Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

LA SOCIETÀ MAGRA E GLI ULTIMI ITALIANI

- Di Vittorio Filippi

«Gli ultimi italiani» è il titolo dell’ultimo libro dello statistico Roberto Volpi che parla appunto della (probabile) estinzione degli italiani. E se non è estinzione, poco ci manca. Un paio di esempi in cui i numeri parlano chiaro: in Italia il totale di cani e gatti, animali da compagnia per eccellenza, è di circa quindici milioni; le famiglie con figli sono 8,4 milioni, con una media di figli per ognuna sotto 1,5: quindi, nelle famiglie italiane, ci sono più cani e gatti che figli. Esempio numero due: con le attuali tendenze demografic­he Venezia (tutto il comune, non solo il centro storico) scomparire­bbe tra un secolo e mezzo e la laguna tornerebbe disabitata come ai tempi che precedette­ro le invasioni barbariche.

PADOVA I familiari e i tanti amici di Corrado Levorin sono rimasti aggrappati sino all’ultimo alla speranza di poterlo riabbracci­are, ma il ritrovamen­to dei resti del velivolo e i corpi del pilota e dei passeggeri hanno materializ­zato subito l’ipotesi più temuta. «L’intera comunità si stringe attorno alla famiglia Levorin per la perdita di Corrado» scrive dai canali social del comune il sindaco di Polverara, Alice Bulgarello, poco dopo aver appreso la tragica notizia. Nel piccolo centro padovano vivono i genitori, la madre Grazia e il padre Graziano - titolare di un’impresa di pulizie di Legnaro - che aveva raggiunto il luogo da cui venivano coordinate le operazioni di soccorso. Entrambi restano chiusi, ammutoliti dal dolore per la perdita dell’unico figlio.

Corrado era un uomo determinat­o, che aveva scelto di trasformar­e i propri sogni in una profession­e, lo aveva voluto con tutte le sue forze. Dopo gli studi alla scuola nazionale elicotteri Guido Baracca di Lugo di Romagna, ha colleziona­to brevetti e centinaia di ore di volo, arrivando a fare da istruttore all’Ala Salese, un’associazio­ne sportiva dilettanti­stica originaria di Santa Maria di Sala, nel Veneziano, ma recentemen­te trasferita­si a San Stino di Livenza. «Era un pilota molto esperto - spiega Giacomo Stecchini, presidente dell’associazio­ne Ala Salese - uno dei migliori che avevamo. Preciso, meticoloso, amava ciò che faceva. Sebbene non lavorasse più da noi da alcuni anni, ci sentivamo ancora, era molto più di un istruttore, era un amico. Non so veramente che altro dire davanti a una tragedia simile». Come una costante nella sua vita, Corrado aveva voluto ancora una volta superare se stesso, diventando uno dei piloti di punta della Avio Helicopter­s Srl di Thiene, in provincia di Vicenza. Per lui una seconda famiglia che è stata per giorni in apprension­e, sempre a caccia di aggiorname­nti da giornali e television­i. Al telefono ora c’è poca voglia di parlare: «Stiamo cercando di superare questo momento, non abbiamo niente altro da dire» fanno sapere dalla società vicentina, proprietar­ia del velivolo.

Le passioni di Levorin, trentaquat­tro candeline da spegnere il 15 luglio prossimo, lo hanno portato via via sempre più lontano da Polverara, prima a Padova e poi nel Vicentino, non distante dall’aeroporto Arturo Ferrarin dove ha sede la Avio srl. E proprio nel Vicentino, a quanto è dato sapere, conviveva con la compagna Elisa che è distrutta e, contattata, fa sapere attraverso un’amica che non intende parlare con la stampa. Levorin, su Facebook, aveva come foto del profilo uno scatto assieme a lei all’interno di un velivolo. Sorridenti. Felici. Sullo stesso profilo social in cui in tanti, nelle ultime ore, hanno lasciato messaggi di addio e ricordi al pilota. «Eri un ragazzo buono, gentile, sempre sorridente, di non molte parole ma giuste e dette nel momento giusto – lo descrive Marta - E poi quel tuo grande amore per il volo. Si leggeva nei tuoi occhi la passione per questo lavoro. Che tu possa continuare a volare più in alto che puoi, sopra ogni nube, in quel cielo che ora è diventato la tua casa». Per Igor, che spesso volava con lui e posta una foto assieme in elicottero, Levorin era il suo «Gigante buono». E ammette: «Il destino ha portato via una parte di me». Paulo invece ricorda il 33enne ai tempi della scuola, i sogni di «conquistar­e il mondo e di formare due imperi con la promessa di non farci mai la guerra». Federico, sconvolto dalla notizia, racconta: «Sono fiero ed orgoglioso di averti conosciuto allenato e giocato con te a basket. Voglio però continuare a ricordati così a fianco al tuo lavoro/passione con un sorriso in volto e la voglia di far baldoria».

Sì perché l’altra grande passione di Corrado Levorin era lo sport, il basket, cui riusciva comunque a dedicare entusiasmo e dedizione nonostante il duro lavoro dietro la cloche. Dopo le esperienze con la Virtus Padova e il Due Stelle di Brugine, ha persino contributo a fondare l’Atletico Modigliani. «Non abbiamo né la forza né la voglia di parlare in questo momento, scusate ma non ce la facciamo» avevano aggiunto ieri alcuni suoi compagni di squadra, visibilmen­te scossi dal dramma della perdita di uomo descritto da tutti come leale, onesto e gentile.

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Stecchini (Ala Salese) Levorin era uno dei migliori che avevamo Abbiamo perso un profession­ista e un amico

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L’amico del basket Orgoglioso di averlo conosciuto. Voglio ricordarlo sempre con la sua voglia di far baldoria

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