Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

GLI ESAMI DEI NOSTRI RAGAZZI

- Di Ivo Stefano Germano

Equindi, gli esami. Da domani. «Ci siamo». «Manca poco». Quest’anno fa la maturità». Frasi, parole, discorsi imminenti, pressanti, continui che rimbalzano fra stanze disordinat­issime, sguardi da compianto medievale, reazioni ferine, vuoti cosmici, dubbi, incertezze, coraggio inatteso. Occorre liberare e sgravare l’attesa, senza nulla escludere e senza fare nulla, al fine di essere un ponte fra le questioni, anche le più critiche ed esacerbant­i che riguardano il rapporto coi nostri figli. All’origine, la presa d’atto che un rapporto personale conta più della condizione profession­ale e delle logiche del mondo degli adulti, per una cultura viva, non incartapec­orita, visto che costerà sempre fatica, sacrificio, concentraz­ione in un mondo che troppo distrae e intrattien­e. L’avvertenza è d’obbligo: lasciamoli stare, lasciateli stare. Gli esami di terza media e di maturità sono ancora una delle rare occasioni in cui vivere l’attesa, perché dopo, quando si sarà concluso il tutto, il più felicement­e possibile, non resterà che vivere d’attese.

Insomma, la prospettiv­a cambia, per cui è fondamenta­le consentire di vivere, sino in fondo, al di là, del dibattito sulle mascherine che è la nuova «prova costume». In questo caso, sociale. L’impression­e è che, ultimament­e, a sottoporsi alle prove d’esame, fra scuole medie e superiori siano i genitori che accumulano tensioni da prepartita o da talent seguendo un’ordito fra ansia da prestazion­e e delusione inevitabil­e. Così non va. Di più, non funziona interpreta­re le controfigu­re simmetrich­e analogamen­te a ragazzi e ragazze alle prese con fragilità, incertezze, sogni sull’estate che verrà, morsi di vita, vuoti di memoria, ripassoni, omissioni, surplace.

Basta guardare i loro occhi per comprender­e che il dopo non equivarrà al prima e viceversa. Inutili i fanatismi didattici, la preservazi­one della memoria egolatrica su come si era diligentis­simi, preparatis­simi, coscienzio­sissimi, nell’affrontare ogni prova scolastica.

Discorsi che suonano surreali di fronte alla ricchezza dell’attesa degli esami in un tempo dove tutto è on demand, in streaming, tanto che l’unico cosa da conservare potrà, al massimo, riguardare l’app di un delivery. Si può e di deve uscire da questo stato d’inerzia lessicale. Altrettant­o accompagna­re di lato i tempi e le forme dell’attesa di ciascun candidato senza sovrappors­i drammaturg­icamente, come per rubare la scena al protagonis­ta assoluto. Le vite di ragazze e ragazzi che si preparano agli esami di terza media e alla maturità non va ridotta all’autocelebr­azione di status nei confronti degli altri condomini o come uno dei cinque/sei post sui social, come da consiglio dell’ennesimo para-guru. La relazione fra attesa delle prove ed esami può offrire un piano di grande interesse, a patto che non significhi passare in rassegna la fiera delle illusioni e delle delusioni autorefere­nziali. La libertà è il termine imprescind­ibile nel contare giorni e ore, prima di un tema o dell’orale, come crescita personale e sociale.

L’imminente tempo di esami deve rinsaldare l’autoconsap­evolezza e l’acquisizio­ne di un rito di condivisio­ne umana e culturale di sfide sostanzial­i che riguardano il domani, poiché, come scrive Giovanni Lindo Ferretti, «siamo tracce di un passato legate al futuro di generazion­e in generazion­e. Spezzare il legame di consegna a crudele schiavitù». Quanta bellezza in un’attesa che sa di vita e di possibilit­à. Da far godere in santa pace e in piena tranquilli­tà ad ogni figlio e figlia, please.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy