Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Marchetto: «Sogno e visione, l’impresa si ricostruisce così»
La storia del presidente di Somec raccontata in un libro: «Diamo più stimoli ai giovani»
"In 9 anni ho rilanciato un’azienda puntando su tecnica ed arte del bello
TREVISO Se c’è un elemento che scandisce la vita di Oscar Marchetto, presidente della Somec di San Vendemiano, quell’elemento è il sogno. Il sogno anzitutto di rilanciare - come avvenne nel 2013 quando, lasciata la Nice di Oderzo, rilevò una Somec in difficoltà per tramutarla in un gioiello da 800 dipendenti, 26 aziende controllate e 258,5 milioni di fatturato - ma soprattutto di costruire il «bello», tramandare l’arte dei mestieri, coinvolgere i collaboratori come in una squadra, spingere il Made in Italy. «Del resto - spiega Marchetto - noi italiani siamo condannati alla bellezza. E tutto il mondo ci invidia per questo».
Una storia particolare, la sua. Vale a dire quella di un tecnico che decide di fare impresa in un settore a lui quasi del tutto ignoto: la realizzazione di sistemi di architetture navali e di facciate civili, di impianti e prodotti per cucine professionali e la creazione di interni personalizzati. Un mercato dove estetica e tecnica si fondono per creare, appunto, un sogno. L’esperienza di Oscar Marchetto è stata raccontata nel libro «Non smettere mai di sognare» edito da FrancoAngeli e presentato ieri, a Treviso, nella sede Assindustria di Palazzo Giacomelli. Scritto da Andrea Bettini, giornalista per Nòva de Il Sole 24 Ore e narratore d’impresa, l’opera è stata al centro di un talk al quale hanno partecipato altri due giganti dell’impresa italiana: Alberto Galassi, amministratore delegato di Ferretti Group (fra i principali costruttori di imbarcazioni di lusso, come gli iconici motointegrare scafi Riva) e Paolo Campinoti, amministratore delegato di Pramac (nel cui universo orbita anche la Pramac Racing, scuderia di MotoGp) e Row Executive vice president di Generac Power System. «Prima progettavo prodotti, mi occupavo di marketing. Nel 2013 è cambiato tutto» racconta Marchetto. Che spiega come il Veneto, per reggere, debba abbandonare la visione imprenditoriale «del paròn son mi». «Così non si fa impresa, non si trasmette la conoscenza ai giovani. Da noi abbiamo bellissime aziende ma gravi problemi di passaggio generazionale. C’è stato un buco di vent’anni in quel senso, molti 30-40enni non hanno ricevuto né stimoli né formazione ed oggi, magari, preferiscono dedicarsi di più allo svago. Fortunatamente fra i 20-30enni i segnali sono incoraggianti».
E come fare a risvegliare il sogno, nei giovani? «L’università non basta: devono viaggiare, capire come funziona il mondo, frequentare master. Non chiederei mai a mio figlio di entrare in azienda solo in qualità di bocia del paròn ». Fra gli obiettivi di Marchetto c’è anche quello di tutelare un tessuto imprenditoriale di qualità ma troppo vulnerabile alla concorrenza internazionale. Per questo ha assunto il controllo di decine di aziende specializzate in lavorazioni tecniche (San Vendemiano, del resto, è considerata la Inox Valley italiana) e artigianali. Fino a costruire una galassia oggi quotata in borsa. «Il mio prossimo sogno? È legato a Mestieri, la nuova società del nostro gruppo, nata come realtà capace di il meglio del saper fare italiano».
Determinazione, sogno e passione. Un po’ la filosofia che ispira anche Alberto Galassi di Ferretti Group, reduce dai festeggiamenti, a Venezia, dei 180 anni di Riva. «Nel dopoguerra - ricorda Galassi - c’erano due grandi personaggi: Enzo Ferrari, che costruiva auto con motori da 12 cilindri, e Carlo Riva, che varava barche veloci per attori, attrici, reali di tutto il mondo. La famiglia Riva ha venduto l’azienda nel 1971, ma ancora oggi tutti ricordano Carlo Riva. Perché realizzò un sogno». Mentre il toscano Paolo Campinoti racconta di com’è avvenuto il passaggio del testimone dal padre fondatore di Pramac al figlio: «È un processo non facile - ammette -, ci sono state tensioni, ma alla fine abbiamo portato l’azienda a crescere. E il sogno di mio papà è diventato mio».
L’autore Andrea Bettini ha definito quella di ieri « una giornata di festa», il culmine di un lavoro durato oltre un anno e mezzo. E precisato che i diritti d’autore del libro saranno devoluti all’Advar, la meritoria Onlus di Treviso.
"Il Veneto esca dalla logica del paròn. Ed i giovani si aprano al mondo