Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
QUANTO PAGHIAMO I TALENTI
Una retribuzione annua lorda pari a 54.000 euro: è questo il valore indicato nel contratto di lavoro proposto a una brillante ventitreenne veneta. Lei lo ha appena firmato e adesso potrà completare gli studi, laurearsi a settembre e iniziare il suo primo lavoro da donna adulta. Bella soddisfazione! Vero è che questa ragazza ha seguito un percorso formativo internazionale: ogni anno della laurea triennale in un diverso Paese europeo e percorso magistrale in Germania. Vero è che, quando è stata assalita dai dubbi e dall’ansia dell’«adesso che faccio?» post maturità, la sua famiglia ha rinunciato a orientare la figlia mettendo in campo la vecchia e cara esperienza universitaria genitoriale del Novecento e l’ha invece assecondata nel ricercare con metodo le informazioni necessarie per prendere una decisione consapevole, come ogni giovane dovrebbe poter fare in un momento così dirimente per il proprio futuro. Ma è anche vero che questa ragazza si è finanziata il biennio magistrale accendendo un prestito presso un istituto bancario, che inizierà a rimborsare con il primo stipendio superiore a 30.000 euro annui. A farle la proposta di lavoro è stata un’azienda tedesca, un global brand conosciuto da tutti, la stessa dove aveva già svolto uno stage retribuito con 1.600 euro al mese. Si dirà che la Germania non è l’Italia, che stiamo parlando di un caso fuori dalla media e che in Veneto, come ci dicono le puntuali analisi di Fondazione Nord Est, c’è carenza di altre figure professionali.
E’È tutto vero, ma che c’entra? L’esperienza di questa ventitreenne sintetizza alcuni significati che hanno valore generale. Eccoli. È la filiera «famiglie, network, istituzioni, imprese» una delle protagoniste di questa storia ed è su questa filiera che vanno concentrati gli investimenti, partendo dalle famiglie con «social capital» limitato, per far accedere le generazioni adolescenti a un ampio ventaglio di reti relazionali e poter scegliere in modo consapevole (e quasi autonomo) il proprio futuro. Tali iniziative si fanno già e vanno avviate fin dalle medie inferiori, perché è anche così che sradicheremo in ogni meandro della società quella povertà educativa che impedisce ai minori di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni, negando loro il diritto di crescere e seguire i propri sogni. Questa storia e le recenti ricerche di Fondazione Nord Est confermano che il mercato del lavoro è segmentato. Ogni attore della filiera formativa agisce su porzioni diverse di mercato e dovrebbe scegliere con cura e consapevolezza il proprio posizionamento, elaborare proposte formative per intercettare i bisogni e gli obiettivi di famiglie, studenti e studentesse coerenti con la propria mission, stringere alleanze mirate e non generiche con le imprese in funzione del target professionale. È questo il modo migliore per incrociare domanda e offerta, di formazione prima e di lavoro poi.
Il livello retributivo è un altro protagonista di questa storia. Il fatto che essa si svolga in Germania e in una sua iconica impresa toglie il facile alibi del cuneo fiscale e porta l’attenzione su contenuto del lavoro, produttività e organizzazione interna. Anche in Italia e in Veneto ci sono imprese che sanno offrire posizioni equivalenti e hanno gli strumenti per gestire giovani promettenti. La sfida che a loro spetta è intercettare persone come la citata ventitreenne, a partire dagli stranieri delle nostre Università, anche con pacchetti retributivi competitivi, di cui lo stipendio è solo un di cui. L’ultima protagonista di questa storia è la «circolazione del capitale umano», che toglie la scena alla più semplicistica e fuorviante «fuga di cervelli». A prescindere da livello, orizzonti e confini territoriali, le intelligenze, le competenze e le ambizioni vanno alla ricerca di occasioni di impiego in cui potersi esprimere e potersela giocare. C’è spazio per tutti e tutte, e facciamo in modo che nessuna persona sia lasciata indietro senza colpa.