Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Siccità, per ora niente stato di emergenza
La richiesta delle Regioni, per ora si apre solo un tavolo fra ministeri. E Zaia scrive a Draghi
VENEZIA Doveva essere il giorno risolutivo con le Regioni che chiedono a Roma lo stato di emergenza sulla siccità. Invece dalla Conferenza delle Regioni con Gelmini e Curcio nasce un tavolo interministeriale. Intanto Zaia scrive a Draghi nel giorno in cui il livello di criticità dei bacini del Brenta e del Piave diventa «alto», da allarme rosso.
"Caner Siamo comunque soddisfatti del tavolo perché ci saremo
VENEZIA Avrebbe dovuto essere il giorno della svolta ma non è andata così. Sull’incandescente tema, per altro nazionale, della siccità, l’appello congiunto delle Regioni al governo per la dichiarazione dello stato di emergenza ha portato solo alla decisione di aprire un tavolo interministeriale che valuti di diversi livelli di criticità.
Ecco, a proposito di livelli di criticità, l’unico dato concreto (e tutt’altro che rassicurante) di ieri è uscito dall’Osservatorio dell’Autorità di Bacino delle Alpi Orientali che ha deciso l’innalzamento da livello di criticità media ad alta per due bacini cruciali come quelli del Brenta e del Piave. Sopra la severità alta...c’è solo lo stato di calamità. Per non parlare del dato più inquietante emerso dall’analisi dell’Osservatorio: sull’idropotabile, quindi sugli usi umani dell’acqua, si parla di «alta tensione». Del resto, le falde sono ai minimi storici e non è escluso si arrivi a dover razionare anche l’acqua per uso domestico. Vicenza, per dire, ha emesso un’ordinanza per la limitazione dell’uso idrico per attività non strettamente necessarie. Tanti to che ieri il governatore Luca Zaia ha scritto al premier Mario Draghi. «Con l’escalation di siccità che si sta registrando in questi giorni, ogni minuto è prezioso. Non si può più aspettare; la situazione deve essere affrontata con massima velocità anche dal Governo. - spiega Zaia - Ho scritto al presidente del Consiglio sollecitando l’immediata dichiarazione dello stato di emergenza come avevo già richiesto ormai due mesi fa. E ho anche richiesto un congruo sostegno economico». L’unica, mezza, buona notizia arriva sull’Adige, grande malato dei mesi scorsi che riesce a restare sulla classificazione di media severità idrica.
Questa l’istantanea scattata ieri mattina dall’Osservatorio. Nel pomeriggio, invece, a Roma, governatori e assessori all’Agricoltura (come nel caso del Veneto con Federico Caner) si sono riuniti per la Conferenza delle Regioni, presen
il ministro per gli Affari regionali, Maria Stella Gelmini e il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio.
Gli annunci della vigilia sono stati squilli di tromba: «Le Regioni chiederanno la dichiarazione dello Stato di emergenza - aveva annunciato Caner - e la rinegoziazione dei fondi Pnrr». Discutere s’è discusso. A un certo punto del pomeriggio, addirittura, si è sperato addirittura che dal contemporaneo Consiglio dei Ministri sarebbe uscita, come dal cilindro, proprio la Stato di emergenza tanto agognato. Non fosse altro che per la possibilità, da un lato, di accedere ai fondi emergenziali della Protezione civile, dall’altro per costringere i cugini trentini e alto atesini ad aprire gli invasi scansando le penali previste dai contratti per la produzione di energia idroelettrica.
Nulla di tutto ciò: si è previsto, invece, un «tavolo interministeriale», plausibilmente fra Regioni, ministero dell’Agricoltura e della Transizione ecologica. «Il Veneto è soddisfatto comunque - commenta Caner - perché ci saranno anche le Regioni. Ho chiesto come priorità di discussione al tavolo le misure per autorizzare l’apertura dei bacini di Trento».
Nel frattempo, a rompere gli indugi, è stato il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti che ha dichiarato lo stato di calamità. Da non confondersi con lo stato di emergenza. Lo stato di calamità si applica essenzialmente all’agricoltura e ai danni subiti. Perché, per quanto la si rigiri, la questione emergenziale al momento sono i soldi.
I fiumi sono riarsi, non c’è storia. «Come Anbi (consorzi di bonifica ndr) - dice il direttore Andrea Crestani - abbiamo chiesto di derogare al “deflusso minimo vitale” (la portata minima da garantire per legge prima dei prelievi per l’irrigazione ndr). Siamo sul filo del rasoio».
"Crestani Siamo sul filo del rasoio, non riusciamo a irrigare i campi
Allerta sull’uso umano Dall’Osservatorio, attenzione alta anche per l’uso domestico Vicenza fa un’ordinanza