Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
L’IMPRESA DEVE SAPER ESPLORARE
Attrarre laureati: l’Emilia batte il Veneto 4 a 2, secondo le stime della Fondazione Nordest. Bologna e Modena, nel cuore dei marchi industriali prestigiosi: la dirigente dei servizi territoriali dell’Agenzia regionale del lavoro dichiara che «molti giovani laureati faticano a trovare un’occupazione confacente al proprio titolo di studio». Se il Veneto piange, l’Emilia non ride. Il fatto è che in tutto il Nordest c’è da fare i conti con un pesante indebolimento dell’innovazione. A riguardo, così si è espresso Edmund Phelps, Premio Nobel per l’economia, al Festival dell’Economia di Trento: «Abbiamo bisogno di una società in grado di riconcepire un’economia che sia in gran parte uno spazio esplorativo, con studi creativi per esplorare nuove cose e in questo nuovo modo anche il lavoro è davvero coinvolgente». In altre parole, vanno coltivati gli ideatori che seminano il terreno dell’innovazione. Una volta seminato, si può anche pensare di innaffiare il campo con gli incentivi. I giovani che imparano a risolvere i problemi in modo creativo sono esposti all’imprenditorialità scientifica. Tale imprenditorialità porge attenzione alla leva umanistica affinché possa mutare l’attuale stile di vita. Nei momenti di profondi cambiamenti come quelli che stiamo vivendo, la mente scientifica aperta ad influenze non scientifiche si imbatte in nuovi modi di vedere le cose che aprono la porta a scoperte da tradurre in imprese scientifiche che, anch’esse, vedranno diversamente il loro operare.
L’impresa scientifica non è solo un’attività di business. È molto di più dal momento che essa contrasta le strutture imprenditoriali esistenti abituate a trattare unicamente con gli esseri umani e ad estrarre risorse dalla natura. Oggi, insieme agli umani tutte le altre specie di animali, di piante, del mondo microbico e gli oggetti naturali sono o dovrebbero essere coinvolte nella formazione delle decisioni economiche. L’impresa scientifica sorta da scoperte e invenzioni fa vedere l’intero paesaggio imprenditoriale in trasformazione. Compaiono nuove specie imprenditoriali che mettono in discussione il «diritto divino» delle storiche famiglie titolari di impresa. Queste ultime tentano ad oltranza di conservare la stabilità delle specie ancestrali. È dunque un’odissea il viaggio di creatività intellettuale dell’impresa scientifica verso la trasmutazione.
Alle nostre università tocca operare affinché studenti, laureati e ricercatori possano inaugurare la loro attività lavorativa fondando imprese scientifiche che reinventano i modi di produrre e di consumare. Con l’immaginazione e l’abilità creativa di disegnare scenari del futuro, l’impresa scientifica sfugge alla tirannia delle tendenze tracciate dal passato e alla maledizione di ciò che si pensa di sapere. La vera natura di un’impresa scientifica sta nell’esplorazione tesa ad anticipare la visione desiderata del futuro. Gli sforzi da essa compiuti sollevano l’onda del cambiamento, cavalcandola secondo le proprie attitudini. Meno cose fisiche e consumi di materiali che comportano intense emissioni di carbonio. Meno bisogni materiali e più esigenze intellettuali; quindi più attività immateriali che spostano il consumo dai beni fisici ai servizi per il ben-essere.
Nell’individuare le cause della mancata corrispondenza tra domanda e offerta di lavoro e della scarsa attrattività di talenti è bene osservare il crescente numero di giovani istruiti impegnati nella protezione del nostro pianeta e, pertanto, intenzionati a costruire un futuro sostenibile. Essi hanno il diritto di pensare con la propria testa. È a loro che spetta determinare la selezione delle idee– da tradurre in nuove imprese scientifiche idonee a quello scopo, scegliere la direzione e imprimere il ritmo desiderato al processo imprenditoriale creativo. Salari più alti, adeguamento delle competenze alle esigenze delle imprese: ci vuole molto di più per contrastare la perdita della forza di attrarre talenti. È indispensabile che le istituzioni, le categorie professionali e le imprese prendano in esame e poi discutano intorno a una gamma di punti di vista propri e dei giovani. È questo un compito da svolgere con generosità, curiosità verso le idee delle nuove generazioni, empatia e intelligenza emotiva.