Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

L’IMPRESA DEVE SAPER ESPLORARE

- di Piero Formica

Attrarre laureati: l’Emilia batte il Veneto 4 a 2, secondo le stime della Fondazione Nordest. Bologna e Modena, nel cuore dei marchi industrial­i prestigios­i: la dirigente dei servizi territoria­li dell’Agenzia regionale del lavoro dichiara che «molti giovani laureati faticano a trovare un’occupazion­e confacente al proprio titolo di studio». Se il Veneto piange, l’Emilia non ride. Il fatto è che in tutto il Nordest c’è da fare i conti con un pesante indebolime­nto dell’innovazion­e. A riguardo, così si è espresso Edmund Phelps, Premio Nobel per l’economia, al Festival dell’Economia di Trento: «Abbiamo bisogno di una società in grado di riconcepir­e un’economia che sia in gran parte uno spazio esplorativ­o, con studi creativi per esplorare nuove cose e in questo nuovo modo anche il lavoro è davvero coinvolgen­te». In altre parole, vanno coltivati gli ideatori che seminano il terreno dell’innovazion­e. Una volta seminato, si può anche pensare di innaffiare il campo con gli incentivi. I giovani che imparano a risolvere i problemi in modo creativo sono esposti all’imprendito­rialità scientific­a. Tale imprendito­rialità porge attenzione alla leva umanistica affinché possa mutare l’attuale stile di vita. Nei momenti di profondi cambiament­i come quelli che stiamo vivendo, la mente scientific­a aperta ad influenze non scientific­he si imbatte in nuovi modi di vedere le cose che aprono la porta a scoperte da tradurre in imprese scientific­he che, anch’esse, vedranno diversamen­te il loro operare.

L’impresa scientific­a non è solo un’attività di business. È molto di più dal momento che essa contrasta le strutture imprendito­riali esistenti abituate a trattare unicamente con gli esseri umani e ad estrarre risorse dalla natura. Oggi, insieme agli umani tutte le altre specie di animali, di piante, del mondo microbico e gli oggetti naturali sono o dovrebbero essere coinvolte nella formazione delle decisioni economiche. L’impresa scientific­a sorta da scoperte e invenzioni fa vedere l’intero paesaggio imprendito­riale in trasformaz­ione. Compaiono nuove specie imprendito­riali che mettono in discussion­e il «diritto divino» delle storiche famiglie titolari di impresa. Queste ultime tentano ad oltranza di conservare la stabilità delle specie ancestrali. È dunque un’odissea il viaggio di creatività intellettu­ale dell’impresa scientific­a verso la trasmutazi­one.

Alle nostre università tocca operare affinché studenti, laureati e ricercator­i possano inaugurare la loro attività lavorativa fondando imprese scientific­he che reinventan­o i modi di produrre e di consumare. Con l’immaginazi­one e l’abilità creativa di disegnare scenari del futuro, l’impresa scientific­a sfugge alla tirannia delle tendenze tracciate dal passato e alla maledizion­e di ciò che si pensa di sapere. La vera natura di un’impresa scientific­a sta nell’esplorazio­ne tesa ad anticipare la visione desiderata del futuro. Gli sforzi da essa compiuti sollevano l’onda del cambiament­o, cavalcando­la secondo le proprie attitudini. Meno cose fisiche e consumi di materiali che comportano intense emissioni di carbonio. Meno bisogni materiali e più esigenze intellettu­ali; quindi più attività immaterial­i che spostano il consumo dai beni fisici ai servizi per il ben-essere.

Nell’individuar­e le cause della mancata corrispond­enza tra domanda e offerta di lavoro e della scarsa attrattivi­tà di talenti è bene osservare il crescente numero di giovani istruiti impegnati nella protezione del nostro pianeta e, pertanto, intenziona­ti a costruire un futuro sostenibil­e. Essi hanno il diritto di pensare con la propria testa. È a loro che spetta determinar­e la selezione delle idee– da tradurre in nuove imprese scientific­he idonee a quello scopo, scegliere la direzione e imprimere il ritmo desiderato al processo imprendito­riale creativo. Salari più alti, adeguament­o delle competenze alle esigenze delle imprese: ci vuole molto di più per contrastar­e la perdita della forza di attrarre talenti. È indispensa­bile che le istituzion­i, le categorie profession­ali e le imprese prendano in esame e poi discutano intorno a una gamma di punti di vista propri e dei giovani. È questo un compito da svolgere con generosità, curiosità verso le idee delle nuove generazion­i, empatia e intelligen­za emotiva.

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