Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Prelievi sul Garda per salvare il Po Levata di scudi: «Mai, è un danno»
L’appello alla «solidarietà» dell’Autorità di Bacino del fiume La replica: «Sarebbe inutile, il lago è in già in grave difficoltà e ci serve per irrigare i campi e rifornire gli acquedotti»
VERONA Per aiutare il Grande Fiume, il segretario generale dell’Autorità di Bacino del Po, Meuccio Berselli, ha lanciato un «Sos solidale» alla Comunità del Garda chiedendo l’apertura dei rubinetti dell’acqua del lago di Garda per soccorrere il Po. Richiesta considerata «irricevibile» e rispedita al mittente da quasi tutti i soggetti pubblici che utilizzano l’acqua del Garda anche a uso potabile.
«Noi ci opponiamo – annuncia subito il segretario generale della Comunità, Pierlucio Ceresa – innanzitutto perché l’acqua che potrebbe essere dirottata dal Garda sarebbe del tutto inutile al Po, in quanto ne servirebbe un quantitativo talmente enorme che svuoterebbe il lago, ottenendo il risultato che oltre al Po ci sarebbe poi anche il lago all’asciutto. Poi, abbiamo davanti tutta l’estate e qua il livello del Garda sta calando drasticamente. Da sempre noi forniamo l’acqua ai canali del Mincio per l’irrigazione agricola del Mantovano, ma oltre non possiamo andare soprattutto perché molti comuni delle tre province lacustri prelevano acqua per uso idropotabile delle popolazioni. Ma ci sono anche le specie ittiche da salvaguardare, oltre alla navigazione pubblica: sotto i 30 centimetri di livello, non si può navigare».
Diamo qualche numero: Il Garda contiene il 40 per cento di acqua dolce disponibile in Italia, circa 50 chilometri cubici; ha una profondità media di 136 metri (nei punti più profondi arriva a 350 metri); ogni centimetro di livello corrisponde a 4 milioni di metri cubi d’acqua. Ed ecco il punto: nella prima decade di giugno il livello idrometrico del Garda si è sempre mantenuto intorno a 85 centimetri. Da metà mese ha iniziato a scendere oltre un centimetro al giorno: ieri era a 76, con uno scarico di prelievo dalla diga di Salionze sul Mincio di 65 metri cubi al secondo. Dunque in una settimana una decina di centimetri, corrispondenti a 40 milioni di metri cubi d’acqua in meno. «In tre giorni è calato di quattro centimetri – precisa Ceresa - e dall’immissario Sarca, in Trentino, entrano solo 15 metri cubi al secondo. Ogni centimetro per noi è vitale: è la scorta per i prossimi mesi, acqua che non abbiamo sprecato quest’inverno con grande impegno».
Fa da «sponda» anche Massimo Lorenzi, presidente del Consorzio del Mincio, ente che distribuisce l’acqua agli agricoltori mantovani: «Noi la sussidiarietà l’abbiamo applicata per qualche tempo: abbiamo chiuso l’erogazione come
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I laghi Maggiore, di Como e d’Iseo già stanno «aiutando il fiume
Consorzio di Bonifica ai nostri territori e aperto le paratie per il Po. E stiamo, in accordo con la Comunità del Garda, derivando il 30 per cento in meno d’acqua per non mettere in difficoltà il settore turistico, ma anche da noi la situazione sta degenerando, non riusciamo a soddisfare le esigenze agricole. Abbiamo una concessione che ci consentirebbe di prelevare 88 metri cubi al secondo, ma ne stiamo prendendo 65, di cui il 20 per cento vanno nel Mincio. Non si deve prosciugare il Garda, bisogna trovare il giusto equilibrio».
Vede il bicchiere mezzo pieno, invece, il direttore dell’Agenzia interregionale del Po, Luigi Mille, autorità che governa il rilascio d’acqua del Garda nel Mincio. «Stiamo già deviando da qualche giorno al Po dai 5 ai 10 metri cubi al secondo – precisa – si sta parlando di uno scarico d’acqua minimo, quasi simbolico e di solidarietà. Lo stanno facendo anche i laghi Maggiore, di Como, d’Iseo e da questa settimana si inizierà a immettere acqua anche dalle centrali idroelettriche della Valle d’Aosta e del Piemonte. Se ogni bacino contribuisce con poco, nel Po arriva abbastanza per la sua sopravvivenza, anche perché a Ferrara prendono l’acqua ad uso idropotabile dal fiume. Non si avrebbero due situazioni di crisi, Lago di Garda e fiume Po, bensì un mutuo soccorso», conclude.