Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Nell’azienda (in liquidazione) un museo dei mestieri e un laboratorio di ingegneria conciaria
ARZIGNANO Da un lato la storia industriale della Valle del Chiampo, con il boom economico portato dalle concerie che spuntavano, come funghi, una accanto all’altra, ma anche con il più dimenticato settore lapideo, con le tante realtà che si sono distinte nella lavorazione dei marmi e dei graniti. Dall’altro l’impegno ambientale, che va oltre la questione — un capitolo aperto da cinquant’anni, che ha visto Arzignano tra i pionieri a livello mondiale — della depurazione, ma che punta a quello che sarà l’autentico problema di sostenibilità del prossimo futuro, un futuro che è ben visibile già da questi ultimi, concitati mesi: quello della sostenibilità energetica.
Il gruppo Dani di Arzignano è la prima realtà del mondo conciario italiano ad ottenere la certificazione ISO 50001, che attesta una gestione energetica a basso impatto ambientale, con il controllo di ogni singolo macchinario presente in azienda. I tecnici dell’Organizzazione mondiale per la normazione hanno vagliato la politica energetica, controllato i consumi di riferimento, analizzato le performance degli impianti. «Siamo davvero orgogliosi di questo risultato — afferma Giancarlo Dani, presidente e Ceo del gruppo — che aggiunge un ulteriore tassello agli importanti riconoscimenti già ottenuti in termini di tracciabilità delle materie prime, affidabilità dei processi di lavorazione, impegno etico e sostenibilità ambientale». Tracciabilità che l’azienda ha già applicato alla materia prima, con l’attenzione ad ottenere pelli da una filiera circolare (con il capo, cioè,
"Giancarlo Dani Orgogliosi del risultato che aggiunge un tassello ai riconoscimenti ottenuti in termini di tracciabilità, affidabilità, impegno etico e sostenibilità ambientale
già destinato alla macellazione) e che applichi le «cinque libertà del benessere animale», con attenzione, dunque, agli spazi di contenimento, alla salute non solo fisica del bestiame, e alla corretta alimentazione durante l’allevamento.Per quanto riguarda le fonti energetiche questo significa anche puntare sulle rinnovabili: tuttavia non è sempre possibile installare pannelli solari nelle pertinenze aziendali (ad esempio sui tetti). Ed ecco che Dani ha pensato di «rimediare» investendo su un lotto di terra in Sicilia in modo di riequilibrare il bilancio energetico. Fin qui l’ambiente. Ma ieri, annunciando l’ottenuta certificazione alla presenza dei colleghi del distretto della pelle (e dei sindaci di Arzignano Alessia Bevilacqua e di Chiampo Matteo Macilotti - che è anche consigliere delegato per l’Ambiente in Provincia), Dani ha messo sul piatto anche un’altra novità: la realizzazione di un «polo arzignanese della pelle» negli spazi della ex Nuova Lapel, azienda conciaria finita in liquidazione e acquisita sempre dal gruppo. Secondo le anticipazioni dell’azienda, all’interno dello stabile di via del Lavoro, troverà spazio «un museo dei mestieri» dedicato non solo alla concerie ma anche al mondo del marmo, delle sale che saranno messe a disposizione delle associazioni di categoria della filiera della pelle e un laboratorio di ingegneria conciaria che verrà gestito direttamente dall’Università di Padova.