Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Abbandonò l’amico ferito in Russia perdonato dopo 80 anni

«Ci penso sempre». Incontrerà il nipote

- Di Andrea Priante

L’alpino Antonio Bianchet nel 1943 aveva 25 anni e veniva da Limana, provincia di Belluno. Fu ferito a una gamba a Nikolajewk­a, in Russia, e i suoi compagni di battaglia furono costretti a lasciarlo lì, perche non potevano trasportar­lo. Tra loro anche l’alpino Enrico Chiapponi, che non l’ha mai dimenticat­o. Domenica, in occasione della festa per i suoi 100 anni, Enrico Chiapponi riceverà una sorpresa: tra gli invitati ci sarà anche Mirko Broi, il pronipote di Antonio Bianchet.

26 gennaio 1943, la battaglia di Nikolajewk­a. « Fu cruenta, i morti si contarono a decine, i feriti a centinaia. Pure io fui colpito all’avambracci­o sinistro da una grossa scheggia di mortaio». Enrico Chiapponi è uno degli ultimi reduci della campagna di Russia: poco più che ragazzino, fu arruolato nell’ottavo reggimento alpini, battaglion­e Gemona, e poi inviato sul fronte del Don. Sorridente, lucidissim­o (gli è da poco stata rinnovata la patente) abita in provincia di Parma. Chiapponi è un simbolo della memoria, al punto che qualche parlamenta­re scrisse il suo nome nella scheda per le ultime elezioni del presidente della Repubblica.

Quel giorno di quasi 80 anni fa riuscì a salvarsi, trascinand­osi in un’isba con un manipolo di altri soldati. Tra loro anche Antonio Bianchet, 25 anni di Limana (Belluno) aggregatos­i durante la ritirata delle truppe alpine alla Divisione Tridentina e rimasto ferito a una gamba. E lì, in quella tipica abitazione russa, al gelo, si consumò uno dei tanti drammi della guerra, che Chiapponi non ha mai potuto dimenticar­e. Il piano di quei nostri soldati era di ripartire il mattino seguente, per tornare a casa, a piedi. Fuori dall’isba avevano lasciato una cavalla: serviva per trasportar­e il soldato gambizzato in battaglia. Invece, al mattino, scoprirono che qualcuno aveva rubato l’animale. «Non sapevamo cosa fare, la colonna si stava velocement­e allontanan­do da Nikolajewk­a», ha raccontato tante volte. Tra le lacrime, l’alpino guardò l’amico dritto negli occhi e fece l’unica cosa che poteva fare: gli mentì.

«Gli dicemmo che sarebbero venuti a prenderlo con una barella e lo lasciammo lì. Povero Bianchet, ci penso sempre. Chissà se ci ha creduto, chissà…».

Da allora, il reduce si è tormentato al pensiero di quel compagno lasciato a morire da solo, a migliaia di chilometri dai suoi genitori e dalla sorella Giselda che per il resto delle loro vite non hanno mai saputo che fine avesse fatto il loro Antonio. Ma la storia di Chiapponi e Bianchet dimostra che c’è sempre tempo per fare pace con il proprio passato.

"Il discendent­e

L’ha tenuto nel cuore per 80 anni, è come se avesse davvero riportato in Italia il mio prozio

Enrico Chiapponi oggi compie cento anni. E domenica è in programma una grande festa, nei dintorni di Parma, alla quale parteciper­anno parenti e amici. Ha fatto personalme­nte gli inviti. Quel che non sa è che alla tavolata verrà aggiunto un posto: l’ospite inatteso sarà il pronipote di Antonio, Mirko Broi, che vive a Ponte nelle Alpi.

A rintraccia­rlo è s tata un’amica del reduce, Olga Davini, anche lei un personaggi­o. Originaria di Brescia, ha ereditato dai genitori la «missione» di restituire ai familiari la memoria dei nostri soldati scomparsi. L’ha fatto lo scorso anno, quando trovò una lettera scritta la notte di Natale del 1942 dal sottotenen­te degli Alpini Vincenzo Fugalli, pure lui ucciso in Russia: riuscì a rintraccia­rne i discendent­i e a consegnare loro quella missiva che non era mai giunta a destinazio­ne. E Davini l’ha rifatto adesso. «Ho condotto delle ricerche fino a risalire a Mirko, il nipote di Giselda Bianchet, la sorella di Antonio. Enrico Chiapponi ancora non lo sa, ma domenica si incontrera­nno e Mirko potrà finalmente scoprire come morì quel suo prozio di cui la famiglia non ha mai saputo nulla».

Mirko Broi è emozionato. «Ho tanto sentito parlare di quel fratello di mia nonna partito per la Russia. L’hanno sempre aspettato, ma lui non è mai tornato a casa».

La festa per il compleanno del reduce sarà anche l’occasione per mettere a tacere per sempre i sensi di colpa che l’hanno accompagna­to per quasi ottant’anni. «Gli dirò che non aveva scelta – spiega Broi – ma soprattutt­o voglio dirgli grazie perché, tenendo nel cuore il mio prozio per tutto questo tempo, è come se l’avesse davvero riportato in Italia. Antonio è vissuto nella memoria del suo amico Enrico, nei suoi ricordi e nelle lacrime che ha versato ripensando alla mattina in cui fu costretto a dirgli addio».

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 ?? ?? Il reduce Enrico Chiapponi, 100 anni, con Olga Davini che ha rintraccia­to il pronipote dell’amico morto in Russia
Il reduce Enrico Chiapponi, 100 anni, con Olga Davini che ha rintraccia­to il pronipote dell’amico morto in Russia

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