Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Denunciato 11 anni fa per stupro assolto perché è tutto prescritto

Imputato un marocchino, che s’è reso irreperibi­le. Quest’anno già 34 «codici rossi»

- Benedetta Centin

VICENZA È finito a processo undici anni dopo il presunto stupro all’allora moglie e ieri il tribunale collegiale di Vicenza lo ha prosciolto. Per prescrizio­ne. Per il troppo tempo trascorso da allora (era il 2011).

È un procedimen­to alquanto singolare quello che vedeva imputato il marocchino E.H.B., 43 anni, oggi residente nel Trevigiano, a Cison di Valmarino, ma al tempo delle contestazi­oni invece residente con moglie e figli nella zona di Valdagno, dove lavorava come operaio. Le denunce della connaziona­le risalgono al 2011 ma il fascicolo deve essere rimasto a prendere polvere a lungo in procura: la richiesta di rinvio a giudizio da parte del pm Maria Elena Pinna (che aveva ereditato il procedimen­to dalla collega Cristina Gava nel frattempo trasferita­si) c’è stata solo di recente. L’udienza preliminar­e con cui il giudice Roberto Venditti l’ha mandato a processo per violenza sessuale aggravata si è tenuta a febbraio.

Ieri la sentenza, senza che in aula fosse presente l’imputato, che nemmeno il suo avvocato, Davide Picco, è riuscito a rintraccia­re. Assente anche la connaziona­le di un anno più giovane, che all’epoca si era affidata all’avvocato Anna Zanini che nel tempo aveva chiesto più volte informazio­ni sullo stato del procedimen­to. L’allora moglie aveva presentato una serie di denunce ai carabinier­i di Valdagno, anche precedenti al presunto stupro del 18 settembre 20111, quando il 43enne l’avrebbe costretta con la forza a salire in auto e, raggiunto un luogo appartato a Cornedo, l’aveva aggredita, costringen­dola a subire un rapporto sessuale. L’avrebbe presa a schiaffi, le sarebbe salito sopra per bloccarla, l’avrebbe spogliata e minacciata di morte se si fosse rifiutata. La coniuge si era comunque rivolta ai militari per formalizza­re querele già a maggio 2011, quindi a luglio, a settembre, riferendo di aggression­i, maltrattam­enti, stalking. Un incubo. Tanto da scappare dalla sorella coi figli.

A novembre dello stesso anno l’avvocato Zanini aveva presentato una corposa denuncia riassuntiv­a di quanto la donna sosteneva di aver subito dal compagno che, unico a lavorare, aveva anche smesso di provvedere a lei e ai figli. All’epoca, tra l’altro, erano stati allegati quattro referti di pronto soccorso e in un caso le lesioni subite dalla marocchina erano state giudicate guaribili in trenta giorni. La stessa donna avrebbe però ritirato una querela, detto che nel caso della violenza sessuale si procede comunque.

Un procedimen­to giudiziari­o che però si è trascinato per troppo tempo e che ha inevitabil­mente portato alla prescrizio­ne. Non è stato così invece per quello incardinat­o a Treviso, dopo la denuncia del marocchino contro l’ex moglie, che aveva accusato di avergli portato via i figli. Era luglio 2012. Sei mesi dopo, a gennaio 2013, quel fascicolo è stato archiviato.

Il caso - che segue il duplice femminicid­io di mercoledì scorso - riporta in primo piano il tema della violenza sulle donne. Da gennaio 2022 a ieri sono stati trattati dagli uffici giudiziari di Vicenza 34 casi di «codice rosso» con allontanam­ento dalla casa familiare della persona violenta (compagno o figlio per esempio) con divieto di avviciname­nto imposto. Una media di circa cinque al mese.

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Nel 2011 una donna denunciò il marito per abusi (foto archivio)
La violenza Nel 2011 una donna denunciò il marito per abusi (foto archivio)

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