Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
GLI ESAMI DEI NOSTRI RAGAZZI
Equindi, gli esami. Da domani. «Ci siamo». «Manca poco». Quest’anno fa la maturità». Frasi, parole, discorsi imminenti, pressanti, continui che rimbalzano fra stanze disordinatissime, sguardi da compianto medievale, reazioni ferine, vuoti cosmici, dubbi, incertezze, coraggio inatteso. Occorre liberare e sgravare l’attesa, senza nulla escludere e senza fare nulla, al fine di essere un ponte fra le questioni, anche le più critiche ed esacerbanti che riguardano il rapporto coi nostri figli. All’origine, la presa d’atto che un rapporto personale conta più della condizione professionale e delle logiche del mondo degli adulti, per una cultura viva, non incartapecorita, visto che costerà sempre fatica, sacrificio, concentrazione in un mondo che troppo distrae e intrattiene. L’avvertenza è d’obbligo: lasciamoli stare, lasciateli stare. Gli esami di terza media e di maturità sono ancora una delle rare occasioni in cui vivere l’attesa, perché dopo, quando si sarà concluso il tutto, il più felicemente possibile, non resterà che vivere d’attese.
Insomma, la prospettiva cambia, per cui è fondamentale consentire di vivere, sino in fondo, al di là, del dibattito sulle mascherine che è la nuova «prova costume». In questo caso, sociale. L’impressione è che, ultimamente, a sottoporsi alle prove d’esame, fra scuole medie e superiori siano i genitori che accumulano tensioni da prepartita o da talent seguendo un’ordito fra ansia da prestazione e delusione inevitabile. Così non va. Di più, non funziona interpretare le controfigure simmetriche analogamente a ragazzi e ragazze alle prese con fragilità, incertezze, sogni sull’estate che verrà, morsi di vita, vuoti di memoria, ripassoni, omissioni, surplace.
Basta guardare i loro occhi per comprendere che il dopo non equivarrà al prima e viceversa. Inutili i fanatismi didattici, la preservazione della memoria egolatrica su come si era diligentissimi, preparatissimi, coscienziosissimi, nell’affrontare ogni prova scolastica.
Discorsi che suonano surreali di fronte alla ricchezza dell’attesa degli esami in un tempo dove tutto è on demand, in streaming, tanto che l’unico cosa da conservare potrà, al massimo, riguardare l’app di un delivery. Si può e di deve uscire da questo stato d’inerzia lessicale. Altrettanto accompagnare di lato i tempi e le forme dell’attesa di ciascun candidato senza sovrapporsi drammaturgicamente, come per rubare la scena al protagonista assoluto. Le vite di ragazze e ragazzi che si preparano agli esami di terza media e alla maturità non va ridotta all’autocelebrazione di status nei confronti degli altri condomini o come uno dei cinque/sei post sui social, come da consiglio dell’ennesimo para-guru. La relazione fra attesa delle prove ed esami può offrire un piano di grande interesse, a patto che non significhi passare in rassegna la fiera delle illusioni e delle delusioni autoreferenziali. La libertà è il termine imprescindibile nel contare giorni e ore, prima di un tema o dell’orale, come crescita personale e sociale.
L’imminente tempo di esami deve rinsaldare l’autoconsapevolezza e l’acquisizione di un rito di condivisione umana e culturale di sfide sostanziali che riguardano il domani, poiché, come scrive Giovanni Lindo Ferretti, «siamo tracce di un passato legate al futuro di generazione in generazione. Spezzare il legame di consegna a crudele schiavitù». Quanta bellezza in un’attesa che sa di vita e di possibilità. Da far godere in santa pace e in piena tranquillità ad ogni figlio e figlia, please.