Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Svuota il conto dell’assistito, pena definitiva
Amministratore di sostegno, si è appropriato di circa mezzo milione. Condannato a 5 anni
VICENZA Aveva svuotato i conti correnti del conoscente di cui era stato nominato amministratore di sostegno di quasi mezzo milione di euro e ora la condanna a cinque anni e quattro mesi di reclusione diventa definitiva. La corte di Cassazione ha infatti rigettato il suo ricorso. Così per Lucio Cerciello, 43 anni, originario di Nola e residente a Vicenza, già arrestato per ricettazione in città e portato in carcere a Padova, trasferito da quello di Roma, per scontare quattro anni e mezzo per rapina e reati legati alla droga. Tutt’ora a processo, tra gli altri, con l’allora vicequestore Michele Marchese, essendo ritenuto a capo di una banda italo-albanese che smerciava ingenti quantità di cocaina e che avrebbe avuto tra i suoi clienti proprio l’ex capo della squadra mobile della questura che avrebbe pagato lo stupefacente anche con favori.
Ma il procedimento arrivato al terzo grado di giudizio si riferisce al reato di peculato aggravato e continuato (perché il ruolo di Cerciello, da amministratore, era quello di pubblico ufficiale) tra luglio 2012 e novembre del 2014. Cerciello avrebbe dovuto gestire al meglio i conti del vicentino che non era più in grado di badare a se stesso ed invece gli aveva fatto sparire «almeno» 458 mila euro. Una fortuna dilapidata in meno di due anni. Attraverso prelievi di denaro contante, bonifici, assegni circolari e carte di credito strisciate a più riprese per spese folli. Per i propri interessi e non per quelli dell’assistito. Un ingente danno patrimoniale e un comportamento che in primo grado, nel 2019, era costato al 43enne la pesante condanna a nove anni e quattro mesi di carcere. Con tanto di risarcimento che il tribunale di Vicenza aveva previsto per la vittima, un 59enne di Montecchio Maggiore con problemi di mobilità con cui l’imputato aveva anche vissuto nello stesso stabile per un periodo. E pure la confisca della cifra sottratta al conoscente. La corte di Appello di Venezia ha poi ridotto la pena, quasi dimezzandola, a cinque anni e quattro mesi di carcere. Sentenza questa che ora diventa definitiva e si va a sommare alle precedenti. Il suo legale, l’avvocato Filippo Biolo, aveva già sostenuto che i vari prelievi contestati non erano stati per l’esclusivo interesse di Cerciello ma erano legati alle continue richieste di droga da parte di Marchese.