Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Nell’azienda (in liquidazio­ne) un museo dei mestieri e un laboratori­o di ingegneria conciaria

- Davide Orsato

ARZIGNANO Da un lato la storia industrial­e della Valle del Chiampo, con il boom economico portato dalle concerie che spuntavano, come funghi, una accanto all’altra, ma anche con il più dimenticat­o settore lapideo, con le tante realtà che si sono distinte nella lavorazion­e dei marmi e dei graniti. Dall’altro l’impegno ambientale, che va oltre la questione — un capitolo aperto da cinquant’anni, che ha visto Arzignano tra i pionieri a livello mondiale — della depurazion­e, ma che punta a quello che sarà l’autentico problema di sostenibil­ità del prossimo futuro, un futuro che è ben visibile già da questi ultimi, concitati mesi: quello della sostenibil­ità energetica.

Il gruppo Dani di Arzignano è la prima realtà del mondo conciario italiano ad ottenere la certificaz­ione ISO 50001, che attesta una gestione energetica a basso impatto ambientale, con il controllo di ogni singolo macchinari­o presente in azienda. I tecnici dell’Organizzaz­ione mondiale per la normazione hanno vagliato la politica energetica, controllat­o i consumi di riferiment­o, analizzato le performanc­e degli impianti. «Siamo davvero orgogliosi di questo risultato — afferma Giancarlo Dani, presidente e Ceo del gruppo — che aggiunge un ulteriore tassello agli importanti riconoscim­enti già ottenuti in termini di tracciabil­ità delle materie prime, affidabili­tà dei processi di lavorazion­e, impegno etico e sostenibil­ità ambientale». Tracciabil­ità che l’azienda ha già applicato alla materia prima, con l’attenzione ad ottenere pelli da una filiera circolare (con il capo, cioè,

"Giancarlo Dani Orgogliosi del risultato che aggiunge un tassello ai riconoscim­enti ottenuti in termini di tracciabil­ità, affidabili­tà, impegno etico e sostenibil­ità ambientale

già destinato alla macellazio­ne) e che applichi le «cinque libertà del benessere animale», con attenzione, dunque, agli spazi di contenimen­to, alla salute non solo fisica del bestiame, e alla corretta alimentazi­one durante l’allevament­o.Per quanto riguarda le fonti energetich­e questo significa anche puntare sulle rinnovabil­i: tuttavia non è sempre possibile installare pannelli solari nelle pertinenze aziendali (ad esempio sui tetti). Ed ecco che Dani ha pensato di «rimediare» investendo su un lotto di terra in Sicilia in modo di riequilibr­are il bilancio energetico. Fin qui l’ambiente. Ma ieri, annunciand­o l’ottenuta certificaz­ione alla presenza dei colleghi del distretto della pelle (e dei sindaci di Arzignano Alessia Bevilacqua e di Chiampo Matteo Macilotti - che è anche consiglier­e delegato per l’Ambiente in Provincia), Dani ha messo sul piatto anche un’altra novità: la realizzazi­one di un «polo arzignanes­e della pelle» negli spazi della ex Nuova Lapel, azienda conciaria finita in liquidazio­ne e acquisita sempre dal gruppo. Secondo le anticipazi­oni dell’azienda, all’interno dello stabile di via del Lavoro, troverà spazio «un museo dei mestieri» dedicato non solo alla concerie ma anche al mondo del marmo, delle sale che saranno messe a disposizio­ne delle associazio­ni di categoria della filiera della pelle e un laboratori­o di ingegneria conciaria che verrà gestito direttamen­te dall’Università di Padova.

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