna si risolsero e portarono poi all’apertura di una nuova missione in Mozambico».

Quali invece i momenti più belli?

«Le visite pastorali: l’incontro con migliaia di persone, con le comunità parrocchia­li, con i bimbi e i ragazzi nelle scuole, ma anche con gli amministra­tori, per capire le problemati­che del territorio e la visita, ogni sabato mattina, agli ammalati, per portare un po’ di speranza, oltre naturalmen­te alla celebrazio­ne liturgica, altro “compito” che mi è molto caro, anche se la pandemia ha sicurament­e portato, per varie ragioni, ad un calo di fedeli, più in città che in provincia. Tuttavia, ho la fortuna (scherza, ndr) di celebrare ogni mattina alle 8 la santa messa in Duomo per “i miei parrocchia­ni”».

Cosa le è pesato di più in questi anni?

«L’amministra­zione, che noi definiamo “Munus Regendi”, che però mi ha dato l’opportunit­à di conoscere ad uno ad uno, nel corso del tempo, 520 parroci in rappresent­anza di 355 parrocchie. Ora ne sono rimasti 389: molti di loro sono purtroppo morti, altri si sono trasferiti e c’è anche chi ha scelto di dimettersi, e questo rappresent­a sempre una piccola sconfitta per noi, che siamo i loro “padri”».

Carenza di vocazioni, diminuzion­e dei fedeli, accorpamen­to delle parrocchie. Tanti problemi, ma quali soluzioni?

«Fu Don Valentino Grolla, un prete vicentino più di 30 anni fa a proporre, anche a livello nazionale, alcune ipotesi, tra le quali l’unione delle unità pastorali, che non è una semplice sommatoria di parrocchie, ma il voler dare una dimensione comunitari­a alla Chiesa. A questo, aggiungo la fraternità presbiteri­ale, che significa vivere assieme, evitando le forme di isolamento dei parroci di un tempo. Oggi qui rimangono solo 10 parrocchie singole. Credo sarà una via obbligata».

Che Vicenza lascia, rispetto a quella in cui è arrivato?

«Sono addolorato di aver dovuto assistere ad atti di violenza e in particolar­e ai femminicid­i, ultimo purtroppo, quelli dell’altro giorno, e a diverse fasi di difficoltà economiche per le persone, ma Vicenza ha una grande forza nella sua gente e nei suoi imprendito­ri ed è in grado di risollevar­si sempre».

Come festeggerà il suo compleanno?

«Come quando ero piccino e la “degna povertà” non concedeva troppi lussi».

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Vicenza ha una grande forza nella sua gente e nei suoi imprendito­ri ed è in grado di risollevar­si sempre

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Presule Monsignor Beniamino Pizziol è vescovo di Vicenza dal 2011

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