Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Suicidio di Cloe il ministero apre un’inchiesta
Tante
manifestazioni di solidarietà, e ora anche un atto formale: il Ministero dell’Istruzione ha deciso di avviare un’indagine di approfondimento sul caso della transgender Cloe Bianco, 58enne docente di fisica che nella notte tra il 10 e l’11 giugno si è tolta la vita dopo aver subito anni di solitudine, discriminazioni e pregiudizi.
VENEZIA Tante manifestazioni di solidarietà, e ora anche un atto formale: il Ministero dell’Istruzione ha deciso di avviare un’indagine di approfondimento sul caso della transgender Cloe Bianco, 58enne docente di fisica che nella notte tra il 10 e l’11 giugno si è tolta la vita dandosi fuoco all’interno del suo furgone - adibito a casa mobile - ad Auronzo di Cadore. «Il ministero dell'Istruzione è colpevole in quanto è stato complice di quanto accaduto: ha sospeso Cloe Bianco dall'insegnamento, mettendola a lavorare nelle segreterie. Ora dovrebbe fare una indagine, per evitare che la scuola si faccia condizionare dagli stereotipi e che fatti del genere si ripetano», ha detto ieri Pino Turi, segretario generale Uil Scuola. Poche ore dopo il Miur ha confermato che l’indagine è già stata aperta.
Il gesto estremo di Cloe Bianco era arrivato al culmine di sette anni d’inferno per la professoressa originaria di Marcon (Venezia), che nel novembre 2015 era entrata nella sua classe dell’istituto superiore Scarpa-Mattei di San Donà di Piave vestita da donna per spiegare ai suoi alunni che il loro insegnante non si chiamava più Luca, bensì Cloe. Una scelta che scatenò un vespaio di polemiche portando prima a una sospensione di tre giorni e quindi allo spostamento della docente a mansioni di segreteria. Cloe aveva perso il ricorso al giudice del lavoro e aveva lasciato il posto per svolgere supplenze annuali.
La sua storia e il suo testamento nel blog dove ha annunciato il suicidio la sera prima, hanno toccato tutta
Italia. Ieri Andrea Orlando, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha utilizzato il proprio profilo Facebook per esprimersi - e senza mezzi termini - sul caso: «Quel camper (su cui la professoressa si è tolta la vita, ndr) è il perimetro dei nostri pregiudizi, della nostra superficialità, della scommessa che si perde quando scegliamo il disprezzo per compiacere l’ignoranza. Ignoranza verso chi è giudicato diverso, verso chi, invece, vuole soltanto vivere ed essere accolto e rispettato come persona. Nessuno
può dirsi innocente: chi semina l’odio, chi lo coltiva, chi lo fa fruttare come putrida rendita, ma anche noi che non abbiamo saputo contrastarlo, che accettiamo questa malapianta cresciuta in fretta come una cosa con cui convivere. È inaccettabile che in Italia una lavoratrice o un lavoratore subisca discriminazioni sul luogo di lavoro per la propria identità di genere, così come per qualsiasi altro elemento della propria identità sessuale». Da Torino, una delle sei città italiane in cui l’Arcigay aveva organizzato manifestazioni a sostegno dei diritti della comunità Lgbt, ha parlato anche l’ex deputata Vladimir Luxuria: «Mi auguro che almeno un docente ai prossimi esami di maturità si vesta con abiti femminili per segno di amore nei confronti di Cloe: quello che le è accaduto è ver«gognoso. Con le sue dichiarazioni l’assessore all’istruzione della Regione Veneto ha fatto credere che presentandosi a scuola in abiti femminile abbia quasi commesso un delitto: qualcuno oggi si dovrebbe sentire un po’ in colpa». Il riferimento è all’assessore Elena Donazzan, che sette anni fa aveva tuonato contro la scelta della docente e in questi giorni è stata bersaglio di critiche e di minacce di morte.
Dopo Padova ieri ci sono stati presidi degli studenti medi a Vicenza e Treviso.
Al Padova Pride Village ieri la serata è stata dedicata a Cloe. Alessandro Zan, parlamentare del Pd,ha chiesto le dimissioni dell’assessore Donazzan. «E’ inconcepibile che in una regione con 5 milioni di abitanti - ha detto - sieda ancora sulla sua poltrona. Quando una persona viene emarginata e compie un gesto estremo, siamo tutti responsabili,ma che ricopre ruoli pubblici lo è di più, soprattutto se alimenta discorsi carichi di odio che legittimano gli altri a discriminare».
Ministro Orlando
Il ministro del lavoro ieri è intervenuto sul caso: «Una morte che deve insegnare a tutti»