Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Autonomia, ultimatum della Lega

Il ministro Gelmini prova a placare il Sud: «Il divario cresce comunque, dialoghiam­o»

- Lillo Aldegheri

Ogni volta che il disegno di legge sull’autonomia fissa qualche punto fermo, ovvero ogni volta che circola una bozza, parte la controffen­siva del Sud che considera la riforma un tentativo di spostare fondi e risorse al Nord. Ieri ha provato a mediare il Ministro Gelmini che ha ricordato come il divario tra Nord e Sud continui a crescere anche ora che l’autonomia non c’è: «È necessario aprire un dialogo che vada oltre gli stereotipi. Ultimatum della Lega».

VERONA «Qui non si chiude la porta a nessuno, si dice no ad un accordo che saprebbe tanto d’intesa sulle poltrone. Se invece parliamo di dialogo politico, di confronto sui programmi e sulle cose da fare, di unità del centrodest­ra per evitare la vittoria della sinistra, allora le porte sono assolutame­nte aperte». Federico Sboarina torna sul tema più caldo di queste ore: l’offerta di Flavio Tosi, nuovo leader di Forza Italia, di sottoscriv­ere un apparentam­ento ufficiale in vista del ballottagg­io del 26 giugno a Verona.

Fratelli d’Italia è in ebollizion­e. Giorgia Meloni ha telefonato anche ieri, Matteo Salvini insiste, mentre da Forza Italia è un diluvio. Franco Gasparri si dice «sbalordito» per il no di Sboarina a Tosi, Licia Ronzulli chiama in causa direttamen­te Meloni, tuonando che «se un sindaco decide di non apparentar­si si dà un vantaggio al centrosini­stra, e allora bisogna forse intervenir­e». La presidente dei senatori di Fi, Annamaria Bernini, spiega peraltro che «c’è ancora tempo, anche se poco, per un ravvedimen­to operoso». C’è davvero quel tempo? La decisione di «apparentar­si» va firmata dal candidato sindaco entro domani. Alcuni dei suoi alleati hanno chiesto a Sboarina di fare un passo in più. E qualcuno gli ha proposto di incontrare Tosi di persona, faccia a faccia. Lui però ribadisce che «con chi non ha raggiunto il ballottagg­io, se ha i nostri stessi valori, siamo pronti a discutere da subito, su tutto. Ma l’apparentam­ento è una cosa diversa, anche per questioni tecniche». Secca e netta la replica di Flavio Tosi: «L’ipotesi di un accordo senza apparentam­ento non si pone neppure: Sboarina pensa ci possano essere alleati di serie A, quelli col simbolo sulla scheda del ballottagg­io, ed alleati di serie B, ossia noi, senza simbolo ed eletti come minoranza: ipotesi irricevibi­le, anche solo per una questione di dignità».

Dietro le frasi ufficiali, i due scenari descritti dai due fronti. I supporter di Sboarina spiegano che, in caso di apparentam­ento, il centrosini­stra avrebbe non 9 ma 14 consiglier­i, mentre i tosiani ne otterrebbe­ro 9 all’interno della maggioranz­a, magari con 4 assessori, col diritto di veto su tutte le scelte importanti («Se non faranno cadere la giunta prima – aggiungono alcuni - dopo che Tosi sarà stato eletto deputato di Forza Italia » ) . Tutte ipotesi che dal fronte tosiano vengono considerat­e frutto di fantasia pura: «Tosi è conosciuto da tutti – spiega uno dei suoi seguaci – come uno che mantiene gli accordi, sempre e a qualsiasi costo: figuriamoc­i nel caso di un’intesa politica sotto gli occhi di tutta la politica nazionale…».

Da FdI, Ignazio La Russa tent a una medi a z ione : «L’obiettivo - spiega l’esperto senatore - è quello di trovare un accordo sul progetto e, aggiungo io, sulla squadra, rispetto alla quale, se ce ne fosse bisogno, sono pronto a fare da garante». Ma pure La Russa aggiunge che «l’apparentam­ento tecnicamen­te non conviene, visto che finisce per avvantaggi­are chi resta all’opposizion­e. Quindi, - conclude La Russa - facciamo 1-1, e ripartiamo: io conosco Tosi, l’obiettivo deve essere vincere, non fare la ripicca, perciò non cerchi la fuga nascondend­osi dietro un motivo tecnico».

 ?? ?? Il centrodest­ra scricchiol­a Salvini con Sboarina, Meloni e Zaia nel comizio che ha chiuso la campagna elettorale del sindaco uscente a Verona. Ora gli alleati sono ai ferri corti
Il centrodest­ra scricchiol­a Salvini con Sboarina, Meloni e Zaia nel comizio che ha chiuso la campagna elettorale del sindaco uscente a Verona. Ora gli alleati sono ai ferri corti

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